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da: ufficio stampa Ferrara Musica

Johannette Zomer
foto: Marco Borggreve

Giovedì 20 aprile – Teatro Comunale “Claudio Abbado”, ore 20.30 – Ferrara Musica propone un viaggio affascinante nella musica sacra del primo Settecento italiano. Protagonisti saranno il Concerto Köln – ensemble che ha alle spalle 30 anni di storia e si pone tra i più affermati complessi di musica antica con strumenti originali –, il soprano olandese Johannette Zomer e il controtenore spagnolo Carlos Mena, impegnati in un programma musicale sospeso tra Antonio Vivaldi e Giovan Battista Pergolesi.
Di Pergolesi verranno eseguiti due capolavori composti entrambi nel 1736 e dedicati alla glorificazione della Vergine, il Salve Regina e lo Stabat Mater, entrambi scritti nel Convento dei Cappuccini di Pozzuoli nel suo ultimo anno di vita. Le due opere presentano notevoli affinità anche a livello musicale, proponendo temi e motivi simili e presentando personaggi che sono in realtà uomini e donne in carne ed ossa, capaci di condividere gli stessi sentimenti del pubblico. L’intensissimo Stabat Mater – che rappresenta senza dubbio il piatto forte del concerto – è considerato uno dei punti fermi della musica sacra di ogni tempo e vertice compositivo del compositore di Jesi. Scritto per soprano, contralto, archi e basso continuo, alterna duetti e arie solistiche, ed è caratterizzato da uno stile melodico essenziale e moderno, capace di raffigurare il dolore della Madonna ai piedi della Croce con un perfetto equili
brio di eleganza, pietà e pathos.
Di Antonio Vivaldi verranno eseguiti invece il Concerto per archi e cembalo in sol minore RV 156, scritto tra 720 e il 1724, un breve, magnifico concerto ripieno che non prevede la presenza di solisti; e il Nisi Dominus in sol minore per contralto, viola d’amore, archi e basso continuo, composto intorno al 1716 sul testo del Salmo 126, uno dei mottetti più lunghi e ambiziosi del compositore veneziano, che si articola in nove sezioni che alternano stili e stati d’animo contrastanti.
Biglietti da 8 a 40 euro. Il giorno del concerto last minute dalle 18 (da 15 a 20 euro); speciale giovani entro i 30 anni: da 12 a 20 euro; giovani entro i 20 anni, 9 euro.

Info: tel. 0532 202675 – www.ferraramusica.it

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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