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di Mario Zamorani

Signor sindaco,
lei ha scritto: “Clandestini, violenti, spacciatori e bivaccatori seriali, che altro non fanno che rendere meno sicura la nostra città, non possono pretendere alcun diritto, devono solo tornare da dove sono venuti. Per noi non sono né risorse né persone da integrare a nostre spese. Sono solo un tumore da sradicare” (vedi link).

Le sue sono parole di odio e di disprezzo senza precedenti per la loro gravità nei confronti di persone che in gran parte sono “gli ultimi e i disperati” della Terra. Pensiamo in particolare a clandestini e bivaccatori (chiunque siano questi ultimi). E anche chi delinque ha diritto a un giusto processo, non alla gogna. Lei e il Diritto siete alternativi.

Per la legge il sindaco rappresenta il Comune e lei in quanto sindaco rappresenta tutti i ferraresi.

Non siamo più disposti a tollerare in silenzio parole di odio e di disprezzo da lei o, come avviene con allarmante frequenza, dal suo vicesindaco.

Ha superato il limite. Non ci rappresenta più.

Mai un sindaco di Ferrara era caduto così in basso con parole tanto violente. Un clandestino non è un tumore da sradicare. La cultura del diritto dello Stato liberale e lo Stato di diritto e democratico garantiscono che tutti i cittadini abbiano diritti come indicato dalle leggi e dalla nostra Costituzione, dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea; non sono tumori da sradicare. Mai, chiunque essi siano e qualunque sia il loro comportamento. Semmai è lei che dovrebbe essere allontanato dall’alto incarico che ricopre per le sue parole.
Dalla criminalizzazione del clandestino a quella della persona con diverso colore il passo è breve, forse inesistente; poi verrà criminalizzato ogni “diverso” e giù siamo su quella strada: forse non lo sa ma lei è già fuori dalla storia dell’Occidente e dalle sue conquiste di civiltà.

Anche Papa Francesco, rivolgendosi a cattolici e non, sostiene che dobbiamo tutti creare un radicale cambiamento nelle nostre società e che è necessario rifiutare “tutte le ingiustizie che oggi cercano la loro giustificazione nella ‘cultura della scarto’- una malattia ‘pandemica’ del mondo contemporaneo”. E aggiunge che bisogna dare voce ai “senza voce”. E tra questi ultimi indica
“migranti, rifugiati e sfollati, che vengono ignorati, sfruttati, violentati e maltrattati nel silenzio colpevole di molti”. E il suo non è silenzio, la sua è istigazione attiva.

Con le sue parole lei ha posto se stesso fuori dalla cultura giuridica dello Stato di diritto e ha fatto precipitare Ferrara, che lei dovrebbe rappresentare, nella barbarie.

Crediamo fermamente che la grandissima maggioranza dei ferraresi abbia queste sensibilità e che quindi lei non parli a nome dei ferraresi, ma a nome di alcuni odiatori. Lei è venuto meno all’onore che deve contraddistinguere le persone che ricoprono incarichi istituzionali.

Ora basta! Non siamo più disposti a tollerare parole di odio e di disprezzo! Quindi le chiediamo di smentire le sue stesse parole e di chiedere scusa a tutti i ferraresi. Se non lo farà da qui potrà partire la riscossa della città democratica.

Per firmare la petizione vai a; https://www.change.org/p/alan-fabbri-sindaco-di-ferrara-lettera-aperta-al-sindaco-di-ferrara-ora-basta

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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