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da: ufficio stampa Comune di Ferrara

Dopo una intervista realizzata l’11 settembre da un quotidiano locale e dopo le dichiarazioni del Dott. Raffaele Cantone in commissione parlamentare riferite anche all’appalto vinto dalla Cooperativa Camelot, il Sindaco di Ferrara ha scritto una lettera al Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione per chiarire la posizione dell’amministrazione. Di seguito il testo:

“Egregio Dr. Cantone, dopo la Sua intervista dell’11 settembre a un quotidiano locale e ancor più dopo le Sue dichiarazioni in commissione parlamentare riferite anche all’appalto vinto dalla Cooperativa Camelot – sostanzialmente travisate dal dibattito politico riportato sulla stampa-, sento il dovere di chiarire la posizione dell’amministrazione, posto che non tutti i cittadini hanno la possibilità di ascoltare la versione integrale del Suo intervento. Per questo motivo, ho ritenuto opportuno “linkarlo” sul sito dell’Ufficio Stampa del Comune di Ferrara (www.cronacacomune.it).
In primo luogo tengo a precisare, ad evitare equivoci sul punto, che la gestione dell’emergenza immigrazione – così come delle problematiche di accoglienza dei soggetti richiedenti asilo – non rappresenta sotto nessun profilo un “business” per le amministrazioni locali.
E’ certamente un’attività economica per i gestori, come Lei correttamente segnala, ma non un “affare” per noi. Infatti, come Lei sa perfettamente, dopo il primo periodo di copertura delle spese, queste persone rimangono in larga percentuale sul territorio, assistite dai servizi sociali senza alcun contributo dello Stato: in altri termini, vanno a gravare sui bilanci degli Enti locali e delle aziende di servizio alla persona, aumentando una competitività fra soggetti deboli che non di rado è associata a fenomeni di degenerazione sociale e violenza. L’accoglienza, per chi Le scrive, è un dovere morale e civile, che quest’amministrazione, tuttavia, attiva nei casi che ho sopra citato per una precisa richiesta del Governo e segnatamente del Ministero degli Interni, di concerto con la Prefettura, in un regime – pur nella difficoltà quotidiana della gestione – di serena collaborazione istituzionale.
Orbene, poiché le Sue dichiarazioni alla commissione sono state interpretate nel senso che le nostre amministrazioni “fanno affari” sull’accoglienza, interpretazione che è legittimata da un silenzio dell’Anac su questo preciso elemento interpretativo, Le dico chiaramente che se il Governo fosse in grado di reperire altri disponibili ad “approfittare” di questo ”affare” noi cederemmo la mano volentieri; ma così non sarà, Dott. Cantone, poiché sia io che Lei sappiamo perfettamente che molti comuni non vogliono neppure sentir parlare di accoglienza.
In secondo luogo, voglio precisare – a tutela dell’immagine della nostra amministrazione – che nessun appalto fino ad oggi è mai stato oggetto di revoca da parte dell’Anac, che le selezioni attivate in passato erano rispettose della normativa (ovvero delle regole vigenti in quel momento) e che la revoca dell’iniziale affidamento a Camelot – disposta autonomamente dal Comune e da Lei giudicata positivamente – proprio in quanto non obbligata, rispondeva esattamente ad una volontà di aderire a più precise “indicazioni” dell’Anac, non aventi valenza normativa, finalizzate a quella trasparenza amministrativa che è obiettivo anche nostro da sempre.
Per quanto riguarda il secondo appalto – che si è dovuto bandire in assenza delle linee guida ancora non pubblicate da Anac – la struttura amministrativa dell’Ente lo ha giudicato corretto, ma Le anticipo comunque l’invio di copia dell’intero procedimento affinché chi di dovere esprima le valutazioni di merito. Certo, lo riconoscerà, è difficile operare in un contesto come l’attuale ed il rischio è che la leale collaborazione istituzionale – di cui siamo sempre stati fautori – naufraghi nella congerie di un dibattito politico che media malamente fra affermazioni pubbliche del Presidente Anac ed organi amministrativi locali, mentre da parte nostra vi è ampia disponibilità a confrontarci su soluzioni che in Italia ad oggi, come Lei stesso riconosce, non sono ancora state codificate. E’ per questa ragione che auspico un incontro con Lei e con i Suoi tecnici, per un’espressione di giudizio oggettivo ed amministrativamente corretto che restituisca all’agire pubblico quella cornice di certezza in mancanza della quale è concreto il rischio di paralisi dell’attività.
In attesa di incontrarLa, magari anche a Ferrara con gran piacere, Le invio i più cordiali saluti.”
Il Sindaco Tiziano Avv. Tagliani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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