Skip to main content

 

Sembra fatta apposta la direttiva, accompagnata da linee guida per renderla operativa. Prevede infatti protezione temporanea in forme semplificate, rispetto alle procedure di asilo, in presenza di afflusso massiccio di sfollati e condivisione dell’accoglienza tra gli stati membri. L’arcivescovo di Ferrara Gian Carlo Perego, sensibilissimo al tema e presidente di Migrantes, auspica che la decisione possa “aiutare ad aprire menti e cuori all’accoglienza dei profughi. Tutti”.

La Direttiva, 2001/55/CE del Consiglio, 20 luglio 2001, [vedi anche in Nota] è risvegliata dalle bombe russe da un sonno più che ventennale. La Comunità Europea l’adotta perché vicino è il ricordo delle guerre nell’ex Jugoslavia.
Quando gli arrivi però si fanno effettivamente massicci non viene affatto applicata. Una reazione tempestiva di tutela delle persone sfollate, evitando di pregiudicare il normale sistema d’asilo, non appare necessaria.

Quando gli arrivi divengono imponenti ogni paese è lasciato pressoché solo a farvi fronte. Lo si fa con diversa attenzione e ferocia. L’Italia non è tra i peggiori pur subendo una fortissima pressione. La destra, razzista e xenofoba, sfrutta a proprio vantaggio i timori che un’immigrazione inattesa comporta in un paese per più aspetti in crisi. Non solo economica. E questo avviene un po’ ovunque in Europa.

In vario modo gli stati cercano di sottrarsi, sulla pelle dei migranti, dagli obblighi di diritto internazionale, europeo, nazionale.
Chi giunge in un Paese dell’Unione e chiede asilo non può essere respinto. La sua domanda va esaminata secondo norme precise. È un diritto umano riconosciuto, ribadito dal diritto dell’Unione e del Consiglio d’Europa, particolarmente tutelato dalla Costituzione italiana.

Se entrano devi prenderli in considerazione. Allora è importante che non entrino, senza che questo sia respingimento. Di qui la tutela delle frontiere terrestri e marittime per far fronte all’invasione di disperati da tenere fuori, costruendo muri dove si può.
Di qui l’accordo con Stati che non si pongono il problema dell’asilo o dei diritti umani, per bloccare flussi verso paesi europei, in cambio di adeguati finanziamenti.
Oltre ai muri ai confini della fortezza Europa si creano frontiere interne per evitare i movimenti secondari, si esternalizzano le frontiere e dunque il diritto d’asilo. Colpisce il ruolo di avanguardia assunto dalla Danimarca. Si riduce complessivamente l’area della protezione internazionale nell’intera Unione Europea.

[oggi, n.d.r.] L’arrivo più massiccio di profughi ucraini è naturalmente in Polonia, che si mostra capace di adeguata prima accoglienza. Di lì i profughi proseguono il loro viaggio. Non sembra lo stesso governo che respinge nel modo più inumano i profughi alla frontiera con la Bielorussia. Anche se a quel confine, come a questo, il meglio della società civile polacca soccorre generosamente.
Il Governo polacco però non ha cambiato atteggiamento. Assieme ai suoi compari del cosiddetto gruppo di Visegrad, con l’aggiunta dell’Austria, memore del suo passato imperiale, ha ottenuto una modifica al testo originale di applicazione della Direttiva. Si prevede un possibile trattamento diverso per i cittadini ucraini rispetto ai residenti in Ucraina di altre nazionalità.
Sia mai che qualche colorato si insinui tra i profughi ucraini-ucraini.

Tra gli effetti della guerra non sembra esserci l’apertura di menti e cuori auspicata da Perego. Al contrario, l’emergenza guerra fa passare in secondo piano (dimenticare?) le misure dell’Unione per ricondurre Polonia e Ungheria al rispetto dello stato di diritto e dei valori europei, solennemente condivisi al momento dell’adesione.

Mi è parso doloroso il distacco della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Consola l’idea che questo possa agevolare la trasformazione dell’Unione in uno stato federale democratico e agente di pace, capace di sottrarre il popolo europeo ai deliri nazionalisti e guerrafondai. Leggo titoli come: Ucraina, profughi: i Paesi Ue ne hanno accolti 2,2 milioni, la Gran Bretagna solo 300 o anche: Guerra in Ucraina, Gran Bretagna: sì ad aiuti militari no ai profughi in fuga.

Anche in Italia c’è chi pensa che occorra combattere fino all’ultimo uomo, ucraino naturalmente. Invece per attuare la Direttiva, risvegliata dal sonno, occorre che tutti i Paesi europei concordino delle quote per farsi carico della prima accoglienza.
È questo il primo passaggio, fin che dura l’emergenza. Si deve favorire la scelta del profugo del paese dove stabilirsi. Il diritto di scegliere va garantito anche poi, per i rifugiati che non torneranno in Ucraina. Il loro ritorno, in sicurezza, dovrà essere accompagnato. Queste misure vanno estese ai rifugiati di tutte le guerre.

Fare fronte adeguatamente a quest’esodo è sommamente impegnativo. Mobilita le risorse pubbliche e della società che ogni tanto, merita l’aggettivo di civile. “Potrà raggiungere e superare i 5 milioni di profughi, che si aggiungono agli oltre 5 milioni di immigrati ucraini nel mondo” stima Perego. Ricorda pure la presenza rilevante di ucraini in Italia e il ruolo straordinario di molte donne, che si prendono cura dei nostri bambini e dei nostri vecchi, supplendo alle carenze di assistenza. “Tutti i rifugiati e profughi hanno la stessa storia”, tutti meritano l’aiuto di cui siamo capaci.

Nota
Direttiva, 2001/55/CE Norme minime per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati e sulla promozione dell’equilibrio degli sforzi tra gli stati membri che ricevono sfollati e subiscono le conseguenze dell’accoglienza degli stessi”

Per leggere tutti gli articoli di Daniele Lugli, clicca sul suo nome,

tag:

Daniele Lugli

Daniele Lugli (Suzzara, 1941), amico e collaboratore di Aldo Capitini, dal 1962 lo affianca nella costituzione del Movimento Nonviolento di cui sarà presidente nazionale dal 1996 al 2010, e con Pietro Pinna è nel Gruppo di Azione Nonviolenta per la prima legge sull’obiezione di coscienza. La passione per la politica lo ha guidato in molteplici esperienze: funzionario pubblico, Assessore alla Pubblica Istruzione a Codigoro e a Ferrara, docente di Sociologia dell’Educazione all’Università, sindacalista, insegnante e consulente su materie giuridiche, sociali, sanitarie, ambientali – argomenti sui quali è intervenuto in diverse pubblicazioni – e molto altro ancora fino all’incarico più recente, come Difensore civico della Regione Emilia-Romagna dal 2008 al 2013. È attivo da sempre nel Terzo settore per promuovere una società civile degna dell’aggettivo ed è e un riferimento per le persone e i gruppi che si occupano di pace e nonviolenza, diritti umani, integrazione sociale e culturale, difesa dell’ambiente. Nel 2017 pubblica con CSA Editore il suo studio su Silvano Balboni, giovane antifascista e nonviolento di Ferrara, collaboratore fidato di Aldo Capitini, scomparso prematuramente a 26 anni nel 1948.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it