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“Una bella esperienza che sarei felice di ripetere”, sono queste le parole di Roberto Antonelli, attore e docente del Centro sperimentale cinematografico di Roma, a Ferrara sabato per una full immersion di tre ore al Centro preformazione attoriale, il primo in Italia indirizzato agli adolescenti. Antonelli, che ha recitato sotto la direzione di registi come Monicelli, Zeffirelli, Festa Campanile, vede nella scuola un progetto di grande interesse: “Oltre all’entusiasmo dei ragazzi, che conferma quanto il teatro possa dare forza e divertire, lo spazio ha una buona acustica e si presta a molteplici attività artistiche”. In uno scatolone aperto ai lati, illuminato dalla luce dei telefonini, dentro il quale i visi degli allievi si sono arricciati nelle più differenti espressioni di micro e macro mimica, il docente ha trovato il piacere di un scambio di emozioni e conoscenze: “Ho visto delle faccette interessanti”, dice Antonelli.

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Un corso al Centro preformazione attoriale di Ferrara

Certo per fare il mestiere dell’attore, sostiene, oltre alla passione e al sacrificio ci vuole il guizzo del talento, l’occasione giusta, la capacità di calarsi nel personaggio al punto di suggerirne alcuni vezzi sempre che si abbia la fortuna di lavorare con un regista disposto ad accettarli in virtù di un feeling speciale con l’interprete. “Bisogna essere dentro il viaggio del cinema, del teatro, avere una pazienza infinita – spiega – Può capitare di restare sul set dall’alba al tramonto senza neppure recitare e magari farvi ritorno il giorno successivo. Ci possono essere progetti che partono e poi si arenano, è il gioco del cinema”. L’esempio arriva puntale e ha contorni ferraresi: “Mi è successo con Antonioni, mi vide recitare e, senza alcun provino, mi scelse per un suo film – racconta – parlammo per un paio d’ore, era un uomo con un grande senso dell’ironia nonostante fosse il regista dell’incomunicabilità. Fu un bellissimo incontro, ma poi del progetto non se ne fece nulla”. Come dire: nel cinema, in teatro e nel mondo dello spettacolo più in generale, nulla è scontato. E’ la sfida dell’attore, dell’artista. Ne era consapevole fin da quando frequentava l’Accademia nazionale di arte drammatica, dove fu allievo di Giorgio Bassani: “Mi interrogò su “I persiani di Eschilo”, non avevo studiato ma lo avevo ascoltato e andai benissimo. Per tre anni non mi chiamò più – prosegue – Gli stavo simpatico, era una fortuna, e quando i registi venivano a cercare gli attori faceva sempre il mio nome. All’esame finale sbagliai qualcosa e lui me ne chiese il motivo tanto era convinto della mia attenzione, non sapeva che quando lo fissavo dal primo banco, spesso il mio pensiero era altrove”.

Attore però lo è diventato, e persino insegnante, forse per questo oggi ha parole di elogio per il suo ex allievo Stefano Muroni e per la “gioiosa serietà”, testuale, con cui si spende per costruire una scuola a misura di adolescenti. Per parte sua Stefano Muroni, 25 anni, un portfolio professionale di spessore, non nasconde la soddisfazione di quanto messo in campo finora: “In quattro mesi abbiamo fatto il percorso di cinque o sei anni – spiega – oltre alla collaborazione col Giffoni film festival abbiamo concretizzato il gemellaggio con “l’Escuela de artes escénicas Pàbulo di Santiago de Compostela. Ogni anno i ragazzi avranno uno stage con un docente del Centro di cinematografia sperimentale di Roma, ciò significa offrire ai nostri allievi, adolescenti tra i 14 e i 20 anni, opportunità di qualità senza costi aggiuntivi”. L’intreccio di rapporti con realtà nazionali, internazionali e locali offre a quattro ragazzi del secondo anno di partecipare al Giffoni festival con altrettanti lavori senza dover passare la preselezione; due del primo, spesati di viaggio e alloggio, andranno in Spagna per una full immersion di recitazione in lingua spagnola e nove video degli allievi saranno trasmessi da Telestense.

In poche parole, insiste Muroni, la scuola ferrarese, già divenuta centro di produzione, è un’azienda culturale in attivo: “Un valore aggiunto per Ferrara – conclude – Proprio per questo speriamo di diventare parte di un investimento culturale delle istituzioni e di avere, attraverso il nuovo sportello dedicato della Camera di commercio, delle sponsorizzazioni per crescere sempre di più”.

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Monica Forti


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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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