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Da: Ufficio Stampa Lega Emilia-Romagna

Come è possibile che Regioni ben più piccole e con un Pil di gran lunga inferiore a quello dell’Emilia-Romagna arrivino a stanziare risorse ben maggiori di quanto fatto sul nostro territorio? Emblematici, a questo proposito sono i dati della Regione Abruzzo che, con un Pil di cinque volte inferiore a quello emiliano-romagnolo, ha messo a disposizione delle imprese abruzzesi interventi per 55 milioni di euro a fronte dei 16,5 milioni stanziati della Giunta Bonaccini”.

E’ quanto chiede in un’interrogazione il Gruppo regionale della Lega E-R, sulla base di una rilevazione effettuata dal quotidiano economico “Il Sole 24 Ore” (edizione di lunedì 6 aprile 2020) nel quale viene tracciata una disamina degli interventi che le diverse Regioni stanno mettendo in campo per sostenere le imprese ed i professionisti colpiti dalla crisi legata alle misure di distanziamento sociale per combattere l’epidemia Covid-19.

Dall’articolo del Sole-24 Ore si evince che la Regione Emilia-Romagna si colloca all’ultimo posto, fra le undici Regioni italiane a statuto ordinario prese in considerazione, per quanto riguarda gli stanziamenti regionali ad imprese e professionisti del territorio.

“I 16,5 milioni di euro messi in campo sino ad ora dalla Giunta per l’accesso al credito e le garanzie sui finanziamenti delle banche derivano da fondi provenienti dallo Stato e non ancora utilizzati. Tant’è che nulla ancora ha fatto l’amministrazione regionale utilizzando fondi propri, neppure scegliendo di ricorrere alla leva del credito d’imposta sulla fiscalità di competenza” – attacca il capogruppo leghista Matteo Rancan.

Altre Regioni, oltre che sul fronte dell’accesso al credito, hanno predisposto anche strumenti originali dai quali si potrebbe trarre spunto, a titolo meramente esemplificativo: la Campania ha messo a disposizione 80 milioni di euro come contributo una tantum come “bonus per i professionisti”; il Friuli Venezia Giulia ha investito 7,5 milioni di euro per mettere in campo uno strumento che si affianca al credito d’imposta previsto in campo nazionale per il pagamento dei canoni di locazione delle categorie C1, C2, C3 e A10; la Liguria è intervenuta anche sul fronte del commercio con 5 milioni sul fronte del sostegno agli investimenti, 1,7 milioni per il sostegno al circolante per le imprese della somministrazione di alimenti e bevande e altri 1,7 milioni per ambulanti, cultura e spettacolo; la Lombardia ha messo 18 milioni su commercio e rigenerazione urbana; il Piemonte 7 milioni per contributi alla liquidità.

“L’inerzia con la quale la Giunta sta seguendo l’emergenza certamente non fa ben sperare in ordine alla capacità di questa maggioranza di saper adeguatamente sostenere lo sforzo del nostro sistema economico nel momento della ripartenza” pungono i consiglieri del Carroccio.

Pertanto – chiedono – “se la Giunta regionale si sia accorta della situazione di difficoltà che sta vivendo il nostro sistema economico e se, alla luce di ciò, intenda abbandonare l’attuale politica dei “proclami” per iniziare ad assumere provvedimenti in linea, per quanto attiene agli stanziamenti, con quelli assunti dalle altre grandi Regioni italiane procedendo attraverso una severa rimodulazione della propria spesa?”

“Quali e quante risorse “proprie”, ovvero al netto di finanziamenti statali od europei, intenda mettere in campo anche attraverso il ricorso alla leva del credito di imposta sulla fiscalità regionale” scrivono nell’atto ispettivo Matteo Rancan, Daniele Marchetti, Fabio Rainieri, Gabriele Delmonte, Emiliano Occhi, Stefano Bargi, Andrea Liverani, Massimiliano Pompignoli, Fabio Bergamini, Maura Catellani, Michele Facci, Matteo Montevecchi, Valentina Stragliati e Simone Pelloni.

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PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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