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Di cosa Parliamo:

Il pittore Giuseppe Ghedini lascia, alla sua morte nel 1791, alla Biblioteca, oggi Ariostea, un taccuino contenente 31 disegni eseguiti per l’edizione veneziana del Ricciardetto. Il taccuino scompare e riappare nel 2020 sul mercato antiquario.

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Un disegno del taccuino Ghedini

Alcune associazioni culturali cittadine chiedono alla Amministrazione di farsi carico del suo recupero. L’Assessore alla Cultura, geometra Marco Gulinelli, dichiara il proprio impegno, ma intanto segnala la presenza dei disegni alla Fondazione Cavallini Sgarbi che li acquista.

In data 19 maggio 2021 le consigliere comunali Ilaria Baraldi (dem) e Roberta Fusari (Azione Civica) depositano una interrogazione nella quale chiedono perché l’Assessore ha favorito una Fondazione privata invece di operare perché il taccuino ritorni nella sede destinata.

Per regolamento la risposta è pubblica, merita di essere conosciuta (ci scusiamo per la lettura difficoltosa del pdf ndr,)

 

Alcune osservazioni alla risposta dell’Assessore Gulinelli:

Già la Consigliera Comunale Ilaria Baraldi ha puntualmente ricordato alcune delle carenze della risposta dell’Assessore Gulinelli.

La Consigliera osserva che l’Assessore non spiega perché non ha immediatamente avvertito gli organi della tutela affinché un bene pubblico, illecitamente trafugato, fosse restituito all’ente proprietario. Gulinelli mente alle interpellanti parlando di un autonomo interesse della Fondazione Cavallini Sgarbi. Il Presidente della Fondazione, Vittorio Sgarbi, ha pubblicamente dichiarato che è stato l’Assessore a chiedergli di intervenire: “Gulinelli mi ha fatto una richiesta”.

La Baraldi nota infine: “Che un bene pubblico (lo era, doveva tornare a esserlo) finisca ad arricchire una collezione privata anziché tornare al suo legittimo proprietario (il Comune e la Biblioteca Ariostea) proprio grazie all’azione di un assessore non credo sia solo sconveniente”. Opinione che implicitamente ipotizza la necessità di verificare anche responsabilità più gravi.

Vorrei aggiungere che la Fondazione Cavallini Sgarbi non raccoglie solo opere per volontà di collezione ma ne fa anche mercato. Lecitamente perché autorizzata dall’art. 3 comma i del proprio statuto. Sorprende che l’Assessore neghi la possibilità di acquisire in antiquariato, dimenticando che l’Amministrazione lo ha fatto in passato, e favorisca chi a quel mercato partecipa.

L’Assessore dimentica di avere scritto che la Fondazione avrebbe “donato” il taccuino alla Biblioteca. Lo smentisce il Presidente della Fondazione il quale, del tutto legittimamente, dichiara che i disegni seguiranno le sorti della raccolta; non saranno donati ma potranno essere esposti al pubblico, temporaneamente, nella sede di Palazzo Schifanoia.

Visto che non vi è alcun rapporto con il palazzo e le sue raccolte è lecito chiedersi cosa ne pensa la direzione di quel museo; come, formalmente, si giustifica l’intervento di una istituzione esterna alla amministrazione.

L’assessore parla della necessità di rivolgersi a esperti ‘terzi’ per una valutazione. Evidentemente non ha fiducia nelle competenze presenti negli uffici municipali; evidentemente ignora che gli uffici di Soprintendenza svolgono anche questo compito.

L’assessore non conosce o vuole ignorare la legislazione afferente, in particolare quanto prescrive il Codice dei Beni Culturali. L’assessore ignora, o finge di ignorare, il tema del rapporto pubblico-privato: non sa come costruirlo, o non vuole.

Molto altro si potrebbe aggiungere. Resta che la risposta dell’Assessore testimonia la volontà di elusione del problema o la sua incapacità ad affrontarlo. Tutta la gestione della vicenda toglie credibilità e affidabilità ad ogni azione che l’Assessore porrà in essere.

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Ranieri Varese


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

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Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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