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Da: Ufficio Stampa Comune Di Ferrara

Lettera aperta al Ministro dei Beni e delle Attività culturali On. Alberto Bonisoli

On. le Ministro Bonisoli,

mi chiamo Tiziano Tagliani e sono sindaco di Ferrara dal 2009. Le ho scritto giorni fa chiedendoLe cortesemente un incontro sul tema del progetto di riqualificazione del Palazzo dei Diamanti; mi sono rivolto inoltre ai Suoi collaboratori Dr. Gino Famiglietti e Dr.ssa Tiziana Coccoluto, e ho parlato anche con la Sua gentile segretaria: ad oggi, non solo non ho avuto un appuntamento, ma neppure un misero riscontro.

Al contrario, leggo che il mio illustre collega sindaco di Sutri On.le Vittorio Sgarbi ha già avuto modo di parlarLe e ha raccontato alla stampa che Lei ha già bocciato il progetto, dando disposizioni in tal senso.

Ora, mi consenta due considerazioni. La prima ovviamente di carattere istituzionale: questo Governo avrebbe dovuto essere quello dello smantellamento delle lobbies e dei gruppi di potere in favore dei cittadini; ora i cittadini ferraresi li rappresenta il Sindaco e mi fa un enorme piacere che in migliaia abbiano già firmato la petizione a sostegno del progetto. Resto invece perplesso in ordine al fatto che Lei, signor Ministro, non abbia avuto ancora modo di incontrarmi, ma soprattutto che si sia già espresso, come pubblicamente riferisce Vittorio Sgarbi, in senso ostativo al progetto, anticipando la decisione che tanto il Codice dei Beni culturali quanto l’ordinaria consuetudine, affidano al responsabile del procedimento.

Alla faccia della trasparenza, sig. Ministro!

Il Comune di Ferrara (cioè un Ente, non un gruppo di amici o una lobby) due anni or sono, non ieri, ha messo a bando di concerto con la Soprintendenza, un concorso di progettazione aperto in due fasi, per il restauro e la dotazione di strutture e servizi adeguati all’importanza di Palazzo dei Diamanti e dei suoi spazi espositivi. Gara internazionale, commissione di aggiudicazione qualificata, illustrazione pubblica degli esiti del concorso, nessun ricorso, convegno universitario sui risultati progettuali: per quasi due anni tutto regolare. Sono poi state programmate le attività espositive di Ferrara Arte e concluso un accordo con le Gallerie Estensi (del Suo Ministero) che condividono l’utilizzo del Palazzo. Poi, improvvisamente, la svolta: dopo il diniego alla Fondazione Cavallini Sgarbi per una TERZA proroga della loro mostra in Castello Estense, scoppia il putiferio, si evoca lo scempio, Dante che si rivolta nella tomba, Albano Carrisi, D’Alema, Luca Lotti, Nardella e Leoluca Orlando che “firmano” qualcosa che non conoscono e ora un Ministro che incontra il Sindaco di Sutri e non quello di Ferrara. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da rimpiangere la monarchia sabauda rispetto a questa Italia. Mi chiedo da sindaco: chi pagherà i danni di questo voltafaccia? Siamo sicuri che questo diniego pubblicamente preannunciato da Sgarbi resista ad una verifica in ordine alle interferenze e pressioni extra procedurali che sono state esercitate e che sono documentate una per una?

In secondo luogo, nel merito, vediamolo questo progetto che fino a ieri andava bene, anzi era portato ad esempio come modello procedurale da adottare e oggi diventa uno scempio. Siamo disponibili a discuterne con chiunque, dentro le procedure e con gli organi competenti, fornendo puntualmente le tante argomentazioni, tecniche e culturali, a sostegno del progetto.

Io aspetto. Non rappresento alcuna lobby, non possiedo giornali e case editrici, sono solo il sindaco di Ferrara, ma questo deve bastare, perché Ferrara, almeno per ora, non ha padroni.

Tiziano Tagliani, sindaco di Ferrara

Cito solo alcune delle persone che, insieme ad altre migliaia, hanno aderito alla petizione “Palazzo dei Diamanti non è in pericolo”, lanciata on-line dagli architetti che hanno vinto il concorso:

Margherita Guccione, Direttrice MAXXI Architettura;

Pippo Ciorra, Curatore MAXXI Architettura, Professore ordinario in Composizione Architettonica presso l’Università di Camerino;

Paolo Mazzoleni, Presidente dell’Ordine degli architetti di Milano;

Diego Farina, Presidente dell’Ordine degli architetti di Ferrara;

Francesco Miceli, Presidente dell’Ordine degli architetti di Palermo;

Alessandro Cimenti, Presidente della Fondazione per l’architettura di Torino;

Andrea Forni, Presidente dell’Ordine degli architetti di Sondrio;

Fabiola di Battista, Presidente dell’Ordine degli architetti di Belluno;

Paolo Marcelli, Presidente dell’Ordine degli architetti di Forlì/Cesena;

Aaron Betsky, critico dell’architettura, già Direttore della Biennale Architettura, Direttore del Cincinnati Art Museum e decano della School of Architecture a Taliesin, ex Frank Lloyd Wright School of Architecture;

Claudio Strinati, storico dell’arte e già Soprintendente del Polo museale romano;

Aurora Scotti, Professore Ordinario di Storia dell’architettura presso il Politecnico di Milano;

Antonio Pinelli, Professore Emerito già Ordinario di Storia dell’arte moderna presso l’Università di Firenze, Direttore della rivista “Ricerche di Storia dell’arte” e Accademico Nazionale di San Luca;

Maria Grazia Messina, Presidente del comitato tecnico-scientifico per l’arte e l’architettura contemporanee in seno al Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici e già Professore Ordinario di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università di Firenze;

Maria Cristina Terzaghi, Professore Associato di Storia dell’Arte Moderna all’Università Roma Tre, membro del Comitato tecnico-scientifico per le belle arti del Mibac;

Fulvio Cervini, Presidente Consulta Universitaria Nazionale per la Storia dell’Arte, Professore Associato Università di Firenze;

Irene Baldriga, Presidente Associazione nazionale insegnanti storia dell’arte (ANISA);

Xavier Salomon, Peter Jay Sharp Chief Curator of The Frick Collection, New York;

Andrea Villani, Direttore artistico Museo Madre;

Sandro Polci, membro del Comitato scientifico Legambiente, fondatore Symbola.

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COMUNE DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Cari lettori,

dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “giornale” .

Tanto che qualcuno si è chiesto se  i giornali ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport… Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e riconosce uguale dignità a tutti i generi e a tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia; stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. Insomma: un giornale non rivolto a questo o a quel salotto, ma realmente al servizio della comunità.

Con il quotidiano di ieri – così si diceva – oggi “ci si incarta il pesce”. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di  50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle élite, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

La redazione e gli oltre 50 collaboratori scrivono e confezionano Periscopio  a titolo assolutamente volontario; lo fanno perché credono nel progetto del giornale e nel valore di una informazione diversa. Per questa ragione il giornale è sostenuto da una associazione di volontariato senza fini di lucro. I lettori – sostenitori, fanno parte a tutti gli effetti di una famiglia volonterosa e partecipata a garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano che si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori, amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato 10 anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato Periscopio e naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale.  Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 

Oggi Periscopio conta oltre 320.000 lettori, ma vuole crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

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Francesco Monini
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