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Da Conservatorio Ferrara Press

Nella ‘stanza di Caruso’, come Lucio Dalla chiamava una sala di casa sua (tutto per via del grande quadro del tenore a cui dedicò una delle sua canzoni più celebri), ci sarà spazio anche per il Conservatorio di Ferrara, ottimamente rappresentato dall’energia delle giovani e talentuose Le Scat Noir e con loro da Teo Ciavarella, pianista e docente di Pianoforte Jazz al Conservatorio “Frescobaldi”, che porteranno per l’occasione i brani tra i più amati di Lucio Dalla, come appunto “Caruso” e “Nuvolari”.
Da domani 2 marzo dalle 20.30, infatti, a Bologna in via D’Azeglio, l’abitazione del famoso cantante scomparso nel 2012 si animerà di musicisti e amici per ricordarlo in musica, attraverso le sue canzoni più famose. In un dialogo costante tra la casa e piazza de’ Celestini, la Fondazione Lucio Dalla da domani al 4 marzo propone la nuova edizione di “A Casa di Lucio va in città”, appuntamento annuale di incontro per raccontare Dalla oltre la musica, nelle sue tante vesti artistiche.
Nella prima serata, dedicata al rapporto di Lucio Dalla con Bologna città Unesco della musica, se in piazza de’ Celestini sarà dato spazio ai giovani musicisti del Liceo musicale Lucio Dalla, la serata proseguirà in Casa Dalla con il Maestro Teo Ciavarella, che accompagnerà al piano al Le Scat Noir (ovvero Natalia Abbascià, Ginevra Benedetti, Sara Tinti), talentuoso gruppo jazz al femminile nato tra le mura del Conservatorio “Frescobaldi” di Ferrara. Le Scat Noir hanno infatti ottenuto già diversi riconoscimenti, da ultimo il Best Vocal Group al Tour Music Fest 2016. Insieme a loro, durante la serata suoneranno gli artisti Roberta Giallo, Simone Baroncini insieme a Nicoletta Mezzini, i Fratelli Marcheselli, Giulia Olivari accompagnata alla chitarra da Pietro Posani. Per l’occasione saranno presenti il sindaco di Bologna Virginio Merola, il direttore generale di CNA Bologna Cinzia Barbieri, il sovrintendente del Teatro Comunale Nicola Sani e Donatella Grazia, presidente della Fondazione Lucio Dalla.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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