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Ormai le candidature a sindaco nei 16 Comuni della provincia ferrarese sono definite: alcuni hanno già elaborato i loro programmi, altri hanno steso solo qualche bozza, altri ancora lo faranno a breve.
Notiamo, per ora, alcune tensioni e durezze in città, candidatura che generalmente tira il carro e che, con la nuova provincia ridotta al minimo, con solo un piccolo ente di secondo grado, rappresenterà sempre più lo snodo delle politiche e il centro dove le scelte determineranno il futuro dei territori e del nostro localismo.
Questa nuova visione è già stata tracciata interloquendo, proprio su questo quotidiano online, con Tiziano Tagliani, sindaco di Ferrara e candidato per una seconda legislatura; se si volge lo sguardo alla provincia, però, non si può evitare di rimarcare alcuni punti chiave, si pensi ad Argenta, Bondeno, Copparo, Ostellato e i loro hub che fanno rete di sub-area.
Pensiamo, inoltre, che se le linee progettuali dei citati futuri governi locali, compresi altri non chiamati alle elezioni, non si faranno coerenti sulle azioni di politiche dei territori e continueranno a guardarsi solo dentro, chiudendosi a riccio, le nostre comunità locali non andranno da nessuna parte e diventeremo un lembo lontano dalla via Emilia, dalla dorsale centrale veneta, dagli assi strategici sud-nord e dal futuro della crescita.

Ci permettiamo di avanzare, anche per le sollecitazioni di esperti e non solo, alcune delle politiche territoriali individuate e da attivare con atti coordinati dai governi locali, per rimanere dentro lo spazio richiesto di area vasta e cioè:
1. riordino istituzionale ed organizzativo (fusioni, passando da 24 a 10 Comuni);
2. dismissioni parziali, come prima fase, delle aziende di pubblica utilità (Cadf, Area, Delta Web, Soelia, Cmv) con nuovi riassetti aziendali e d’ambito;
3. nuova urbanistica per un rilancio dei centri storici;
4. servizi sanitari e sociali riorientati verso un diverso sistema di prossimità demografica;
5. linee guida per la costruzione di un distretto rurale ad attrazione agroalimentare, ambientale e turistico;
6. un patto di territori e contratti d’area, a più attori, con fondi strutturali europei pubblico/privati/terzo settore;
7. una spending review, ovunque e trasversale, in particolare sugli apparati organizzativi istituzionali locali, compresi gli strumenti societari, per snellire burocrazie, togliere inefficienze e schiodare le solite resistenze di struttura.

Scegliere, infine, se stare nel cosiddetto trattino tra Emilia e Romagna o optare subito, come pare evidente e strategico, per la Romagna, per fare una grande Romagna, oltre ad una diversa Regione, non più debordante e onnipresente (sperando nella rapida modifica del titolo V della nostra Costituzione ).
Siamo consapevoli della proposta, che non vuole essere provocatoria, ma che cerca di interpretare le modalità e di scegliere un percorso per uscire dalle difficoltà e da alcune strutturali criticità ferraresi.

Oggi, ormai, siamo nell’alveo del cambiamento verso, del cambio di passo, sperando, però, che non diventi il ‘cambia niente’; il rischio c’è, è percepibile, la debolezza della politica si vede nei comportamenti, le candidature e le volontà sembrano abbastanza spente… ma lasciateci almeno sperare.
Forse siamo dei sognatori, rimarremo forse inascoltati, ma si sappia che voi signori candidati a sindaco siete, tutti, sia chi vince sia chi perde, chiamati ad una grande responsabilità, che non è solo una parola ma molto di più; è in gioco il senso della vita, ci sono le persone, le famiglie, un’intera comunità, un futuro.
Forse qualcuno pensa alla crescita e allo sviluppo denatale, è una strada, certamente legittima e che va anche ben definita, che però non condividiamo, perché sterile e di corto respiro.

Noi non siamo candidati, ma questo scritto vuole essere un segno che intendiamo, modestamente e insieme ad altri, offrire un contributo doveroso alla buona gestione del nostro territorio.

Auguri e buon lavoro

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Enzo Barboni


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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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