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Da ufficio stampa Istituto di Storia Contemporanea, Ferrara

Sul palco della Sala Estense saliranno ragazzi ebrei, cristiani, musulmani e drusi

Ha passato la sua vita a combattere le ideologie e i pregiudizi subiti dal suo popolo grazie agli strumenti della cultura. Questo fine settimana Ferrara sarà il palcoscenico di Angelica Edna Calò Livnè per due incontri unici. Venerdì 24 febbraio, alle 10, in Sala Estense andrà in scena Beresheet – In Principio, dei Ragazzi Arcobaleno di Galilea, uno spettacolo di mimo e danze diretto dalla regista e scrittrice ebrea. La compagnia teatrale sarà accolta da oltre duecento studenti delle nostre scuole superiori per condividere e diffondere un messaggio di coesistenza pacifica.
«Credo profondamente – spiega la Calò Livnè – che il nostro lavoro sia una dimostrazione di fiducia nell’avvenire, una vittoria del bene, della positività e della luce sul male e sulle tenebre che continuano a oscurare la nostra società». Quindici anni fa è iniziato il viaggio in giro per il mondo dei Ragazzi dell’Arcobaleno di Galilea, per raccontare che la realtà è fiducia nell’uomo in quanto tale, è solidarietà e partecipazione, coinvolgimento e lotta contro chi pretende di capovolgere i valori che danno anima alle nostre comunità. Erano in dieci e sono divenuti un gruppo affiatato che oramai raccoglie più di cinquecento ragazzi ebrei, cristiani, musulmani e drusi. Insieme raccontano danzando il bisogno profondo di pace di chi conosce la guerra in prima persona e della comprensione, unica arma contro l’odio razziale. Esprimono l’importanza e il valore immenso della differenza come fonte di ricchezza e di crescita, e non come motivo di conflitto. Beresheet è un messaggio di fiducia per un domani in cui si può vincere l’indifferenza, e dare a ognuno dignità e significato.
Sabato 25, alle 18.15, Angelica Calò Livnè sarà ospite del Circolo Negozianti a Palazzo Roverella per presentare Memorie di un angelo custode (Cantagalli), un manuale per chi ha perso la speranza. A dialogare con lei sarà Simonetta Della Seta, direttrice del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah. Il romanzo racconta la storia di una donna che scende da una collina della Galilea per seminare negli altri la voglia di vivere, accompagnata senza sosta da un angelo indolente. Il doppio appuntamento è scaturito dalla sinergia tra la Comunità Ebraica di Ferrara, l’Associazione Donne Ebree d’Italia e l’Istituto di Storia Contemporanea.

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Angelica Edna Calò Livnè è insegnante, educatrice, formatrice, regista, scrittrice, fondatrice e direttrice artistica della Fondazione Beresheet LaShalom – Un inizio per la pace, con sede in Alta Galilea in Israele. La svolta della sua vita arriva nel 2001 quando il primo dei suoi quattro figli, viene chiamato per il servizio militare in Israele, nel Paese dove ha scelto di venire a vivere a vent’anni, il suo istinto di madre, la sua vocazione di educatrice, uniti alla preoccupazione si fanno più forti e le fanno decidere di fare qualcosa di concreto per la pace in Medio Oriente. Sviluppa dunque un metodo di educazione per i giovani attraverso le arti nel quale convoglia gli skills di insegnante, attrice, coreografa e regista: nasce prima la Compagnia dell’Arcobaleno con lo spettacolo di teatro-danza Beresheet, poi la Fondazione omonima. Da allora viene invitata a rappresentare i suoi spettacoli con ragazzi musulmani, ebrei, cattolici, drusi e cirkassi della Galilea, veri protagonisti e destinatari del suo operato, i quali, essi stessi, si assumono il ruolo di giovani ambasciatori nel mondo di una coesistenza possibile. Angelica Edna Calò Livnè con la sua Fondazione, ha preso parte a workshop dovunque e ha lavorato con giovani provenienti da Egitto, Palestina, Marocco, Giordania, Malta, Italia, Brasile, Polonia, Estonia, Penisola Scandinava e con tante donne straniere, madri ed educatrici, prime mediatrici di un sentire pacifico. Il suo impegno per il dialogo tra diversi le è valso molti riconoscimenti e nel 2005 una candidatura al Nobel per la Pace.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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