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da MOSCA – Ulitsa Pokrovka, Mosca, le diciannove di una fredda domenica sera. Arrivo in taxi, come spesso ultimamente, fa troppo freddo e le fermate della metro sono il più delle volte lontane dai posti ai quali si è diretti. Se d’estate si può fare, ora quei metri sembrano chilometri. Scendo al numero 12, mi hanno detto che però devo girare l’angolo, entrare in una corte e cercare un piccolo cartello. Non è difficile, lo trovo quasi subito, salgo le scale.

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La sveglia, il simbolo e il logo del caffè a tempo

Sembra un palazzo come tanti, e in effetti lo è, salvo che al secondo piano vi è una porta che introduce in un mondo magico, brulicante di giovani, d’idee, di chiacchiere, di progetti, di libri, di oggetti vintage, di tè e biscotti. Sì, perché qui non si beve nulla di alcolico. E’ uno spazio per i desideri, un luogo dove poterli veder avverare. Appena entrata mi fanno scegliere una sveglia (lo definiscono “il rituale”), sognatrice retro come sono scelgo subito quella più adatta a me, un modello d’altri tempi, un quadrante che si chiama Maya.
Accanto alle sveglie, tazze e bigliettini lasciati dagli ospiti. Oggetti di ogni tipo alle pareti, sempre curiosi e originali. Quadri e disegni ammiccano agli ospiti. Maya viene con me.

ziferblat-caffè-tempoUn po’ in russo è un po’ in inglese mi spiegano che posso (e devo solo) sedermi, dove voglio, portando con me quell’oggetto curioso, che, però, non funziona veramente, nessun ticchettio inquietante (meno male, o il passar del tempo diventerebbe ansiogeno). Le ragazze che mi accolgono segnano loro il mio momento d’arrivo, su un taccuino. Pagherò due rubli al minuto per la prima ora, un rublo a partire dalla seconda, solo per stare lì, ma non mi devo preoccupare, superate le cinque ore, il tempo si ferma e pagherò sempre la stessa cifra, fissa. Con quella sorta di simpatico, e vicendevolmente utile, scambio potrò prendere il caffè o il te, che mi serviranno giovani ragazzi e ragazze sorridenti o che potrò pure farmi da me, ci saranno biscottini al cioccolato, pasticcini e dolcetti sfiziosi tipo lingue di gatto.

ziferblat-caffè-tempoziferblat-caffè-tempoSono lì per partecipare a una serata letteraria italiana, di cui vi parlerò in futuro (perché ora voglio parlarvi solo di questo luogo) ma incrocio tante cose interessanti. Tutto è libero e compreso in quel tempo che si paga: bevande, snack, wifi, computer, stampanti, libri, atmosfera. Siamo molto lontani dagli anonimi caffè-catena della capitale, tipo Starbucks, Kofe Khaus e Schokoladnitsia. Tutta un’altra storia. A Ziferblat si parla anche italiano, si suona il pianoforte, si leggono libri. Le pareti sono costellate da volumi di ogni tipo. Le antiche macchine da scrivere, che peraltro mi appassionano da sempre, fanno subito comprendere lo spirito con il quale è nato questo posto unico, lasciatemelo già dire fin da ora.

ziferblat-caffè-tempoziferblat-caffè-tempoParlo con Dmitry, un gentile ragazzo russo che mastica un po’ di italiano, scambio email con varie persone che hanno creato quell’idea, risalgo al giovane fondatore, Ivan Mitin, quasi (e solo) trentenne. Ma come è nato Ziferblat e perché? Cosa significa la parola? Ziferblat significa quadrante dell’orologio, appunto, che caratterizza l’idea del tempo e che oggi rappresenta il “logo” dei caffè. E’ nato nel settembre 2011: Ivan voleva creare un “social network nella vita reale”, dove giovani creativi potessero incontrarsi liberamente portando di tutto, anche il proprio cibo oltre alle proprie idee, tutto tranne alcol, droga e fumo (qui è severamente vietato fumare). Un luogo dove si poteva diventare amici di tutti, perché bastava volerlo, guardarsi negli occhi e parlare. Dialogare davvero.

ziferblat-caffè-tempoA Ziferblat c’è lo spazio per organizzare eventi, serate letterarie, classi di disegno, concerti (chi arriva può suonare liberamente il pianoforte e, se non ne ha uno a casa, può tranquillamente venire qui). Incontriamo, allora, un ragazzo turco che prepara il caffè e insegna a farlo, un antropologo che racconta un suo documentario, una violoncellista che suona, uno scrittore che legge le sue pagine, un gruppo di amici che cena a lume di candela. Intellettuali e creativi che non sanno dove andare possono rifugiarsi fra queste mura accoglienti. Tutto è palcoscenico, qui, silenziosamente e puntualmente curioso. Ogni giorno. Se si è scrittori, poi, questo posto è un crogiuolo di idee e di pensieri. La penna vola, da sola.

ziferblat-caffè-tempoA questo spazio Ivan è arrivato dopo due prime fasi: quella della “poesia in tasca” e quella della “casa sull’albero”. Tutto era iniziato, infatti, con e dalla poesia. Grazie ad essa. Lui e i suoi amici lasciavano per strada, nascosti in vari luoghi, foglietti di carta con sopra scritte tante poesie. Ogni passante poteva raccoglierne una, farla sua e mettersela tranquillamente in tasca. Immaginate che bello vedere la città disseminata di poesia… Ma per fare questo e confezionare magia, i poeti avevano bisogno di un posto dove riunirsi regolarmente, per parlare, confrontarsi, sognare insieme. Ecco allora una piccola mansarda nel centro di Mosca, la “casa sull’albero” (‘dom na dereve’), sicuramente chiamata così per la sua posizione in alto, sui tetti. Chissà perché ma i tetti sono sempre legati a scrittori e poeti… (e comunque una bella, accogliente e calda casetta sull’albero resta il sogno di ogni bambino…). Per avere questo posto bisognava trovare qualche soldino in più rispetto a quelli che i poeti già avevano raccolto nelle loro “valigie”. Da qui era nato il progetto Ziferblat, che oggi è un’idea diventata realtà. Ivan e i suoi collaboratori insistono sull’originalità, la peculiarità e la differenza fra Ziferblat e i tanti “anti-caffè” che si trovano sparsi per il pianeta. Qui si fa cultura. Ivan ne è davvero convinto e ha convinto tutti.

ziferblat-caffè-tempoDal 2011 i Ziferblat aperti nel mondo sono già 11 e non solo in Russia. Hanno aperto anche a Londra, Manchester, Lubiana e prossimamente appariranno a Cracovia, Praga e New York. Qualche indiscrezione raccolta sul posto dice pure a Roma… Vedremo… Si sta cercando a San Lorenzo e in altri quartieri del centro della capitale. Per ora pare si facciano i conti con la burocrazia Italia, speriamo non sia un ostacolo insormontabile. Resta il fatto che se porti amici, porti eventi, idee, diverse culture, novità e “sostentamento” economico alla struttura (gli amici sono legati alla tua sveglia e anche loro, come te, pagano solo il tempo). Entrambi i carburanti sono necessari alla sopravvivenza di un’idea. A voi scoprirla, se lo volete. Magari tramandarla. Nel frattempo, vi auguriamo tanto buon tempo libero e spensierato, con gli amici di Ziferblat. Per me una vera serendipity (per essere alla moda).

Per saperne di più visita il sito di Ziferblat [vedi]

Fotografie di Simonetta Sandri

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

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Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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