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Le canzoni di Luigi Lopez hanno arricchito per oltre vent’anni la scena musicale italiana, sino ad arrivare ai successi americani. Con Carla Vistarini ha scritto numerose canzoni, tra cui, “La voglia di sognare”, storica hit di Ornella Vanoni del 1974, “La nevicata del ’56” interpretata da Mia Martini, “La notte dei pensieri” per Michele Zarrillo e “Mondo” per Riccardo Fogli, primo di una lunga serie di pezzi scritti per il cantante dopo la sua uscita dai Pooh. Tra i riconoscimenti ottenuti: il premio per la migliore canzone straniera alla 8ª edizione del World popular song festival of Tokyo, con “Ritratto di donna” interpretato da Mia Martini e il 1º Primo premio assoluto alla 13ª edizione dello stesso festival (1982), con il brano “Where Did We Go Wrong”. Lopez è noto al grande pubblico anche per avere scritto e interpretato “Pinocchio perché no?”, sigla delle nuove avventure di Pinocchio, l’edizione italiana del cartone animato giapponese ispirato all’omonimo burattino di Collodi.

Quarant’anni di carriera, una vita dedicata alla musica, come hai iniziato?

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Luigi Lopez durante il tour 2014

Nel 1965 ero il “chitarrista elettrico” degli Shocks, il mio gruppo. In una magica serata ci esibimmo al Titan Club di Roma, come band di supporto dei mitici Gun. Alla fine della performance, vennero nel mio camerino a congratularsi nientemeno che Gianni Boncompagni e i Rokes, con Shel Shapiro in testa. Avevo fatto una buona impressione e fu Gianni a propormi di scrivere canzoni, aiutandomi con i suoi preziosi consigli. È cominciata così, poi arrivò il mio primo contratto di esclusiva con l’Apollo Records di Edoardo Vianello, che m’introdusse professionalmente nel grande mondo della Rca Italiana.

Per tanti anni Carla Vistarini ha scritto i testi delle tue musiche …
Quando cominciai ad avere credibilità come compositore, la convinsi a scrivere il testo di una mia musica. Le sue poesie mi commuovevano, perché non provare, mi chiedevo? Non fu facile farla accettare dai miei collaboratori, dai vari produttori ma bastò la sua “Mi sei entrata nel cuore”, cantata dagli Showmen, a farla entrare di diritto nella grande famiglia dei parolieri italiani.

Sei uno dei pochi autori che hanno scritto canzoni per Mina e Ornella Vanoni, una bella soddisfazione?
Due grandi antagoniste? O due insuperabili contendenti? Beh, comunque entrambe nel mio “libro dei record”. Ancora non saprei dire chi di queste due immense interpreti sia la mia preferita; me le tengo strette, strettissime nell’album delle mie soddisfazioni più preziose. Brani quali “Ancora dolcemente”, “Mi piace tanto la gente”, “La voglia di sognare”, come potrei mai decidere per l’una o per l’altra? Impossibile!

“Delfini”, in altre parole l’incontro con Domenico Modugno e Franco Migliacci, che ricordo hai della vostra collaborazione?
Modugno, Domenico, Mimmo, chiamiamolo come più ci piace, il grande “Mr. Volare” aveva davvero le ali. Durante la registrazione non volle che sulla sua voce fosse messo nessuno dei tecnologici effetti che avrebbero potuto aiutare la sua performance. Straordinario e insuperato maestro.

“Here I go again”, interpretata da Julie Anthony, ha vinto dischi d’oro in giro per il mondo, così come “Another chapter” eseguita da John Rowles …
Si tratta di ennesimi regali della mia fortunata avventura americana. Ero in vacanza a Londra, davanti a Buckingham Palace, intento ad ammirare il cambio della guardia, quando alle mie spalle sentii qualcuno intonare un’inconfondibile melodia, c’era una ragazza con le guance punteggiate di lentiggini, che canticchiava la mia “Here I go again”, in quei giorni al top delle classifiche in Australia.

Al World popular song festival di Tokyo hai vinto con “Where did we go wrong”…
Nel 1982 rappresentavo gli Usa e vinsi il primo premio, il “Golden grand prize”, con la mia canzone “Where did we go wrong” eseguita da Anne Bertucci, con i versi di Nat Kipner (primo produttore dei Bee Gees e straordinario autore) e l’arrangiamento di Jimmie Haskell (arrangiò “If you leave me now” dei Chicago).

“La nevicata del ‘56” fu eseguita per la prima volta al Cenacolo della Rca italiana?

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Compone insieme a Carla Vistarini “La nevicata del ‘56”, portata al successo da Mia Martini

“La nevicata del ’56” fu scritta non meno di 35 anni fa con la collaborazione di Fabio Massimo Cantini. Non potevo immaginare che Carla Vistarini ponesse su quelle nostre semplici note, una vera e propria “poesia”, un affresco di Roma, evocativo di un evento indimenticabile, che la canzone ha contribuito a fissare per sempre nell’immaginario e nei ricordi di tanti italiani. Fu Gabriella Ferri (era il 1975 o giù di lì …) ad ascoltare per prima la nostra canzone. Con la mia chitarra e un’indicibile emozione la eseguii seduto al centro di una stanza del Cenacolo, il piccolo “ateneo musicale” voluto dalla Rca, per favorire gli incontri e gli scambi di idee fra gli “emergenti” della cosiddetta “scuola romana”. Gabriella Ferri era accompagnata dal suo produttore Piero Pintucci, invitata espressamente per ascoltare quella che le era stata annunciata come la canzone “perfetta”, per proseguire la serie dei suoi successi legati a Roma. Ricordo come fosse ieri il silenzio che si creò durante l’ascolto, e alla fine Gabriella mi abbracciò commossa: aveva gli occhi bagnati di lacrime. Contrariamente alle attese, la nostra canzone rimase nel cassetto per oltre quindici anni, fino ai giorni che precedettero la partecipazione di Mia Martini al Festival di Sanremo 1990, dove conquistò il meritatissimo premio della critica.

Luigi Lopez oggi?
Con mio figlio Riccardo è nata un’intesa musicale assai promettente, lo scorso anno la nostra canzone “Sailor”, cantata da Riccardo, ha scalato le classifiche di tutte le radio web, staremo a vedere …

La foto in evidenza, scattata a Manciano (Grosseto), è di Giuseppe Barbagallo e Carlo Paoletti

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William Molducci

È nato a Forlì, da oltre 25 anni si occupa di giornalismo, musica e cinema. Il suo film “Change” ha vinto il Gabbiano d’argento al Film Festival di Bellaria nel 1986. Le sue opere sono state selezionate in oltre 50 festival in tutto il mondo, tra cui il Torino Film Festival e PS 122 Festival New York. Ha fatto parte delle giurie dei premi internazionali di computer graphic: Pixel Art Expò di Roma e Immaginando di Grosseto e delle selezioni dei cortometraggi per il Sedicicorto International Film Festival di Forlì. Scrive sul Blog “Contatto Diretto” e sulla rivista americana “L’italo-Americano”.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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