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Da: Organizzatori

Dal 22 novembre al 10 dicembre il viaggio di Liberaidee sarà in Emilia-Romagna: iniziative,
spettacoli, dibattiti, eventi sportivi, cene e formazioni per animare un dibattito locale che, a partire
dai dati raccolti in ogni regione attraverso una ricerca sociale sulla presenza e sulla percezione
delle mafie e della corruzione nel nostro paese, ha l’obiettivo di riscrivere l’agenda
dell’associazionismo in tema di mafie e corruzione.
La ricerca sociale partecipata sulla presenza e percezione delle mafie e della corruzione è stata
condotta con un approccio innovativo, volto non solo a descrivere le azioni criminali, ma anche a
indagare sulla percezione del fenomeno nei diversi contesti, mettendo insieme due visioni: quella
percettiva diffusa e quella qualitativa di chi fa un lavoro da un punto di vista inquirente e di azione
repressiva contro le mafie.

DATI. Cosa emerge dalla ricerca quantitativa
In Emilia-Romagna, dove sono stati somministrati 674 questionari, il fenomeno mafioso è percepito
da quasi otto intervistati su dieci come un fenomeno globale, mentre di fatto quasi nessuno – né in
Italia né tanto meno in Emilia Romagna – ritiene che i gruppi mafiosi siano presenti solo nel Sud
del paese.
Per due rispondenti emiliano-romagnoli su tre (66,8%) la presenza della mafia nella
propria zona è preoccupante e, tra questi, la maggior parte la considera anche socialmente pericolosa (un dato congruente con quello nazionale). Un quarto circa
degli intervistati considera invece marginale il ruolo della mafia nel luogo in cui
risiede.
Secondo i rispondenti, tra le attività principali della mafia in Emilia Romagna vi sono
innanzitutto il traffico di stupefacenti e poi, a seguire, il riciclaggio di denaro, la
turbativa di appalti e lo sfruttamento della prostituzione. Il riciclaggio e lo
sfruttamento della prostituzione, insieme al controllo del gioco d’azzardo, si
distinguono inoltre per essere segnalati in misura significativamente superiore alla
media nazionale, le estorsioni, la corruzione dei dipendenti pubblici, smaltimento
illecito di rifiuti e lo scambio di voti appaiono sottostimati rispetto a quanto emerge
a livello nazionale.
Nell’opinione dei rispondenti – che potevano scegliere due diverse modalità di
risposta – la mafia toglie soprattutto libertà, giustizia, sicurezza e fiducia nelle
istituzioni.

Nella maggior parte dei casi – due rispondenti su tre, un dato congruente con il
campione nazionale – gli intervistati sanno che i beni che sono stati confiscati
vengono poi dati in uso per fini istituzionali o sociali.
Quasi due rispondenti su tre sono a conoscenza dell’esistenza di almeno un bene
confiscato in Emilia Romagna; tra questi, prevale la quota di coloro che, pur avendone notizia,
non dispongono di informazioni puntuali circa la sua collocazione sul territorio.
La conoscenza di progetti di riutilizzo dei beni confiscati nel territorio regionale è
meno diffusa in Emilia Romagna rispetto al campione nazionale, mentre è molto più
elevata la quota di coloro che dichiarano di essere a conoscenza di progetti
localizzati al di fuori della regione.
La percezione della diffusione complessiva della corruzione in Emilia Romagna
risulta meno marcata rispetto al campione nazionale (66,3% a fronte dal 73,4%). In
particolare, oltre la metà dei rispondenti ritiene che la corruzione sia “abbastanza” presente nel territorio regionale, mentre meno del 15% la ritiene molto diffusa.

LE INIZIATIVE.
La ricerca ha come modalità di diffusione un grande viaggio nazionale e internazionale, che sta
portando nelle piazze, nelle sedi delle istituzioni, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, i dati e l’analisi
che ne deriva, per poter animare un dibattito pubblico che oggi va rivivificato.
Il viaggio sarà in Emilia-Romagna dal 22 novembre al 10 dicembre con nove iniziative tra Bologna,
Parma, Piacenza, Ferrara, Cesena e Reggio Emilia.
La ricerca completa verrà presentata, insieme al viaggio, giovedì 22 novembre alle 11 alle Cucine
Popolari di via del Battiferro 2, a Bologna.
Temi centrali del viaggio in Emilia-Romagna saranno i beni confiscati, con l’iniziativa che si terrà
a Piacenza il 26 novembre su “Il futuro dei beni confiscati in Emilia-Romagna”; il traffico di
stupefacenti, con la presentazione del dossier sulle droghe in Emilia-Romagna, a Ferrara il 26
novembre sera.
Due incontri saranno sulla narrazione delle mafie, entrambi a Bologna: sabato 1 dicembre,
all’interno del Festival dell’Informazione Libera e dell’Impegno, l’iniziativa “La mafia è finzione?”,
sulla percezione che emerge da film e letteratura sulla presenza mafiosa, e il seminario di
aggiornamento professionale rivolto ai giornalisti, “L’Italia sommersa, tra mafie e corruzione”, che si
terrà il 10 dicembre.
I giovani saranno i protagonisti dell’iniziativa del 23 novembre, a Parma, con la costituzione del
Presidio universitario di Libera Parma intitolata a “Ilaria Alpi”, la cui presentazione ufficiale
avverrà a seguito del conferimento della Laurea magistrale ad honorem a Don Luigi Ciotti.
Il tema che verrà affrontato a Cesena durante la giornata del 27 novembre sarà quello delle
agromafie, nell’evento “Sconfiggere le mafie con gusto”, che vedrà la partecipazione di Gian
Carlo Caselli.
A Reggio Emilia, infine, il 29 novembre si parlerà del primo comune sciolto per mafia in EmiliaRomagna,
con “Saluti da Brescello”, e il 2 dicembre, con “Libera i colori”, al centro ci saranno
“movimenti, riflessioni e sapori per, su e della multiculturalità”.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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