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Da organizzatori

Il coro si esibirà sabato 8 aprile nell’Istituto di Istruzione L. Einaudi (ore 10,10-12,10); l’evento è aperto alla cittadinanza

Si separavano nei mesi tardo-primaverili dagli affetti filiali e maritali, avviandosi a squadre anche dalla nostre campagne verso le pianure piemontesi: erano le mondine, il cui duro lavoro di trapianto e pulitura delle piantine di riso, svolto a piedi nudi nell’acqua, con il corpo piegato ed i gomiti a martirizzare le cosce, dall’alba al tramonto, sotto lo sguardo del caporale, è assurto a simbolo dell’umiliante fatica a cui molte donne dovettero sottoporsi, di generazione in generazione, per guadagnare un poco di denaro utile a integrare il magro companatico domestico. Un lavoro che era sovente accompagnato dal canto corale, il solo conforto per lenire quella severa condizione stagionale; canti di risaia che attingevano alla tradizione popolare dei cantastorie ma che non di rado, con opportune variazioni ed improvvisazioni, finivano col costituire espressione di rivendicazioni sindacali e politiche coeve.
Per non disperdere un patrimonio di canti – alcuni dei quali celeberrimi: si pensi a ‘Sciùr padrùn da li bèli bràghi bianchi’ e a ‘Son la mondina son la sfruttata’ – attraverso i quali è possibile non solo recuperare integri i sentimenti e le umanissime aspirazioni di quelle valorose donne a migliori condizioni di lavoro, ma anche ricostruire le loro lotte organizzate contro lo sfruttamento, a Porporana una decina di anni fa è nato il locale Coro delle mondine; sorto su iniziativa della compianta Ornella Marchetti, avvalendosi ancora oggi della voce di alcune ex mondine dei primi anni Quaranta il Coro di Porporana si propone tra l’altro, come recita il loro Statuto, “di recuperare e divulgare il canto popolare nella sua accezione di espressione culturale dei sentimenti, delle aspirazioni, delle sofferenze del lavoro, delle lotte e delle rivendicazioni dei popoli con particolare riferimento al mondo delle donne”.
Sarà così proprio con l’intento di fornire ai giovani studenti dell’Istituto L.Einaudi le coordinate storiche e sociali per la comprensione di quei difficili anni e di quelle aspre lotte per la dignità del lavoro che il Coro delle mondine di Porporana si esibirà presso l’Aula magna dell’Istituto di istruzione superiore cittadino, sito in via Savonarola n. 32, nell’evento conclusivo del ciclo di conferenze 2016-17 denominato ‘ApertaMente’; i canti si snoderanno durante tutto l’incontro e saranno preceduti da un filmato che ricostruirà, anche con documenti d’epoca, le condizioni materiali di vita delle mondine durante il loro periodo di attività, che normalmente durava quaranta giorni e si svolgeva tra la fine di aprile e l’inizio di giugno. Un sentito ringraziamento dunque al Coro delle mondine di Porporana, il cui impegno di sensibilizzazione ai temi della conservazione della memoria storica e dei diritti del lavoro ha ricevuto l’8 novembre 2015 uno splendido riconoscimento: quel giorno la loro esibizione avvenne infatti a Roma, nella Sala della Regina di Montecitorio, su invito e alla presenza della Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini in occasione della celebrazione dei diritti delle donne.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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