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Da Ufficio Comunicazione Comune di Copparo

sabato 12 maggio al Teatro comunale De Micheli

Con la regia di Davide Pedriali la dissacrante ironia di Stefano Benni torna sul palco del De Micheli.
Una commedia nera, irriverente e assolutamente folle.

I testi principali che compongono l’ossatura della messa in scena “Le Beatrici” sono il risultato di un libero adattamento dall’ omonimo libro dell’autore bolognese Stefano Benni.
I testi metateatrali, ovvero le digressioni che caratterizzano l’inizio, le interruzioni e il finale di alcune scene, sono invece scritti da Davide Pedriali. L’utilizzo dei testi dell’autore bolognese Stefano Benni diventano il pretesto per la creazione di una messa in scena ricca di deviazioni. Tali digressioni hanno lo scopo dichiarato di condurre – senza preavviso – lo spettatore in “altri luoghi”, principalmente quelli fotografati e descritti dalla cronaca nera; dal duplice omicidio di Pontelangorino al ritrovamento di una neonata morta in un freezer a Migliarino, nel ferrarese; dal suicidio della napoletana Tiziana Cantone allo scioccante festino romano ideato da Manuel Foffo e Marco Prato ai danni di Luca Varani; dalle case di riposo degli orrori ai seflie, col morto, di Lugo. Senza trascurare la roulette russa degli attentati dei fondamentalisti “di tutto il mondo” e l’attuale mandato Trump.
L’artificio è di <> una soluzione atipica per palati conservatori – ma non per questo astrusa – che produca, attraverso l’accostamento azzardato di un testo “nazional- popolare” a recenti fatti di cronaca, una riflessione sulla contemporaneità e sugli accadimenti che ci vedono spettatori (sempre troppo passivi) di una comunicazione (2.0) che dà la stessa attenzione alle avventure di Peppa Pig quanto alle foto del ritrovamento di un bambino morto sulle spiagge di Bodrum.
L’autore italiano più irriverente di sempre, un testo scritto appositamente per il teatro, una messa in scena Pop, maleducata, ignorante, pestifera, irrazionale; sempre in bilico tra commedia grottesca e dramma contemporaneo. La sintesi di questi elementi rendono Le Beatrici uno spettacolo sui generis nel quale, ancora una volta, le donne sono le protagoniste assolute – anche quando sono uomini.
Introdotte da un Dante ante litteram, Le Moire, nella scena di apertura, si preparano – tessendo il filo del fato – ad essere le artefici dei destini incrociati dei personaggi che abiteranno la scena. Sette gironi infernali, su generis, dove tutto è concesso.
TEATRO COMUNALE DE MICHELI – 12 maggio 2018 ore 21.30 – Entrata a offerta libera.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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