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Sì. Dopo ponderata e seria analisi riconosco che siamo la città dei MA.
MA non voglio addentrarmi in discussioni elaborate e politicamente corrette e/o scorrette: mi limito a riportare alcuni esempi di totale pienezza culturale e di felicità mentale che, nonostante tutto, hanno dato luogo all’inevitabile MA.
Qualche sera fa si è consumata, nella Ferrara attenta e capace di cogliere l’eccezionalità di qualche evento, una possibilità straordinaria. Quella di poter ascoltare due immensi protagonisti della scena musicale: Gidon Kremer e Martha Argerich. La mia Martha divina a cui ho riservato un culto che rasenta l’idolatria e che viene condiviso da due soli altri artisti; Maria Callas e Sviatoslav Richter. Non si tratta qui di fare paragoni o classifiche. E’ una scelta individuale che corrisponde a un sentire interiore.
MA quella sera il successo ha travolto gli stessi compassati ascoltatori: ovazioni, invocazioni di bis, battito di piedi. Al momento dell’esecuzione del terzo bis, memore della importanza etica di rispondere con la difesa dell’arte al terrore e alla infamia ho osato urlare “Vous êtes la Musique!!!” procurandomi un sorriso della Argerich che mi ha profumato il cuore.
MA il giorno dopo leggo la recensione di un critico musicale ferrarese che stimo. E resto di sale. Nell’articolo si parla di una esecuzione di routine, fredda, a volte sbagliata senza nerbo: un concerto “glabro e anodino come la Venere di Botticelli”
MA scherziamo? (usando il tono di voce di Crozza che imita Landini).
Che c’entrano i peli con la Venere e con la Martha? Passi per Kremer adorno da un’incolta barbetta di tre-quattro giorni. Poi da pedante professorino di italiano, non molto sicuro del termine “anodino” vado a consultare la bibbia ovvero Il grande dizionario della lingua italiana di Salvatore Battaglia, vol. I, p.505. Scarto il significato primo dell’ aggettivo “lenitivo, calmante” e mi rivolgo al secondo figurato: “senza carattere, senza energia, insignificante”. Allora: concerto senza peli, insignificante come la Venere di Botticelli.
MA, mi pare, una metafora troppo ardita e anodina oltre che sbagliata.
Un altro avvenimento eccezionale è stato la presentazione di un libro straordinario, Alfonso I d’Este. Le immagini del potere. Un’analisi a tutto campo di più di mille pagine condotta da Vincenzo Farinella con la collaborazione di Marialucia Menegatti e di Giorgio Bacci. L’amico Farinella mi promette di condurre gli ascoltatori a visitare i camerini del Duca per illustrare la posizione dei quadri straordinari che l’adornavano: da Tiziano a Dosso a Michelangelo e a tanti altri,
MA i Camerini rientrano nel percorso dell’esposizione dei quadri di Boldini e de Pisis. Dopo compassate e “anodine” conversazioni con i responsabili del Castello ci viene soavemente dichiarato che gli Amici dei musei, organizzatori della presentazione, avrebbero dovuto pagare un sorvegliante per permettere l’ingresso oltre l’orario di chiusura assurdamente fissato alle 17.30.
MA l’Associazione non poteva permettersi quella spesa visto che vive, o meglio vivacchia, con le quote associative per cui si è deciso che la presentazione sarebbe stata fatta alle ore 15, l’orario più assurdo per chi avrebbe voluto presenziare.
MA i ferraresi hanno capito e così la sala dei Comuni si è riempita di oltre cento persone.
E poi non si deve riconoscere a Ferrara il titolo di “città d’arte e di cultura”?
La città dei MA, d’altronde, fa parte della nazione dei MA e una lieta notizia verrà sempre commentata con il suo rosario di MA.
“Il giornale dell’arte” così dava notizia di un fatto importantissimo: “La Toscana salva il suo paesaggio. Approvato dalla Regione il Piano del paesaggio all’ultimo tuffo e dopo dure contestazioni interne e rinvii continui. Cave di marmo e coste i temi più “caldi”. L’intesa con il ministero per i beni culturali”. In altri termini all’ultimo minuto è stato votato il piano “salva paesaggio”, istituito per preservare il paesaggio toscano da stravolgimenti terrificanti che avrebbero sconvolto le alpi Apuane, le cave di marmo o le coste toscane. Il deciso intervento del governatore toscano e del ministro Franceschini hanno evitato il peggio.
MA ora il problema si propone per l’Umbria.
Così vivendo nella terra dei MA aspettiamo con ansia e paura per le conseguenze che ne deriverebbero che un fatto, unico, straordinario, meraviglioso impedisse per una volta la parolina rettificante.
MAH!

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Gianni Venturi

Gianni Venturi è ordinario a riposo di Letteratura italiana all’Università di Firenze, presidente dell’edizione nazionale delle opere di Antonio Canova e co-curatore del Centro Studi Bassaniani di Ferrara. Ha insegnato per decenni Dante alla Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. E’ specialista di letteratura rinascimentale, neoclassica e novecentesca. S’interessa soprattutto dei rapporti tra letteratura e arti figurative e della letteratura dei giardini e del paesaggio.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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