Skip to main content

Da ufficio stampa Roberta Fusari Sindaca

 

In una sala Wunderkammer gremita, l’evento pubblico promosso sabato pomeriggio dalla lista Ferrara Civica e da Roberta Fusari ha visto Giovanni Caudo condividere con i ferraresi la propria esperienza, che la scorsa primavera ha portato alla vittoria i civici raccolti attorno a lui nel III Municipio di Roma, un quartiere di oltre 200.000 abitanti, del quale è ora presidente, pur partendo da un contesto inizialmente molto
sfavorevole.

La candidata a sindaco di Ferrara, Roberta Fusari, ha aperto la serata ringraziando tutte le realtà civiche e associative che da mesi stanno vivacizzando il dibattito politico ferrarese. Un primo ringraziamento è andato a Piero Giubelli, che non è potuto essere presente per impegni precedenti (ma in sala c’erano alcuni suoi collaboratori); ancora rigraziamenti per il gruppo di La Città che vogliamo, che – come ricorda Roberta Fusari – sono stati i primi a partire nella riflessione civica e far capire che questo percorso fosse possibile e richiesto; un ringraziamento è andato all’Addizione Civica, che proprio in mattinata si è presentata in Castello come lista civica e con cui Fusari sta già dialogando. I ringraziamenti si sono estesi anche ai partiti, iniziando da +Europa che è stata alla base della scelta operata da Roberta Fusari che, sottolinea, hanno avuto l’eleganza di fare un passo indietro dopo aver lanciato l’idea di una mia candidatura; molti anche i militanti di MDP, “presenti in sala a titolo personale – ha commentato Roberta Fusari – ma con cui mi sento e mi confronto”; un ringraziamento anche per Ferrara Concreta, presente in forze in sala e con Roberta Fusari, che ricorda il suo dialogo con il vertice nazionale del partito “Italia in Comune”, grazie alla frequentazione dell’Associazione Unesco. E, infine, anche un saluto “agli amici del PD, alcuni presenti qui stasera, altri che mi hanno telefonato perché impegnati altrove”.

Roberta Fusari ha poi spiegato come il percorso di Giovanni Caudo sia un esempio interessante e del tutto in linea con quanto Ferrara Civica sta facendo nella città estense. Partendo da un confronto diretto sul territorio, dalla ricostruzione di un tessuto sociale in cui le persone si sentano davvero ascoltate e coinvolte. Un modello di Ferrara come Capitale della Partecipazione che non si esaurisca in campagna elettorale, ma continuerà quando sarà il momento di amministrare. E partendo da questo nuovo approccio per affrontare
i grandi temi e le sfide più sentite dai cittadini ferraresi, per il lavoro, per l’ambiente, per i servizi. Per una Ferrara che possa guardare al futuro con fiducia. E nel proprio racconto, Giovanni Caudo affronta sia la campagna elettorale, che l’attuale esperienza di civica che governa. Tra difficoltà, ma anche grandi soddisfazioni. Un percorso che nasce dalla caduta della giunta di Ignazio Marino, di cui Caudo era proprio assessore all’urbanistica, fino alla scelta di candidarsi, nonostante l’opposizione del Partito Democratico, che gli
schiera contro un proprio candidato.

Caudo racconta “I Social sono degli intermediari. I twetter arrivano a ognuno di noi, ma non fa comunità, non ci fa partecipi di una scelta e di cosa vuol dire la parola politica. La politica è fatta in strada, la politica si riprende il ruolo di intermediazioni. Noi dobbiamo preoccuparci di un ministro degli interni che non ha fatto una sola legge, una sola misura, ma è sempre sui social”.
“Ma cosa succede quando hai vinto perché i partiti hanno capito che sei un valore aggiunto? Succede che dopo averti fatto l’esame per vedere quanto sei civico, esame che avviene all’inizio, appena hai vinto ti fanno l’esame per vedere quanto sei del PD” “Il rapporto con il partito, soprattutto adesso che non c’è più Renzi, è che il partito è diviso in due parti, che sono una contro l’altra armate, senza dialogo. Come si fa? Si fa tenendo la barra dritta con quanto si è detto in campagna elettorale. Io sono tanto più utile al PD e alle forze di sinistra, quanto più la mia esperienza è una esperienza contaminante”

“Il PD si deve prendere dei rischi. Una volta un consigliere del PD mi disse: hai un autobus e non devi portarlo a sbattere. In realtà questa metafora non funzionava, perché l’autobus non c’è e siamo a piedi, camminiamo, se siamo bravi facciamo strada e cresciamo, ci contaminiamo e aumentiamo di numero. Ci si rimette in cammino, motivando le persone, sfiduciate dalla politica. E se i partiti comprendono che questo viaggio è anche emozionante e fa bene alla politica, allora queste esperienze saranno state positive. E’ esattamente quello che sta facendo Roberta con tutti i suoi supporter”. Caudo chiude facendo “gli auguri a Roberta perché tenga la barra dritta. E’ molto difficile e bisogna arrivare fino in fondo, assumendo la forza dai cittadini” Qui Caudo racconta di come questa forza si sia manifestata quando si sono occupati dell’impianto dei rifiuti che poi ha preso fuoco: “Abbiamo chiamato tutti, sindacati, cittadini e tutti insieme abbiamo fatto un osservatorio su questo impianto” e questo “in assenza di una impresa organizzata come avete qui”, ha permesse alla lista eletta di non passare per i colpevoli, quando l’impianto in fiamme ha cominciato a rilasciare diossina.

“Durante la campagna elettorale i partiti vengono nell’isola del civismo per comprendere meglio che cosa si sono persi in questi anni, ma immediatamente dopo tentano di strumentalizzare e riprendere le antiche abitudini e i comportamenti di prima. Questa è una cosa su cui io non ho ceduto per non perdere proprio quel valore aggiunto dato dal civismo. Questa è l’esortazione a cogliere questo momento, questi tempi interessanti”.

Il racconto di Gaudo suscita grande entusiasmo tra i presenti, anche per i molti parallelismi con l’esperienza di Roberta Fusari a Ferrara. Un buon segno, che dà ancora più fiducia ed energie per il proseguimento dell’esperienza di Ferrara Civica verso le elezioni amministrative del prossimo maggio.

tag:

Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it