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Gli sviluppi dello scandalo Mafia-Capitale confermano che la mutazione genetica del Pd è arrivata a livelli molto alti. La questione morale riguarda una classe politica e ceti economici di sinistra un tempo esemplari per rigore morale, rettitudine, stile di vita, valori predicati e coerentemente praticati.
Il processo degenerativo non nasce oggi. Ha avuto un’incubazione lunga, data almeno dagli anni ’90 (ne sappiamo qualcosa anche noi a Ferrara) e ha visto in un crescendo stupefacente interi pezzi della sinistra collusi o artefici dello scadimento etico e morale del Paese . Si pensi all’enormità dello scandalo dei consiglieri regionali o al ruolo infamante che parte del mondo cooperativo ha giocato, inquinando ancor più un mercato che bisognava migliorare combattendo la corruzione e le degenerazioni. Si è toccato il fondo.

Ai miei tempi (Pci) orgogliosamente si affermava “Veniamo da lontano e andiamo lontano”. Forse ingenui o troppo “ideologici”? Oggi però sono tanti i postideologici che “vanno” alle Procure della Repubblica convocati per dare “spiegazioni e chiarimenti” che spesso non convincono e per loro si aprono le porte delle patrie galere. Siamo sull’orlo del precipizio e il Pd, attraverso il suo segretario nonché premier, fa proclami roboanti assecondato da dirigenti che penosamente si affannano a spacciare bollini di qualità e di moralità che l’opinione pubblica più non gli riconosce.
Con sprezzo del ridicolo hanno persino tentato di spacciare il voto del 31 maggio come una grande vittoria del Pd e del suo leader. Donne ed uomini senza qualità e dal pensiero debole o nullo che dal berlusconismo hanno tratto il giusto insegnamento: sii fedele al capo, assecondane le iniziative, anche quelle più avventurose, sostieni l’insostenibile perché cosi’ vuole la politica oggi fondata sui leader massimi che allevano cortigiani e rifuggono le menti libere. I risultati sono catastrofici.

Nel giro di poco più di un anno il “fenomeno Renzi” si sta rapidamente sgonfiando. Gli stessi media che lo avevano creato oggi prendono le distanze vaticinando un futuro poco roseo per il rottamatore. Il grande inganno si è avuto nelle mitiche europee del 40,8. Il fiorentino ci ha campato sopra glissando – come tenta di fare ora – sul fenomeno impressionante dell’astensionismo che gli consegnava una percentuale alta ma anche milioni di voti persi (e migliaia di iscritti). Alle europee due italiani su dieci aventi diritto al voto avevano votato Renzi gli altri otto o avevano votato per altri o non erano andati neppure ai seggi.
Ora alle recenti regionali se ne sono persi altri due. Ancora due vittorie come questa e raggiungiamo Alfano! L’innovatore che ha in tasca il futuro per ora ci offre un presente che accentua vieppiù il distacco tra i cittadini , le istituzioni e la politica. Tutti i governatori delle regioni di “sinistra” e non, sono stati eletti (tranne Zaia) a larghissima minoranza.
Rammentate il voto emiliano? 37%!. Con quale autorevolezza e credibilità si rivolgeranno ai loro amministrati? Il consenso non cè, la partecipazione manca, ergo la democrazia ed il Paese sono più deboli. Predominano il disorientamento e la sfiducia che premia una destra non “populista” ma reazionaria. Insomma il re è nudo e al tirar delle somme il bilancio è deludente e si è fermato all’emarginazione di D’Alema, Bersani e qualche altro (da nessuno rimpianti) .

Il Presidente del Consiglio che voleva “cambiar verso all’Italia” per ora registra gli applausi della Confindustria e di Marchionne, mentre piovono i fischi e la rabbia di ceti sociali che si son visti ridurre diritti e spazi di libertà. Sindacati, magistrati, studenti, professori, pensionati sono stati messi nel mirino e vengono quotidianamente sbeffeggiati come forze retrive e di conservazione.
Questo il Presidente poi, viene il Segretario. Del Partito, sempre più in disfacimento: Renzi non se ne occupa, né se ne preoccupa. Cacicchi. camarille, malcostume, pullman di cinesi che votano alle primarie, trucchi in Liguria, voti comprati ‘stile Lauro’ da liste “apparentate” dirette da impresentabili che invitano a votare in Campania per De Luca, nel mentre fanno l’elegia del galeotto Cosentino, clientele intollerabile eccetera: nessuno ci ha messo mano, qui la rottamazione non si applica.
Con quale credibilità del resto se si ha Verdini che ha più pendenze giudiziarie che capelli in testa-come pilastro di sostegno? Se si ha Alfano come interlocutore? Sottosegretari “chiaccherati”?

La politica è passione, ma questa per alimentarsi ha bisogno di coerenza, disinteresse personale, spirito di servizio. Domina in Renzi invece un preoccupante relativismo etico. Nessuno nega che l’Italia abbia bisogno di riforme anche audaci, innovazione, modernità però entro un quadro di valori ed idealità che delineano percorsi politici chiari che sanno per chi e come fare le riforme. Per ora il volto del Pd assume le sembianze di un circo Barnum che spalanca porte e finestre a destra e abbassa saracinesche a sinistra.
La rottamazione renziana non riguarda i protagonisti della sinistra degli ultimi vent’anni. Ma appare a molti la rottamazione dei valori e della storia della sinistra italiana tout court. Si va verso l’ignoto. Buon viaggio Presidente-Segretario.

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Paolo Mandini


PAESE REALE

di Piermaria Romani

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Pescando un pesce d’oro
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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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