Skip to main content

a cura dell’Associazione ferrarese di promozione culturale Korakoinè

Il paesaggio è la grande opera, monumentale e collettiva, entro cui scorre il filo della storia. In esso, fin dai tempi più antichi, natura e cultura si sono intrecciate, disegnando un gigantesco mosaico in cui si riflette l’abitare umano, fatto di necessità e sopravvivenza, di abilità e ingegno, di una tenace e operosa volontà di incidere e modellare il proprio ambiente di vita.

Tale consapevolezza è diventata valore fondamentale con la Convenzione Europea del Paesaggio del 2000 (ratificata nel nostro Paese qualche anno dopo), che afferma e tutela una nuova idea di bene paesaggistico, identificando in esso quella “parte di territorio così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azioni di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”.

Questa nuova concezione del paesaggio, che apre le porte a nuove riflessioni sull’abitare i luoghi, sarà approfondito dalla geografa bolognese Paola Bonora, nell’incontro dal titolo “Il paesaggio percepito. Un nuovo modo di pensare i luoghi. L’approdo alla Convenzione Europea del Paesaggio“, in programma a Palazzo Bonacossi il 6 aprile prossimo alle 17.15, organizzato dall’Associazione culturale Korakoinè. Come scrive Bonora in una delle sue più recenti pubblicazioni, questa prospettiva è straordinariamente interessante perché“ pone al centro il senso di appartenenza degli abitanti che sono chiamati a partecipare alla costruzione della qualità della vita collettiva e dei territori”.

E’ un approccio che stravolge l’idea stessa di paesaggio: non più inteso soltanto come i ristretti spazi di pregio e di eccellenza, ma “territori nella loro interezza, senza distinzioni estetiche o di eccezionalità”. Diventano così “paesaggio” anche i luoghi della vita quotidiana e con essi quelli degradati e delle periferie, in quanto contesti di vita e di storia delle popolazioni locali. Alla base di questa rinnovata ed estesa definizione di paesaggio, c’è il riconoscimento che ogni individuo e ogni comunità possiede un legame identitario con il proprio paesaggio, e la comprensione che ciascuno “porta in sé dei paesaggi di elezione legati a sentimenti di appartenenza, condivisione, emozione”, al di là dell’aggiuntivo valore estetico.

Questa idea, in cui il paesaggio sembra diventare finalmente un bene di tutti, implica un profondo cambiamento di rotta nella cultura del vivere comune e nelle politiche di governo dei territori. Esige, come afferma la geografa, anche una nuova convinzione: quella di sentire che le risorse fondamentali per le nostre società “non sono soltanto i costrutti materiali o i servizi”, ma ugualmente preziosi sono “le atmosfere, le percezioni, gli stati d’animo e le tensioni emotive”; tutto ciò che il paesaggio continua ancora ad assicurarci.

Nel corso dell’incontro sarà proiettato il documentario “Quando il Po è dolce” di Renzo Renzi, con la collaborazione
di Sergio Zavoli, 1951. Il filmato fornisce un quadro delle condizioni di vita nelle Valli del Delta negli anni del dopo-guerra: dai bunker tedeschi nel Bosco della Mesola usati come abitazioni, all’analfabetismo dilagante, al lavoro scarso e mal pagato, e ai curiosi aspetti di costume, come quello di sposarsi dopo la nascita dei figli e soltanto quando si era in grado di mantenerli.

*Il filmato è stato concesso dal Centro di documentazione cinematografica del Delta del Po.

Paola Bonora è stata docente ordinario di Geografia e comunicazione del territorio, alla Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Bologna. E’ membro del Comitato scientifico della società dei territorialisti, Onlus che promuove la valorizzazione dei luoghi come base della conoscenza e dell’azione territoriale.

Conferenza pubblica “Il paesaggio percepito. Un nuovo modo di pensare i luoghi. L’approdo alla Convenzione Europea del Paesaggio” organizzata dall’Associazione ferrarese di promozione culturale Korakoinè
Luogo: Palazzo Bonacossi, Via Cisterna del Follo 5, Ferrara
Orario: 17.15

delizie-estensi-karakoinè

Leggi anche
Delizie estensi, un itinerario culturale nelle terre del Po

La scheda su Karakoinè

tag:

Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it