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Da: Gruppo di cittadini hobbisti e collezionisti.

Ci siamo. Periodicamente, salta fuori questa caccia all’evasore e nel mirino come sempre i più piccoli, quelli che con la loro passione danno vita a borghi e paesi, richiamando gente (non li chiamerei clienti) che ovviamente muove l’economia di centri altrimenti deserti.
Grazie a noi, sono pieni bar, gelaterie, pizzerie, ristoranti, rosticcerie. Riuscite voi, con le Vostre regole da Grande Fratello, a fare altrettanto? I fatti dicono di no.
In una Italia sempre più povera economicamente e culturalmente, questi mercatini sono punto di incontro per amanti delle curiosità, appassionati delle cose del passato, cacciatori di oggetti strani che stimolano domande e di conseguenza cultura. Non farebbe male a certi politici incompetenti fare un giro ogni tanto in questi mercati. Imparerebbero qualcosa. Per esempio, che il nostro non è un mestiere, che ci vuole tanta passione per alzarsi all’alba con qualsiasi tempo, per ritrovarsi fra noi e i nostri oggetti di una volta. Andremmo lodati per l’aiuto che portiamo a questi paesi, non perseguitati come delinquenti.
È vero che cerchiamo di guadagnare la giornata (a volte senza nemmeno riuscirci), ma Le porto un esempio classico: con 500 euro di pensione che tanti percepiscono, i pochi euro che si potrebbero portare a casa si chiamano sopravvivenza, non evasione. Quella sopravvivenza che lo Stato italiano non garantisce a tanta, troppa gente.
Questa legge è solo punitiva, distruttiva per i paesi e le Proloco e chiaramente fatta da incompetenti, che nulla sanno sull’argomento. Noi capiamo che una certa regolamentazione può essere necessaria, tanto che il problema non è la cifra richiesta: la vostra legge mette regole e paletti burocratici che nulla hanno a che fare col collezionismo su cui si basa questo tipo di mercatino.
Troviamo quindi demenziale chiedere a noi (oltre a 100 euro) una lista che specifichi la natura di ogni tipologia, addirittura quanto abbiamo pagato un oggetto e, udite-udite, da chi l’abbiamo comperato, magari decenni fa. Si può essere più inesperti? Con quale strumento e soprattutto con quale task force di “intenditori” intendete controllare se un oggetto è di nostra nonna, se ci è stato regalato, se oggetto di scambio, se trovato vicino a un cassonetto o all’ADO?
Per mille ragioni quindi questa legge è inapplicabile e riporta alla mente un noto commento di Fantozzi davanti al noto film russo…

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Riceviamo e pubblichiamo


PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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