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da: ufficio Stampa Festa Libro Ebraico

Presentati da chi li ha scritti, discussi in tavole rotonde, analizzati da parterre internazionali, evocati durante una passeggiata, posti al centro di una disfida teatrale, tradotti in partitura jazz. Sono i testi, poliedrica anima della “Festa del Libro Ebraico in Italia” (VI edizione), l’evento organizzato dalla Fondazione MEIS (Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah), con il supporto di Ferrara Fiere Congressi, che anche per la giornata di domani (Lunedì 27, ndr) prosegue con un programma di altissimo livello.
Il sipario si alzerà alle 10, al Chiostro di San Paolo, con l’apertura della libreria tematica – oltre 5.400 volumi di autori ebrei e su temi legati alla cultura ebraica, più di 150 case editrici – e la tavola rotonda “Ritorni (1918 e 1945)”. All’incontro, promosso in collaborazione con l’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara, che sarà rappresentato dalla propria Presidente, Anna Maria Quarzi, interverranno Luca Alessandrini, Direttore dell’Istituto Parri di Bologna, e Rav Luciano Caro, Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Ferrara.
Un’ora dopo, Myriam Silvera, dell’Università di Roma Tor Vergata, Rav Scialom – Mino Bahbout, Rabbino Capo di Venezia, Shlomo Berger, dell’Università di Amsterdam, e l’On. Massimo Bray, già Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, presenteranno gli Atti del convegno internazionale di studi “Conversos, marrani e nuove comunità ebraiche nella prima età moderna”, tenutosi alla scorsa edizione della Festa.
Alle 12.30 il pubblico potrà gustare i sapori ebraico-ferraresi, con l’imbarazzo della scelta tra buricche alla ferrarese, sarde in saor, cous cous, hummus, salmone e altre prelibatezze.
“I paradigmi della mobilità e delle relazioni. Gli ebrei in Italia” è l’oggetto del convegno internazionale di due giorni che, alle 14.30, inizierà alla Sala della Musica (Chiostro di San Paolo). Curato dalla Sapienza Università di Roma e dal Comitato Scientifico della Fondazione MEIS in ricordo di Michele Luzzati, tra i più insigni studiosi di storia ebraica contemporanei, coinvolgerà esponenti di atenei, associazioni e Comunità Ebraiche da Gerusalemme a Firenze, da Roma a Londra, da Haifa a Pisa, impegnati ad approfondire le alleanze e i rapporti familiari nel network economico-mercantile delle comunità ebraiche, tra capitali e litigi.
Nel frattempo (ore 15), alla Fondazione MEIS di Via Piangipane 81, Coopculture intratterrà i bambini della scuola d’infanzia e primaria con i laboratori didattici “Le regole alimentari ebraiche” e “Le luci dello Shabbath”. E dalle 15 alle 18, ancora Coopculture guiderà i visitatori in un affascinante itinerario nei luoghi della cultura ebraica a Ferrara, con partenza dal Chiostro e approdo alla mostra “Torah fonte di vita” presso il MEIS.
Tornando al Chiostro di San Paolo, alle 16 ospiterà la conversazione tra Paola Fargion, autrice di “Come pesci sulla terra”, il noto psichiatra Alessandro Meluzzi e Rav Elia Enrico Richetti. Protagonisti del libro di Fargion, David, giovane ebreo sudafricano, figlio di una ricca famiglia di gioiellieri, e Shira, adolescente israeliana di modeste origini.
Il secondo incontro con l’autore è fissato per le 17, questa volta al Museo Civico di Storia Naturale (Via De Pisis, 24), dove Nelli-Elena Vanzan Marchini, Presidente del Centro Italiano di Storia Sanitaria e Ospedaliera del Veneto, parlerà del suo “Giuseppe Jona nella scienza e nella storia del Novecento” insieme a Riccardo Calimani, Presidente della Fondazione MEIS.
Per chi desidera scoprire la Ferrara ebraica e il suo centro storico, appuntamento alle 18 alla scalinata di San Paolo (Piazzetta Schiatti), da dove partirà il percorso guidato in compagnia di Francesco Scafuri, Responsabile dell’Ufficio Ricerche Storiche del Comune di Ferrara.

Dopo l’aperitivo ebraico delle 19 al Chiostro di San Paolo, spazio alla musica del Trinacria Quartet (Matteo Balcone al basso elettrico, Gianfilippo Invincibile alla batteria, Roberto Manuzzi al sassofono e Carletto Spanò alla chitarra) che, in collaborazione con il Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara, spazierà dagli standard jazz alla rivisitazione di brani del cantautore Herbert Pagani sempre in chiave jazz.

La terza giornata della Festa del Libro Ebraico si chiuderà alle 21, alla Sala Estense, con “Gan Eden Restaurant. Seimila anni di gioie e dolori nella cucina tradizionale ebraica”, dove l’imprenditore fiorentino Giuseppe Burschtein e l’antropologo Ugo Caffaz daranno vita a una singolare sfida, sul filo dell’ironia, fra la cucina ebraica ashkenazita, caratteristica dell’Europa centro-orientale, e quella sefardita, di matrice spagnola.

Il programma della Festa del Libro Ebraico in Italia, che è patrocinata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, dalla Regione Emilia-Romagna, dal Comune di Ferrara, dall’Università degli Studi di Ferrara, dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e dalla Comunità Ebraica di Ferrara, è disponibile sul sito www.meisweb.it, a questo link.

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PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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