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Da: Marianna Alberghini

Cari signor Fabbri e Lodi
Vi scrivo, perché, non possedendo il vostro strategico sistema di usare la rete, per informare i cittadini di fatti e misfatti che avvengono in città, userò “alla vecchia” il magico uso liberatorio della penna e del foglio.

Premetto che, non sono di nessun partito politico, ma un cane sciolto, e onde evitare le solite battute evidenzio il fatto che non sono del PD, ne del movimento 5 stelle né tantomeno di un partito di destra a cui sono altamente allergica.
Signor Fabbri volevo dirle che lei come primo cittadino, e il suo vice come secondo, siete tenuti per legge e per carica istituzionale ad essere promotori di un sano senso civico.
Ogni cittadino è tenuto a mantenere un profilo civico che sia nel rispetto, dei diritti e anche dei doveri morali, etici, per la valorizzazione di se stesso e degli altri nel rispetto della dignità umana.
Ritengo che dovreste essere da esempio per ognuno di noi, che anche se non siamo più cittadini ma solo consumatore, voglio denunciare formalmente il non sano principio etico e morale che state intraprendendo sia prima che dopo la vostra ascesa.
Sottolineo che io Marianna Alberghini, non accetto in nessun modo , questo continuo e infestante metodo da voi utilizzato, attraverso i video e la rete e l’ausilio e l’appoggio di alcuni quotidiani locali.. che vi sostengono e vi hanno sostenuto in campagna elettorale.
Il video di ieri in cui chiedete i documenti ad un ragazzo nigeriano, con evidenti problemi di salute mentale e quello in piazza Verdi sono qualcosa che offendono la dignità umana.
E voi siete tenuti a proteggerla a quanto mi risulti..
E quanti mi risulta riguardo la movida signor Fabbri, considerando che ha fatto uso dei bar per la campagna elettorale lei non è propriamente astemio.
Vi invito a riflettere.
Sono madre di due figli, e non ho nessuna intenzione, che i miei figli e anche quelli degli altri, guardino video come quelli di Solaroli, e quelli di ieri così liberamente in rete
Quale esempio!
Sa come si chiama quello che state facendo?
Bullismo.
Prendersela con una persona più debole è bullismo non politica.
Per sanare il vostro perpetuo comportamento da bulli ce ne vorrebbero 20 di miliardi destinati all’istruzione, non tagli.
Educare significa tirare fuori.
Cioè valorizzare i talenti di ogni singolo individuo, e per fare ciò servono competenze e sano occhio teso all’osservazione, per sviluppare talenti, empatia e amore.
Voi invece mi sembra che facciate esattamente il contrario.
Tirate fuori il peggio dalle persone, educandole all’intollerenza, al razzismo, al sessismo e al bullismo.

Non sono le telecamere nelle scuole e l’arresto di qualche sputa pallini nigeriani quello che voi chiamate sicurezza.
Ma bensì lo smantellamento delle mafie, delle nostre mafie, che subappaltano ai nigeriani il lavoro sporco, sono solo schiavi della droga. Perché le mafie sono insinuate nella politica, negli appalti, nel traffico internazionale delle droghe e vestono in doppio petto e giacca e cravatta, non con le ciabatte e le scarpe della Nike.
Sa signor Lodi quando lei giocava nei Maceri a San Carlo io abitavo nel Bronx, ai tempi della coca connection, e c’era il coprifuoco.
Ricorda l’Armandon e Gnani?
Erano bianchi.
E ferraresi.
Quando l’eroina faceva strage da piazza Verdi a Krasnodar, e colpiva innocenti disagiati anche a 12 anni si facevano al de pisis nella scuola che frequentavo.
Il problema si risolve creando spazi di aggregazione, nelle scuole facendo prevenzione, come fece l’insuperabile preside Cerioli, facendo prevenzione si spendono poi meno soldi nelle cure dispendiose.
Si fa prevenzione sull’uso dell’alcol, delle droghe chimiche tra i giovani, cui diventano tutti casi psichiatrici.e nessuno è indenne anche quelli che sono e appartengono da ” buone famiglie”.
A casa mia la sicurezza è casa, lavoro e tre pasti al giorno, per tutti non per i ferraresi o gli italiani, il disagio si combatte non lo si fomenta.
Servono soldi non per l’esercito e uno Stato di polizia ma per diffondere la cultura della musica, dell’arte, della danza, del cinema del sapere.
Invece no coi vostri metodi,la società che è alla scataFascio, che ha perso il senso della comunità e della convivenza, voi diffondete il vostro verbo nei bar, facendo finta di ascoltare le persone e strumentalizzando i disagi, avete costruito e innescato la diffusione di paure che non esistono..
Ed io non lo accetto.
Accetto la sconfitta e la trasformo, non la sconfitta del PD ma del buon senso.
E la vittoria di chi usa i mezzi di comunicazione per meri scopi narcisistici e individualistici per la sistematica cultura dell’apparenza e della mancanza di memoria.
Tempi tuitteriani i nostri, in un nanosecondo si dimentica tutto, l’importante è il messaggio deviante.
Ma siamo anche servi di un regime che non usa olio di ricino e manganelli, ma armi più potenti chiamasi televisione, giornali e rete.
Io credo che qui abbiamo un esemplare divorzio tra la realtà reale e la realtà virtuale, che i mezzi di comunicazione mostrano come unica realtà possibile.
E quando verrà il signor Salvini gli comunichi da parte mia che la cultura sessista che sta diffondendo è un’arma a doppio taglio.
Che si adoperi a investire e sottrarre igli 8 miliardi di evasione fiscale che i veneti sottraggono alle nostre casse per i centri antiviolenza.
E smettete di diffondere dati erronei sulla violenza domestica, sono i nostri uomini che ci uccidono e ci fanno violenza che si informi. Che con le bufale non si mangia.
Se le donne si aggregano e giustamente affilano le armi della parola e dell’Unione, si ricordi bene che non ce ne sarà più per nessuno
E faremo tabula rasa, la stessa tabula rasa che avete fatto nel tempo voi alle persone, privandole di logica e ragionamento
Ma con lo scopo però della creazione di una nuova società, e non dello smantellamento della dignità umana e della disgregazione della società..
Ho diritto ad usare i miei metodi come fate voi con il potere.
Ma in positivo.
Da donna e madre non sto zitta e non starò mai zitta
Buon lavoro mi saluti il ministro.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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