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Si terrà sabato 9 febbraio alle 17.30 presso Consorzio Wunderkammer – in via Darsena 57 a Ferrara – l’incontro pubblico con Giovanni Caudo, organizzato dalla Lista Ferrara Civica, nata a sostegno della candidata sindaca Roberta Fusari. Assieme a Caudo, presidente del III Municipio di Roma, sarà presente anche Matteo Zocchi, capogruppo della lista che ha condotto la scorsa primavera i civici alla vittoria, unendo diverse anime e riuscendo a compattare il municipio nonostante il contesto non fosse inizialmente dei più favorevoli: un’occasione preziosa per tutti i ferraresi interessati a discutere e confrontarsi sul ruolo che i civici possono assumere per la crescita e lo sviluppo positivo della comunità.

«Imparare dalle migliori esperienze può essere utile a tutti», sottolinea Roberta Fusari, dispiaciuta che l’invito a partecipare all’incontro – inviato pubblicamente a tutti i candidati civici che, ad oggi, si sono espressi in vista delle elezioni di maggio – non sia stato accolto. «È un peccato che abbiano deciso di non partecipare perché si perde un’occasione di confronto, si impedisce un passo in avanti verso il trovarsi d’accordo tra più candidati sui temi, unica condizione capace di garantire la vittoria. Per raggiungere questo traguardo non bisogna allontanarsi, ma avvicinare le nostre posizioni».

Relativamente alle recenti polemiche apparse sui giornali, commenta la candidata sindaca: «sulla stampa si sta consumando lo psicodramma di chi sia più o meno civico, cercando di capire chi ha dietro chi, chi è civico da sempre e chi da poche ore, chi può e chi non può scrivere accanto al proprio nome certe parole. Sono entrata in giunta dieci anni fa, nominata dal sindaco per le mie competenze professionali, non perché avessi una tessera di partito. Durante questi anni per la prima volta nella mia vita mi sono iscritta al Pd, riconoscendone il valore democratico e condividendo il lavoro importante svolto a livello locale. Dopo pochi anni ho scelto di non rinnovare la tessera, non condividendo la linea nazionale del segretario Renzi, e ho continuato a svolgere il mio ruolo in giunta esattamente come sono stata chiamata a fare, da professionista e non da rappresentante politica. Per questo oggi mi sento a pieno titolo la leader di un movimento civico che come tale mi riconosce, al di là dei tatticismi del ceto politico».

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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