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Mentre gli italiani soffrono assieme al loro amato paese della crisi economica più pesante degli ultimi 50 anni, mentre operai, impiegati e precari vedono ridurre pesantemente il loro potere d’acquisto se non addirittura le certezze di avere ancora un impiego, mentre i piccoli imprenditori e lavoratori autonomi si barcamenano tra mille difficoltà per tentare di tenere aperta la propria azienda e mantenere i posti di lavoro, mentre persino gli insegnanti si vedono ridurre le indennità per errori non loro ma di conteggi governativi, mentre la stessa parola speranza sta diventando un vocabolo antico e che perde significato di giorno in giorno… Mentre accade tutto ciò cosa succede nei piani nobili della politica italiana ?
Nulla o meglio ancora si celebrano antiche liturgie da prima Repubblica trasformate dai quarantenni, ora al potere, non nella sostanza ma nelle definizioni, la vecchia “verifica” diventa oggi più modernamente “patto di coalizione” o “contratto di governo”, il termine antico “rimpasto di governo” fa inorridire il nuovo segretario del Pd, ma poi come lo definirà quando, forse, verranno sostituiti dei ministri tecnici con esponenti della sua “ex” mozione congressuale?
Il nuovo segretario del Pd sta cercando con tutte le forze, almeno apparentemente, di dare una nuova propulsione alla politica italiana, ma si scontra giornalmente con le sue idee, a volte un po’ confuse, a volte demo cristianamente aperte ad ogni possibilità, si scontra con i veti incrociati degli alleati di governo o degli ex alleati, che, spinti dal desiderio del Tycoon di Arcore di andare in breve tempo ad elezioni, continuano a giocare con i limiti di questa strana nuova maggioranza, si scontra con i diktat “grillini” che resisi conto di aver illuso l’elettorato italiano che tante speranze aveva riposto in essi, si buttano a capofitto su quello che sanno fare meglio, ovverosia la negazione di ogni proposta, infine si scontra con i veti incrociati del suo stesso partito, all’interno del quale, non dimentichiamolo, ci sono ancora in carica i “famosi 101” che tanto scompiglio hanno creato non eleggendo Prodi presidente della Repubblica e portando, dopo la rielezione di Napolitano verso le larghe intese.
In questo quadro desolante si cerca di trovare un accordo per fare la nuova legge elettorale utilizzando, come detto, metodi da prima Repubblica, i famosi incontri bilaterali, che poco o nulla fino ad ora hanno portato nel senso di vera innovazione.
Le domande semplici da semplice cittadino sono poche ma determinanti per comprendere la situazione.
Riusciranno i “nostri eroi” a fare una buona legge elettorale?
Riusciranno ad uscire dal pantano in cui sono entrati per ricatto berlusconiano sull’Imu ?
Riusciranno finalmente a prendere provvedimenti di vera equità in cui a pagare di più sono i più ricchi ridistribuendo reddito alle fasce meno abbienti?
Riuscirà il nuovo Pd a reggere l’impatto del pantano in cui la politica italiana è finita?
Non sappiamo se vi sono risposte a queste domande, sappiamo solo che i tempi si riducono sempre più e che diventa di giorno in giorno sempre più urgente provare a risolvere i mali endemici del nostro Paese.

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Stefano Peverin


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

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