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L’onorevole Zoggia parlamentare veneziano del Pd esterna stupore ed un malcelato nervosismo perché uno dei tanti indagati dell’ennesimo scandalo, il Mose, l’ha accusato di aver ricevuto un contributo elettorale di 65.000 euro elargitogli nel 2008 in una delle tante “cene” che impegnano duramente gli aspiranti alla medaglietta parlamentare. “E’ tutto contabilizzato”, dichiara serafico il Nostro.
“Dove sta il reato? Di che parliamo”. È la risposta secca ed anche scocciata. “Un normale contributo” dichiarano i suoi difensori.
Ha ragione lui. Il reato non c’è. Si passi oltre. No caro onorevole! Penalmente Lei non ha nulla da temere, ma è sufficiente questo? E la Politica (quella che tanti a sinistra chiedono e rivendicano), i valori di cui deve essere sempre permeata non sono forse stati violati da un convivio in cui brillavano tra i presenti e probabili finanziatori diversi amministratori della famigerata cupola Consorzio Venezia Nuova? C’era persino quel Pier Giorgio Baita, allora presidente della Mantovani (impresa già attenzionata dalla Magistratura anni prima), che ora confessa di aver distribuito oltre un miliardo di euro in tangenti e regalie. Una banda di noti filantropi che non si muove mai a caso. E’ “normale” tutto questo o anche a sinistra ha prevalso la pratica del “pecunia non olet”. Queste frequentazioni interessate stridono con l’etica politica e segnalano un relativismo valoriale da condannare. Un esame del sangue ai tuoi commensali caro Zoggia andrebbe sempre fatto, preventivamente. Ti dichiari per la politica onesta e pulita, per la trasparenza? Bene allora evita aziende che hanno fondato sulla corruzione le loro fortune. Non solo. Ma anche quelle che hanno falsificato i bilanci, hanno inquinato l’ambiente (vedi i centomila euro dati al Pd dall’Ilva di Taranto) o sono state condannate perché colpevoli di gravi incidenti sul lavoro… E’ fare demagogia chiedere almeno questo a chi si dichiara ad ogni piè sospinto militante e dirigente di una “nuova sinistra”?
Abolire le “cene” elettorali non sarebbe una gran perdita. Credo. Disciplinare gli ormai “famigerati” contributi “personali” sarebbe un bene per i candidati ed il partito che li esprime. So bene che i tempi sono cambiati. Nel confronto elettorale i partiti eccitano la personalizzazione quasi sempre per mascherare le loro manchevolezze. Cercano una plusvalenza politica nella “personalità” che indicano, ma la correlazione partito-candidato rimane, per fortuna, ancora molto intrecciata. Se questi toppa sul piano morale o dell’etica pubblica il danno per chi lo ha espresso è enorme. L’opinione pubblica radica il suo giudizio sul “son tutti eguali” e Grillo gongola. Che fare quindi? Trasparenza pubblica assoluta sui finanziamenti di cui però si deve assumere controllo e quindi responsabilità anche il partito in questione. Vietato il libero arbitrio sull’uso dei fondi avuti dopo che organismi collettivi politici ne hanno accertato la liceità non solo penale ma anche morale.
Caro Zoggia la magistratura non avrà nulla da eccepire sui 65.000 euro, io si e con me – ne
sono sicuro – tanti che vorrebbero continuare a votare Pd senza turarsi il naso.

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Paolo Mandini


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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