Skip to main content

“Lasciate in pace i miei morti che io non disturbo i vostri. Questo cimitero deve vivere perché è tutto ciò che rimane in città delle nostre radici”. Queste sono le parole della vicentina Paola Farina, di religione ebraica, nei confronti dell’amministrazione comunale di Vicenza che propone lo smantellamento dell’ex cimitero ebraico. Con questa proposta si intende cancellare la memoria ebraica della città. Su invito della stessa Paola, stanno giungendo lettere di sdegno e proteste al sindaco, da ogni parte d’Italia e dall’estero.

Perché questa proposta di smantellamento dell’ex cimitero ebraico nella tua città, Vicenza?
E’ ciclico, Laura, da quando avevo vent’anni… ogni dieci anni arriva il genio di turno. Il Cimitero è in stato di abbandono, questo è vero, ma verso fine anni Novanta il Comune rifiutò una sepoltura, quella della signora Lattes, che venne poi sepolta a Ferrara. Il Cimitero si trova a ridosso delle Mura della città: taglia via i perimetri di cemento, perché non si può costruire a ridosso. Un parco giochi o un’altra destinazione aprono i portoni per una cementificazione di massa.

A Vicenza esiste ancora una Comunità ebraica?
No, a Vicenza non c’è una Comunità Ebraica e quella che c’era prima della guerra era molto spartana, credo sia l’unico cimitero ebraico dove un marito si è portato con sé la moglie non ebrea e dove un ex ebreo si è fatto mettere una croce. Le tombe hanno raffigurato le immagini dei defunti: rarissimo e del tutto fuori dalle regole. Per questo mi piacciono le mie radici, perché atipiche: io sono parente di pari grado di un rabbino e di un santo. Sono cresciuta tra mille contraddizioni e mille sfaccettature, ho avuto un’adolescenza difficilissima e molto sofferta per questo, ma ora da diversamente giovane sono ricca di cultura, di ironia e di versatilità, pur rimanendo molto ancorata alle mie radici ebraiche. Non ci sono dubbi che la Comunità di Vicenza sia stata importante e fosse ben inserita nel contesto, perché l’appezzamento di terreno è piuttosto grande, forse si sperava in una crescita, ma sia il clero, sia la deportazione hanno contribuito ad annientare una cultura e una religione. Però mi ricordo ancora alcune vecchie signore che incontravo da bambina con mia nonna al Caffè la Triestina e poi di un pellicciaio Diamantish che era un ex internato dalla Jugoslavia e che poi andò in America.

L’atteggiamento dell’amministrazione comunale, compreso il sindaco?
Per il momento silenzio assoluto. So che in questo periodo godo di grandi antipatie, accadde così anche nel 2004 quando usai la stessa strategia con il sindaco Enrico Hullwech (FI). Non credo che il sindaco Achille Variati (Pd-Lista Civica) sia una persona con sentimenti antisemiti, penso invece che si sia scelto collaboratori sbagliati. Del resto chi vuole piacere a tutti non è esente da simili errori.

E’ vero che stanno giungendo al sindaco, da ogni parte, numerose lettere di sdegno e protesta, dopo il tuo appello?
Parecchie, in copia a me una quarantina, ma il mio obiettivo era 100 (però sono disordinata, potrebbero essercene altre che non ho spostato). Mi sono piaciute tutte, anche quelle di poche parole, il mio obiettivo era sensibilizzare le persone alla Memoria della presenza ebraica a Vicenza. Hamos Guetta ha scritto in un italiano arcaico: “Signor Sindaco Variati. Non un cimitero ma un vero monumento storico, guai a toccarlo, noi ebrei tripolini che abbiamo visto distrutto il nostro cimitero a Tripoli (Libia) ed abbiamo seguito la serie di disgrazie succedute al popolo Libico. Dobbiamo salvare Vicenza da tali disgrazie. Distruggere un cimitero ebraico secondo la ghemara attrae sul luogo e sugli autori disgrazie. Scusate il tono che può sembrare una minaccia, ma è ciò che è scritto ed avvenuto altrove sempre. Ho saputo da Paola Farina dell’intento di adibire a parco giochi il Cimitero Israelitico. Io sono stato con Paola ed ho visto quel cimitero. Salvate il cimitero e con esso l’anima di Vicenza e della sua gente”.
E quella di una ex vicentina, ormai israeliana da tantissimi anni: “egregio signor sindaco Variati, non capisco con che diritto lei abbia deciso di distruggere le tombe ebraiche di Vicenza. Ha lo stesso diritto che ha l’Isis di distruggere Palmira. Le tombe ebraiche sono a perpetuità, non possono essere spostate. Può togliere invece tutte quelle degli intrusi che sono stati messi lì, mi sembra soldati tedeschi e la pacchianeria fatta da una famiglia di convertiti e fare lì il suo parco giochi. Certo il cimitero ebraico di Vicenza non è bello come quello del Lido di Venezia o di Praga, ma può essere restaurato e valorizzato. I cimiteri sono un luogo di riposo e meditazione e possono diventare anche meta di visite, come il Père Lachaise a Parigi, i parigini non si sognerebbero certo di distruggerlo. Distruggere le cose antiche è facile, peccato che non si possano ricostruire. Cordialmente una ex-vicentina. Carla Valpiana”.
E quello della mia amica Penina Meghnagi Salomon dalla California: “No al furto delle radici ebraiche di Vicenza. Sei un Tikun per noi anche questa volta. Mi unisco a Paola. Sei benedetta. Chiedi qualsiasi dichiarazione e firmerò sempre. Questo più di tutti perché ha detto che sono benedetta, ma onestamente non ci sono parole che possano valere l’una sull’altra, tutte le mail sono state una manifestazione di affetto e di solidarietà. Noi siamo una grande famiglia, noi Ebrei e quelli che la pensano come noi anche se di religione diversa.

Come pensi che evolverà questa situazione?
Devo rispondere da persona educata? Ci provo. Sarebbe ora che i “politicicantesi” prima di parlare studiassero. Il Cimitero non potrà venire smantellato: il 27 febbraio 1987, il Presidente del Consiglio, Bettino Craxi e la Presidente dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane, Tullia Zevi firmarono un accordo, trasformato in Legge 8 marzo 1989, n. 101 (modificata) Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l’Unione delle Comunità ebraiche italiane.
Articolo 16, punto 3: “Le sepolture nei cimiteri delle Comunità e nei reparti ebraici dei cimiteri comunali sono perpetue in conformità della legge e della tradizione ebraiche“.

Mercoledì, il sindaco di Vicenza, Achille Variati, tramite un comunicato stampa e una telefonata privata alla stessa Paola Farina, ha rassicurato riguardo le sorti del Cimitero Ebraico di Vicenza: “Voglio assolutamente tranquillizzare Paola Farina, la comunità ebraica di Vicenza e Verona, la presidente provinciale di Italia Nostra e tutti i firmatari della lettera in cui si ipotizza che il Comune voglia trasformare in parco il cimitero ebraico, che noi non abbiamo in nessun modo avuto simili intenzioni. Smantellare quel cimitero sarebbe un oltraggio”.

tag:

Laura Rossi

Curatrice e insegnante d’arte. Ha recensito vari libri e ha collaborato con alcuni mensili curandone la pagina dell’arte come “la cultura e l’arte del Nord-est” e la pagina dell’arte di Sport-Comumi. Ha curato la Galleria Farini di Bologna e tutt’ora dirige e cura a Ferrara la Collezione dello scultore Mario Piva. Ha ricoperto per circa dieci anni la carica di presidente della Nuova Officina Ferrarese, con decine di pittori e scultori fino agli inizi degli anni duemila. Sue critiche d’arte sono pubblicate sul “Dizionario enciclopedico internazionale d’arte contemporanea” 1999/2000

PAESE REALE

di Piermaria Romani

PROVE TECNICHE DI IMPAGINAZIONE

Top Five del mese
I 5 articoli di Periscopio più letti negli ultimi 30 giorni

05.12.2023 – La manovra del governo Meloni toglie un altro pezzo a una Sanità Pubblica già in emergenza, ma lo sciopero di medici e infermieri non basterà a salvare il SSN

16.11.2023 – Lettera aperta: “L’invito a tacere del Sindaco di Ferrara al Vescovo sui Cpr è un atto grossolano e intollerabile”

04.12.2023 – Alla canna del gas: l’inganno mortale del “mercato libero”

14.11.2023 – Ferrara, la città dei fantasmi

07.12.2023 – Un altro miracolo italiano: San Giuliano ha salvato Venezia

La nostra Top five
I
 5 articoli degli ultimi 30 giorni consigliati dalla redazione

1
2
3
4
5

Pescando un pesce d’oro
5 titoli evergreen dall’archivio di 50.000 titoli  di Periscopio

1
2
3
4
5

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it