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Gli piace definirlo un miracolo italiano, ma è molto di più. E’ una missione compiuta. E’ soddisfatto il fisico ricercatore dell’Università di Ferrara Angelo Taibi, project manager dell’esperimento “Drain Brain” di cui è responsabile il professor Paolo Zamboni del Centro malattie vascolari di Ferrara. “Una volta raggiunta la stazione spaziale internazionale, quando il pletismografo si è acceso è stato un gran bel momento per tutti noi”, ricorda Taibi nel ribadire l’obiettivo dell’esperimento: indagare il ritorno venoso celebrale in assenza di forza di gravità. “Oggi l’astronauta Samantha Cristoforetti ha cominciato la sperimentazione attraverso l’applicazione di tre differenti cinturini ‘sensibili’ posizionati intorno al collo, al braccio e alla gamba”, racconta. Tutto è predisposto per raccogliere i risultati dell’indagine, che sono stati caricati su una scheda molto simile a quella delle fotocamere digitali e spediti sulla terra, alla Nasa da dove saranno trasmessi alla Kayser di Livorno per essere girati a Zamboni e Taibi.

Angelo Taibi project manager del progetto 'Drain Brain'
Angelo Taibi project manager del progetto ‘Drain Brain’

I dati fotograferanno le condizioni fisiologiche di Samantha in diversi momenti, prima e dopo il volo, all’inizio, a metà e alla fine della missione per registrare le variazioni del flusso sanguigno in diverse condizioni respiratorie e posizioni fisiche. Il pletismografo, gemello dell’apparecchio andato in fumo con l’esplosione del missile Antares che lo trasportava alla stazione spaziale e precisamente al modulo Columbus dedicato agli esperimenti di fisiologia, è stato realizzato “in casa” con un esborso di circa 150mila euro, molta passione, un’infinità di spostamenti e una marea di adempimenti burocratici districati da chi ha lavorato al progetto: il Dipartimento di fisica e scienze della terra del nostro Ateneo e la sezione ferrarese dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). E’ una buona notizia, soprattutto a fronte delle angherie economiche a cui è sottoposta la ricerca made in Italy la cui vivacità trova modo di emergere comunque.

Il progetto, partito nel 2013, è stato redatto da un team di fisici e medici dell’Ateneo ferrarese e presentato all’Agenzia spaziale italiana. Arrivare alla stazione spaziale internazionale è stata una scommessa vinta e, a raccogliere il testimone di un’impresa tutta italiana, è stata il capitano Samantha Cristoforetti, astronauta dell’Esa (European space agency), vera e propria madrina di Drain Brain. “Lì per lì avevamo le idee chiare sul da farsi – racconta Taibi – ma non sapevamo come concretizzarle. Una cosa era certa, non volevamo perdere un’occasione tanto importante”. Piano piano le tessere del mosaico sono andate componendosi insieme alle partenership. “Ci siamo trovati al fianco di Altec di Torino e Telespazio di Napoli, che ci hanno indirizzato nella prima fase. L’esperimento è stato poi approvato dalla Nasa con la collaborazione di Asi e Kayser”, prosegue. Drain Brain, concretizzatosi nello sviluppo di un dispositivo da portare in orbita, potrebbe in futuro rivelarsi un utilissimo mezzo diagnostico per prevenire i disturbi del deflusso sanguigno dal cervello. “Il nostro obiettivo – conclude – è quello di creare uno strumento di screening a basso costo per dare risposte sia in orbita sia sulla terra”.

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Monica Forti

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Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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