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“La storia infinita”, classico della letteratura mondiale del tedesco Michael Ende, racconta di un bambino che, armato di fantasia, sensibilità e un pizzico di fortuna, vive non solo la storia di un lettore, ma anche di creatore di una nuova storia e di infiniti mondi in cui le storie vivono di vita propria. La storia di Graziano Gruppioni – libraio, editore e scrittore ferrarese – gli somiglia molto: vale la pena aprire la prima pagina della sua storia e scoprire le altre a cui ha dato inizio…

Capitolo 1
Alle pareti c’erano scaffali che arrivavano fino al soffitto, zeppi di libri d’ogni formato e dimensione. Sul pavimento stavano accatastati volumoni in-folio, su alcune tavole erano ammassate montagne di libri più piccoli, rilegati in pelle e dal brillante taglio dorato. Vetrate grandi oltre le quali i libri compaiono a mucchi, in pile ordinate come panni raccolti, in allegro disordine su scaffali allineati o disposti su bancarelle all’aperto mentre si godono il sole; a gruppi, come studenti finalmente liberi da scuola; semplicemente appoggiati a colonne dipinte di verde e di fucsia. Sono loro che adocchiano il curioso che entra per cercarsi una lettura, e non viceversa. E spesso sono loro a sceglierselo. Dietro un paio di occhiali e una piccola cassa, il libraio.

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L’interno del Mercatino del Libro

Il Mercatino del Libro, al numero 32 di via Saraceno, è l’ultimo approdo dopo una storia che inizia tra motori e pezzi di ricambio. “La nostra prima attività – comincia Graziano – era un’officina, in cui ci occupavano di allestimenti per veicoli industriali, principalmente carrozzerie per autovetture e altre componenti interne. Nel 1986 ci fu un momento di forte crisi economica, e cambiammo oggetto di scambio: ci si muoveva verso i giornalai per comprare le rimanenze. Non erano i giornali a interessarci, bensì i gadget, che destinavamo alle parrocchie per vendite di beneficenza. Si partiva con il retro del furgone carichi di cassoni, e si ritornava con giornali – periodici, quotidiani, riviste – e gadget.

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Graziano Gruppiono

Poi, percorrendo spesso la zona dei lidi ferraresi, soprattutto nei periodi primaverili e di bella stagione, ci accorgemmo che l’estate era il momento in cui il libro era oggetto dei desideri di molte persone: per trascorrere la giornata sotto l’ombrellone, per svago.” L’asse di interesse allora si sposta; chili e chili di libri spodestano ingranaggi, sedili di pelle e pezzi di ricambio; prima vagabondi, poi riempiendo uno spazio dopo l’altro e rimettendo a lustro libri, dandogli una seconda occasione – a volte terza o quarta, nel suo negozio o in altri; libri invenduti, pagine ancora da tagliare di un libro al momento solo piegato.

graziano-gruppionigraziano-gruppioniArriva il primo negozio di libri in via Carlo Mayr. “Vendevamo in negozio e sempre al mare, oltre che nelle fiere: a MadeInBo, che si faceva nell’area dedicata alla Festa dell’Unità di Bologna, si cominciava i primi di maggio per poi tirare dritto fino ad agosto. Da Carlo Mayr ci siamo poi spostati in via Mazzini. Era il 1989, e cominciammo a vedere e vivere il cambiamento economico che avrebbe caratterizzato i primi anni Novanta, il negozio andava molto bene. Dopo Mazzini è arrivata via Saraceno, attuale sede dell’attività di vendita di cui mi occupo insieme a mia moglie.”

Capitolo 2
“Le passioni umane sono una cosa molto misteriosa. […] Coloro che ne vengono colpiti non le sanno spiegare, e coloro che non hanno mai provato nulla di simile non le possono comprendere. […]” Per Bastiano Baldassarre Bucci la passione erano i libri.
“Da ragazzo lavoravo in officina, e avevo libero solo il sabato. A diciotto anni comprai la mia prima automobile: era una 600, l’avevo verniciata di verde pisello; ed era lei che ogni giorno di festa mi portava in Biblioteca Ariostea dove trascorrevo quei pomeriggi di festa a leggere; pomeriggi verdi, come l’assurdo colore della mia automobile”. Una festa, ecco cosa rappresentava il libro per il futuro libraio. C’è il caratteristico odore della polvere che lo ricopre, il fruscio delle sue pagine ingiallite ma non per questo meno affascinanti. C’è la macchia che distingue una pagina dalle altre quattrocento che compongono il libro; c’è il segno a matita per appuntarsi una riga speciale e c’è la cancellatura di uno scarabocchio, la dedica a penna di un amore ormai sbiadito. E c’è il profumo che un soffio di borotalco, soffiato su ogni pagina,

graziano-gruppioniDa aprile 2001 Graziano divulga libri attraverso il negozio e 2G, la sua casa editrice. Il catalogo spazia da proverbi ferraresi a ricette di cucina, da brevi racconti divertenti sino ad articoli di storia e libri di grandi scrittori. Sempre privilegiando autori ferraresi, e testi in cui investire con il cuore, oltre che con la testa. “Il primo libro che abbiamo stampato è “Una notte del ’43”; era il primo anniversario della morte di Giorgio Bassani, e volevamo rendergli onore in modo concreto. Alla presentazione del libro è successa una piccola magia: c’erano un sacco di persone che arrivavano con una copia autografata; dediche affettuose che l’autore dedicava al vicino di casa, all’amico, al medico che con lui ha condiviso il campo di prigionia durante la guerra. Il testo è poi stato seguito anche da “Città di pianura”, che Bassani scrisse sotto pseudonimo, con il cognome dello zio – Giacomo Marchi.” E poi ancora un magnifico dizionario di lingua ferrarese del 1857, stampato in copia anastatica. Sono libri fortunati, nati bene, con la camicia, come li definisce Graziano; libri che vengono richiesti, che nascono da un desiderio o da una necessità. “Un giorno stoccai libri di proverbi, che misi in mostra in una bancarella. Ce n’erano provenienti da ogni parte d’Italia, ma mancavano quelli ferraresi, e i passanti me lo facevano notare…”.

Capitolo 3
“Le acque ti domandano” – anunciò Fucur – “se tu hai portato a termine tutte le storie che hai cominciato in Fantàsia.” […] “Ma è un numero incredibile di storie” – gridò Bastiano, “e da ciascuna ne nascono sempre di nuove. Un compito simile nessuno se lo può assumere.” “Sì”, esclamò Atreiu, “io.”
Ed è successo che ho preso il coraggio a due mani, e ho cominciato a scrivere io: per riempire la mancanza di argomenti che erano richiesti, e di cui però non si trovavano tracce scritte. Per curiosità e per piacere: avevo 26 anni quando composi per la prima volta un testo vero e proprio: parlava di un parroco ucciso negli anni Venti. Tutto è cominciato con una amicizia nata nel campetto sportivo del prete di Sabbioncello, dove gioca a pallone e litiga con una bambino che di nome fa Valentino. Al suo amico, quel Valentino che nel frattempo è diventato direttore del quotidiano La Nuova Ferrara, un giorno di parecchi anni dopo lascia un suo scritto, senza avere nel momento immediato nessuna risposta. “Ne scrissi poi un secondo; ma fu quando scrissi il terzo che aprendo il giornale una mattina vidi stampato il mio primo.

graziano-gruppionigraziano-gruppioniDi lì è cominciata una collaborazione con il quotidiano durata sei anni in cui proponevo, giorno per giorno, un aneddoto che fosse accaduto nella stessa data di anni fa; a Ferrara come a Occhiobello, come in qualunque paesino che faceva parte del Ducato Estense. Ora quegli articoli sono pubblicati in due antologie, edite dalla stessa 2G, dal titolo “La nostra storia. Storie di storia ferrarese”. La collaborazione non è rimasta figlia unica. Durante corsi di giornalismo che organizza a Sabbioncello, conosce Corrado Piffanelli, direttore de Il Carlino, e scrissi un pezzo estemporaneo. Era un pezzo sulla donna, e l’8 marzo di quell’anno fu pubblicato, il primo di una serie che aveva come scadenza ogni tre domeniche, e che poi prese la direzione di storie cadenzate su argomenti storici e luoghi famosi, nascosti, curiosi di Ferrara: da Palazzo della Ragione all’acquedotto del montagnone; dalla Torre dell’orologio ai duellanti al crocifisso della chiesa di San Luca. Anche queste storie hanno ora una propria rilegatura materiale, nella raccolta “La Ferrara nascosta”, presentato martedì 10 marzo nella cornice della Sala Arengo di Palazzo Municipale, affrescata da omaggi ai più grandi artisti ferraresi, e omaggio ad altrettante storie estensi. Ma questa è un’altra storia…

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Giorgia Pizzirani


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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
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Francesco Monini
direttore responsabile


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