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Da: Sofia Nardacchione, Comunicazione Libera Emilia-Romagna

“La tempesta perfetta. Le mani della criminalità organizzata sulla pandemia”. Libera e Lavialibera presentano il rapporto su mafie e Covid-19

Luigi Ciotti: “Mafie e Covid: fatti l’uno per l’altro”

Impennata del numero di interdittive antimafia che nei primi nove mesi dell’anno viaggia alla media di sei al giorno, 23 prime attività pre investigative collegati alla criminalità organizzata con il coinvolgimento di 26 Direzioni Distrettuali competenti e 128 soggetti attenzionati, l’incremento dei fenomeni di usura, in crescita del 6,5 per cento, rischio liquidità per circa 100mila imprese società di capitali e allarme per i cybercrimes in aumento rispetto allo scorso anno. Mafie e Covid: fatti l’uno per l’altro. È quanto risulta dal rapporto “La tempesta perfetta. Le mani della criminalità organizzata sulla pandemia”, curato da Libera e da Lavialibera, nel quale convergono dati e analisi desunti dal grande lavoro compiuto in questo drammatico e ormai lungo frangente dalle forze dell’ordine nel loro prezioso complesso: Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e dalle relazioni istituzionali della Direzione Investigativa Antimafia, della Procura Nazionale e degli studi e rapporti sul riciclaggio della Banca d’Italia.

Dal turismo e ristorazione, dal settore sanitario a quello dei rifiuti, dagli appalti e all’energia, fino alla grande finanza. L’infezione sanitaria del virus affianca l’infezione finanziaria mafiosa. Senza dimenticare le opere di ristrutturazione ed ampliamento delle Residenze Sanitarie per Anziani, che dovranno essere riorganizzate, con conseguenti appalti da assegnare e materiale sanitario da approvvigionare, potrebbero suscitare interesse da parte dei clan. L’emergenza in atto, inaspettata e di enormi proporzioni, potrebbe determinare una crescita esponenziale dei profitti derivanti dal malaffare. E se la rapida diffusione del Coronavirus in Italia ha colto tutti impreparati, ciò non succede per le grandi organizzazioni criminali che sono in grado di farvi fronte più agevolmente perché nel loro tessuto connettivo è insita la capacità di rapido adattamento ai mutamenti economici e sociali. Le mafie hanno infatti un enorme vantaggio rispetto allo Stato: la rapidità di pensiero e di esecuzione. Ovviamente sfruttando il vantaggio di non avere regole, se non quelle interne al clan. I mafiosi e i corrotti, dopo aver osservato la scena della tragedia, ora sono in agguato o già operanti, come si evidenzia dall’incremento di alcuni reati spia.

I dati dell’Emilia-Romagna
L’Emilia-Romagna è la terza regione italiana, dopo il Molise e la Campania, dove si registra un aumento maggiore di interdittive antimafia emesse dalle prefetture nei confronti di aziende controllate o condizionate dalle organizzazioni criminali. Se a livello nazionale nei primi nove mesi dell’anno si viaggia alla media di sei interdittive al giorno e il ministero dell’Interno ne registra 1.637 (nello stesso periodo del 2019 erano state 1540) con un incremento del 6,3 per cento, in Emilia Romagna si registra un + 89 per cento: la nostra regione è passata dalle 115 del 2019 alle 218 del 2020. Per la prima volta l’Emilia Romagna scalza la Sicilia (178, erano ben 306 lo scorso anno) e si piazza al terzo posto.

Per quanto riguarda l’usura, uno dei “reati spia” quale indicatore significativo dell’operatività dei gruppi criminali e del controllo mafioso sul territorio, in Emilia-Romagna sono state registrate 5 segnalazioni relative a persone denunciate/arrestate, rispetto alle 4 dell’anno precedente. A livello nazionale nel periodo dal 1° marzo al 31 luglio 2020 sono state registrate 243 segnalazioni relative a persone denunciate/arrestate, con un decremento del 26,8% rispetto alle 332 all’analogo periodo del 2019. Nel mirino delle organizzazioni criminali ci sono in particolare aziende redditizie e attività commerciali floride che in tempo di crisi – anche quelle meglio strutturate – hanno la necessità urgente di accedere a crediti per non perdere commesse e di conseguenza essere tagliati fuori dal mercato.

Per quanto riguarda, infine, le segnalazioni di operazioni sospette o di riciclaggio, nel 1° semestre del 2020 in Emilia-Romagna si è verificato un decremento del 6,3%: si è passati dalle 3721 segnalazioni del 1° semestre del 2019 alle 3484 di quest’anno.

Il commento di Don Luigi Ciotti, presidente di Libera contro le mafie
“Mafie e Covid: fatti l’uno per l’altro. È quanto risulta da questo rapporto, una fotografia inquietante del grado dell’infezione mafiosa ai tempi del Covid. Fotografia – commenta Luigi Ciotti, presidente di Libera – che si è potuta sviluppare grazie alla “camera” non oscura ma chiara, trasparente, luminosa della condivisione e della corresponsabilità. Vale a dire il “noi”. Come Libera ripete nel suo piccolo da venticinque anni: solo insieme ci possiamo salvare. Non solo dalle pandemie ma anche dalle mafie e dalle ingiustizie che le rendono possibili. Salvarci da una democrazia malata dove i diritti troppo spesso sono degradati a privilegi, salvarci dalla corruzione morale e materiale che ci toglie dignità, speranza e futuro. Se è vero che mafiosi e corrotti

approfittano da sempre delle sciagure sociali e naturali – pensiamo solo al malaffare fiorito attorno ai progetti di ricostruzione post-terremoto – è anche vero – prosegue Luigi Ciotti, presidente di Libera – che le conseguenze della pandemia rischiano di produrre danni permanenti e strutturali se non sarà realizzato quel cambiamento di paradigma politico-economico a cui sempre il Papa ci richiama con forza, nella consapevolezza che quello che ci governa – e dal quale ci lasciamo governare – è un «sistema ingiusto alla radice». Impegno a cui anche questo rapporto ci richiama con forza. Colpisce infatti, tra i molti aspetti denunciati, il rischio di una progressiva assuefazione e, quindi, normalizzazione del fenomeno criminale mafioso e di tutte le storture che lo alimentano. Rischio tanto maggiore in quanto le mafie hanno adottato da tempo una strategia di basso profilo, privilegiando il crimine informatico, la corruzione e tutta una serie di reati collaterali capaci di garantire enormi profitti senza quasi destare allarme sociale. Conoscenza, corresponsabilità e, quindi, impegno. Ingredienti- conclude Luigi Ciotti- necessari per contrastare mafie e altri parassiti del bene comune, ingredienti che più che mai oggi, nella crisi epocale determinata dal Covid, devono ispirare le nostre azioni, affinché dalla crisi scaturisca una svolta”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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