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Due uomini su scalini, Italia, settembre 1900
Due uomini su scalini, Italia, settembre 1900

Un fotografo dilettante, così si dice, ma guardando i suoi scatti abbiamo tutt’altra sensazione. Forse vengono definiti dilettanti coloro che non hanno avuto grandi riconoscimenti pubblici (alcuni erano arrivati, prima della Rivoluzione) o eclatante successo, in tal caso possiamo anche concordare con l’utilizzo di tale sostantivo, ma se invece l’appellativo viene affibbiato a chi non abbia particolare tecnica, fantasia, curiosità o inventiva, allora non possiamo che dissentire con chi definisca dilettante Sergey Chelnokov (1861-1921), uno dei fotografi russi di inizio secolo le cui immagini in bianco e nero sono state esposte qualche tempo fa al Museo della Città di Mosca. Nella mostra “Carpe diem”, oltre 200 immagini della capitale russa (ma non solo), di fine XIX-inizi XX secolo, hanno dato vita a un interessante diario visivo dell’epoca realizzato da un uomo brillante e curioso che, passeggiando e viaggiando, ha fissato su pellicola le manifestazioni della vita di tutti i giorni, dalle celebrazioni alle scene domestiche e più intime, la vita di persone di varie condizioni sociali e appartenenti a culture diverse. Una testimonianza autentica e una visione panoramica di quel momento storico. Opere che fanno parte di un archivio, che contiene più di 1500 fotografie con le immagini delle città della Russia e dell’Europa, dove non erano presenti didascalie particolari. Lo sforzo di identificare luoghi e personaggi è stato grande e internet ha molto aiutato nel confronto fra il prima e l’oggi, permettendo di ritrovare città e quartieri degli scatti.

Sul Vesuvio, non datato
Sul Vesuvio, non datato

Fra questi, le piazze di Mosca e di Londra, l’esposizione mondiale di Parigi del 1900, la linea del tram sul Kuznetsky Most, le celebrazioni dell’Epifania, la primavera sulle Colline dei passeri, il ghiaccio sulla Moscova, il lavoro nei campi nella provincia russa, la difesa di Port Arthur, l’apertura del monumento a Gogol a Mosca, le celebrazioni della ricorrenza della guerra patriottica del 1812. Sergey Chelnokov era immerso in questa realtà, aveva anche partecipato alla gestione della città: nel 1900, era stato eletto alla Duma di Mosca, aveva dedicato molto tempo ed energie allo sviluppo dei trasporti e avrebbe viaggiato molto, anche nel Belpaese. Una parte importante della mostra, infatti, è rappresentata dalle immagini dell’Italia: Venezia, Genova, Napoli, Firenze e altre città.

Venezia, Settembre 1900
Venezia, Settembre 1900

Venezia e Napoli rappresentano probabilmente la maggioranza degli scatti italiani, fra il 1900 e il 1912. Vi sono poi fermi su Merano o sul Vesuvio misterioso e fumante. Uno sguardo russo sull’Italia dell’epoca. Bello.

Sul Vesuvio, non datato
Sul Vesuvio, non datato

Nel 2016, la mostra, organizzata in collaborazione con l’Istituto italiano di cultura di Mosca, sarà presentata in Italia.

Per vedere alcune fotografie. alcuni link e un libro (anche se non leggete il russo, le immagini parlano da se’):

Venezia vista Rialto e Mercerie, Settembre 1900
Venezia vista Rialto e Mercerie, Settembre 1900

http://chelnokov.org/, http://varlamov.ru/1284453.html, http://thevanderlust.com/ru/city/moscow/mr-vanderlust/news/2245.html

Sergey-CHelnokov_-Russkiy-fotograf-na-rubezhe-vekov

La fotografia in evidenza ritrae Merano

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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