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da: ufficio stampa PD Ferrara

Leggendo le dichiarazioni dei direttori sanitari Tiziano Carradori e Paola Bardasi non posso che esprimere soddisfazione sul percorso intrapreso e fare alcune riflessioni.

Il processo di integrazione delle due aziende sanitarie è affare complicato e delicato. E’ opinione ormai condivisa da anni che la duplicazione di alcuni settori costituisce uno spreco sia di risorse materiali che di risorse intellettuali. La necessità più prettamente economica di aggregare alcune funzioni deve diventare occasione per efficientare e ripensare alcuni sevizi. L’integrazione di alcune funzioni è un importante momento in cui diversi professionisti sono chiamati a collaborare per far fare un salto di qualità al servizio. Proprio perché stiamo parlando di un cambiamento grosso è quanto mai fondamentale che le direzioni sanitarie si confrontino con i sindacati che han già espresso diverse opinioni in merito e che coinvolgano totalmente i lavoratori. Infatti dagli anni precedenti il trasferimento dell’Ospedale S.Anna a Cona abbiamo imparato che il “sentire” di chi lavora nel settore è molto importante anche per il messaggio che si trasmette al cittadino/paziente.
Fa parte di un accurato processo di riorganizzazione anche il ripensamento gestionale per portare alla massima efficienza alcuni servizi. I direttori sanitari recentemente stanno proponendo una diversa organizzazione delle equipe chirurgiche per utilizzare al meglio le ore di sala operatoria. Mi auspico che questa analisi di efficienza possa essere fatta su tutti i settori delle professionalità ospedaliere. Ad esempio sarebbe il caso di riprendere il ragionamento iniziato anni fa sugli infermieri professionali che per difficoltà fisiche non sono più abili a svolgere il loro ruolo. Riversare tali lavoratori nel settore amministrativo e toglierli dal conteggio numerico della “quota infermieri” potrebbe aiutare l’efficientamento della struttura.
Per quanto riguarda i medici generici, il loro ruolo ha subito una grande mutazione negli ultimi vent’anni, ora ci siamo resi conto che la figura del medico non può essere ricondotta a quella di un passacarte, ma deve tornare a giocare un ruolo chiave nella presa in carico del paziente. Il medico di medicina generale deve diventare un care manager, deve essere colui che coordina il percorso diagnostico o terapeutico del cittadino, avvalendosi, di volta in volta, degli specialisti. Le norme sul “razionamento” dei farmaci e delle prescrizioni deve essere accolta nell’ottica di una verifica dell’appropriatezza di cura, non di una riduzione generica di farmaci per ottenere una diminuzione di costi.
I dati sulle liste d’attesa recentemente presentati dall’Assessore Venturi, e ripresi dai direttori sanitari, evidenziano che il percorso che è stato intrapreso sta andando nella giusta direzione. Una particolare attenzione va posta anche nei tempi d’attesa per i piccoli interventi chirurgici programmati; la riorganizzazione territoriale degli ospedali “Spoke” dovrà dare risultati anche in questo senso.
Per queste ragioni ritengo che proseguire con decisione e coraggio con la riorganizzazione sanitaria territoriale, confrontandosi con tutte le parti coinvolte e tenendo al centro l’obiettivo di benessere del cittadino, sia l’unica maniera per fare realmente politica sanitaria a Ferrara.
Giulia Bertelli – Responsabile Sanità PD Ferrara

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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