Skip to main content

da: Officine dell’Immagine

In scena a Milano “The Others Me”: a cura di Silvia Cirelli, la più grande personale mai realizzata in Italia sul lavoro di una delle più importanti artiste mediorientali del nostro tempo

Il ruolo della donna nella società Iraniana, lo scontro fra modernità e tradizione, i fantasmi dei
sanguinosi conflitti passati (guerra Iran-Iraq), sono tutti temi di stretta attualità, trattati con
raffinatezza ma senza retorica, con forza ma fuori dai più facili cliché, da una delle più grandi fotografe mediorientali del nostro tempo. Dal 23 aprile al 21 giugno 2015, Officine dell’Immagine
di Milano ospita la più ampia personale mai realizzata in Italia di Shadi Ghadirian (Teheran, 1974).
Curata da Silvia Cirelli, la mostra rappresenta un’inedita occasione per esplorare il percorso
artistico di questa celebre interprete, dai primi lavori di fine anni ’90 ai suoi ultimissimi progetti.

Già molto nota a livello internazionale e sicuramente una delle figure di riferimento del panorama
artistico del Medio Oriente, Shadi Ghadirian è tra i protagonisti della prossima Biennale di Venezia.
Chiamata a esporre in prestigiosi Musei che passano dal British Museum di Londra al CCCB di
Barcellona, vede sue opere all’interno di grandi collezioni pubbliche, come quelle del Centre
Pompidou di Parigi, del Victoria and Albert Museum di Londra, del Boston Fine Art Museum, del
Los Angeles County Museum of Art, dello stesso British Museum e del Mumok di Vienna.

LA MOSTRA – La personale milanese, dal titolo The Others Me, ripercorre i tratti distintivi della
poetica di Shadi Ghadirian, offrendo il suo personale sguardo sulle contraddizioni dell’Iran odierno,
con una particolare attenzione verso la condizione femminile nella società contemporanea.
Ghadirian sorprende per un’impronta espressiva al contempo delicata e tagliente, capace di
testimoniare le complessità e le ambivalenze di un contesto sociale articolato come quello
iraniano.

Aprono la mostra le fotografie della serie Miss Butterfly (2011), evocativi scatti in bianco e nero
che riprendono donne intente a tessere insolite ragnatele nell’intimità delle proprie mura
domestiche. A un’impronta poetica di suggestivo lirismo, Shadi Ghadirian accosta un’infusa
percezione di dolente silenzio, accentuata a sua volta dal contrasto fra il buio delle stanze e
quell’unico fascio di luce su cui la ragnatela trova rinforzo. La serie s’ispira a un’antica favola
iraniana, Miss Butterfly appunto, che racconta di una farfalla che desiderosa di incontrare il sole
cade purtroppo prigioniera nella tela di un ragno.

La figura femminile è baricentrica anche in Like Everyday del 2002 – una delle serie più conosciute
di Ghadirian – dove donne coperte da chador floreali mostrano, al posto del viso, moderni utensili
da cucina. Per una sottile critica che l’artista muove nei confronti del proprio paese, evidenziando le incoerenze di una società dove le urgenze della modernità e della globalizzazione si scontrano,
sul piano sociale, con i retaggi di una cultura dalle forti contraddizioni.

L’esposizione prosegue poi con le famose fotografie del progetto Qajar (1998), in cui l’artista
ricostruisce le ambientazioni tipiche della Dinastia Qajar, regnante in Iran per circa 150 anni (1794-
1925). Agli scenari d’epoca, Shadi Ghadirian aggiunge però alcuni “oggetti proibiti” della
modernità – una macchina fotografica, un telefono, cosmetici femminili o degli occhiali da sole –
creando una netta collisione scenica, allegoria di una congenita ambivalenza di fondo.

L’equilibrio fra paradossi torna infine nella serie Nil, Nil (2008), dove Ghadirian affianca semplici e
innocui oggetti domestici ad articoli simbolo di aggressività e dolore, introducendo la guerra come
elemento del quotidiano. Una sottile riflessione su quanto il popolo iraniano continui purtroppo a
fare i conti con le atrocità e le sofferenze dei conflitti passati: non è infatti troppo lontana nel
tempo la sanguinosa guerra contro l’Iraq (1980-1988).

NOTE BIOGRAFICHE – Shadi Ghadirian è nata a Teheran (Iran) nel 1974, dove attualmente vive e
lavora. Si è laureata in Fotografia alla Azad University di Teheran. Al suo attivo ha numerose
mostre sia in importanti Musei stranieri, come il Boston Fine Art Museum, il Victoria and Albert
Museum e il British Museum di Londra, il Centre Pompidou di Parigi, l’Hong Kong Art Center, il
CCCB di Barcellona, il MUMOK di Vienna, il Beirut Exhibition Center o il San Jose Museum of Art di
New York; che partecipazioni a Festival e Biennali, come la Biennale di Venezia (2015), The
International Photo Festival di Kusadasi in Turchia (2012), il Photo Espana Festival (2011), il
Noorderlicht Photo Festival in Olanda (2007) il Photography Festival di Istanbul (2007), la Photo
Biennial di Mosca (2004) e quella di Lussemburgo (2004), la Sharjah Biennial (2003).

tag:

Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it