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Di lui – che trionfalmente ha trascinato il Modena in serie A, per poi ripetere l’impresa con il Torino e allenare nella massima serie il Brescia di Baggio, oltre ai granata e all’Udinese – si sono ricordati tutti, in questi giorni. La vittoria dell’Albania (della quale da tre anni è commissario tecnico) in Portogallo ha fatto scalpore. Noi, a Gianni De Biasi – vecchio amico di Ferrara e della Spal, riportata in C1 alla fine del… secolo scorso – abbiamo chiesto di raccontarci quell’universo sconosciuto che, agli occhi della maggioranza degli italiani, è l’Albania. La prima domanda però, non poteva prescindere dal suo trionfo calcistico.

Sei reduce da una grande soddisfazione, la vittoria in Portogallo al debutto nel girone di qualificazione per il campionato europeo. Come è andata?
Abbiamo vinto all’esordio di questa qualificazione all’Europeo 2016 contro una squadra che è all’undicesimo posto nel Ranking Fifa! Sicuramente siamo stati fortunati perché fra i lusitani mancava Cristiano Ronaldo, ma credo altresì che farei un torto ai miei ragazzi se non riconoscessi che l’Albania ha messo in campo le armi di cui dispone: organizzazione, agonismo determinazione e voglia di stupire.

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Il centro di Tirana, capitale dell’Albania

Che Paese è questa Albania?
Dopo gli anni della dittatura e la caduta di Enver Hoxha, l’Albania si sta pian piano avvicinando all’Europa. E’ un Paese che sta con fatica cercando di mettersi al passo con il resto dell’Occidente. Tutto è concentrato nella capitale e in poche altre città come Durazzo, Valona e Scutari. È un paese in gran parte montagnoso, con coste bellissime in particolare da Valona verso la Grecia. L’estate scorsa ho fatto un tour in bici con alcuni amici e ho incontrato, specie nei paesi di campagna, una grande accoglienza e generosità che ha sorpreso anche loro.

Hai avuto difficoltà ad ambientarti?
No, diciamo che mi sono trovato da subito bene, il fatto che molti albanesi parlano la nostra lingua, mi ha aiutato moltissimo nelle relazioni. Per ragioni logistiche non passo molto tempo a Tirana perché molto del lavoro viene svolto nello scouting in giro per l’Europa, vivo spesso all’estero tra un viaggio e l’altro. Ho però casa a Tirana e sono iscritto all’Aire (Anagrafe italiani residenti estero).
Trovare amici non è stato difficile, ne ho parecchi sia tra alcune persone della Federazione, sia tra i giornalisti, che tra i molti italiani che vivono qui.

In Italia dell’Albania se ne sa davvero poco e prevale uno stereotipo negativo a causa dell’attività di alcune bande criminali. Ma i miei amici albanesi dicono che quelli che sono delinquenti qui da noi lo erano già in patria, dove entravano e uscivano dalle galere. E appena hanno potuto sono scappati all’estero. Lì la situazione com’è dal punto di vista dell’ordine pubblico e qual è l’atteggiamento e il carattere delle persone?
Purtroppo la fama degli albanesi, da noi, è quella del delinquente che ruba nelle case o che gestisce traffici di droga o prostituzione. In patria non vedo e non sento episodi criminosi legati a rapine in banca o scippi e nelle case. Io giro tranquillo per Tirana senza problemi. La microcriminalità non la vedi e Tirana, a parte il caos legato al traffico, è una città abbastanza tranquilla da questo punto di vista. Poi c’è la città della sera e dei ragazzi che hanno voglia di vivere e ci sono molti ristoranti e disco bar molto belli.

Cos’è rimasto del vecchio regime comunista?
La mentalità è aperta, moderna. Del vecchio regime rimangono solo poche testimonianze simboliche, con l’evidente eccezione del Mausoleo che trovi vicino al Boulevard principale. Molti edifici invece richiamano il periodo fascista con strutture di grandi dimensioni e lo stesso stadio Qemal Stafa è stato costruito dagli italiani e si richiama per concezione all’Olimpico di Roma.

A breve è prevista dal visita di papa Francesco. C’è attesa? E tu ci sarai?
Spero di poter partecipare e magari incontrare il Pontefice. Mi affascina quest’uomo così vicino alla povera gente, che parla spesso a braccio ma con il cuore e con un linguaggio semplice ma essenziale. L’Albania è suddivisa in tre religioni monoteiste: mussulmana la maggior parte, ortodossa una buona percentuale specie verso il sud e cattolica percentuale più bassa. Però non ci sono conflitti legati alla religione ed ognuno è libero di professare la propria fede.

C’è qualche luogo dell’Albania che ami particolarmente?
Come ti dicevo la costa sud è molto bella, poi sono rimasto affascinato da Berat una cittadina molto ricca di storia e chiamata anche “delle mille finestre” e Patrimonio dell’Unesco.

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Gianni De Biasi con il bomber Cancellato ai tempi della Spal

I tuoi progetti futuri? Nostalgia dell’Italia e del campionato nostrano? E Ferrara? E la Spal?
Per il momento l’unico obiettivo è di portare avanti il “progetto Albania” cercando di crescere giorno per giorno, di non addormentarsi per un successo all’esordio e facendo tesoro dell’esperienza acquisita nell’ultima qualificazione ai mondiale, sfumata nelle battute finali.
Ferrara mi ricorda momenti belli (avevo quarant’anni allora), la promozione e la Coppa Italia. Città molto bella a misura d’uomo e con un duomo e un castello che da soli valgono un lungo viaggio.
La Spal vive, ahimè, un periodo difficile, però niente può cancellare il fascino della storia e l’affetto degli spallini! In fondo, il periodo di grande difficoltà economica che vive il nostro Paese si riflette gioco forza sul calcio e anche Ferrara non sfugge a questa situazione.

 

Già, anzi. A giudicare, per esempio, dai dati sulla disoccupazione, per una volta – purtroppo – la città si sente addirittura epicentrica…

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Sergio Gessi

Sergio Gessi (direttore responsabile), tentato dalla carriera in magistratura, ha optato per giornalismo e insegnamento (ora Etica della comunicazione a Unife): spara comunque giudizi, ma non sentenzia… A 7 anni già si industriava con la sua Olivetti, da allora non ha più smesso. Professionista dal ’93, ha scritto e diretto troppo: forse ha stancato, ma non è stanco! Ha fondato Ferraraitalia e Siti, quotidiano online dell’Associazione beni italiani patrimonio mondiale Unesco. Con incipiente senile nostalgia ricorda, fra gli altri, Ferrara & Ferrara, lo Spallino, Cambiare, l’Unità, il manifesto, Avvenimenti, la Nuova Venezia, la Cronaca di Verona, Portici, Econerre, Italia 7, Gambero Rosso, Luci della città e tutti i compagni di strada

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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