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Da Organizzatori

Lunedì 16 ottobre – Teatro Comunale, ore 20.30 – l’orchestra Il Pomo d’Oro e il violoncellista Edgar Moreau inaugurano la stagione di Ferrara Musica 2017/2018 con un affascinante viaggio nella musica del Settecento: in programma pagine per violoncello e orchestra di Platti, Vivaldi e Boccherini e pagine sinfoniche di Hasse, Durante e Telemann.
Il Pomo d’Oro, orchestra di straordinaria qualità che riunisce alcuni dei migliori giovani interpreti a livello internazionale per l’interpretazione su strumenti d’epoca, arriva a Ferrara per la prima volta. L’ensemble è presente nelle più importanti sale da concerto come il Théâtre Royal di Versailles, la Wigmore Hall, il Theater an der Wien, il Théâtre des Champs Elysées. Edgar Moreau invece è già noto al pubblico ferrarese, avendo inaugurato tre anni fa la rassegna dei Concerti della Domenica mattina. Enfant prodige che a quindici anni ha vinto il premio come partecipante più promettente al Concorso Rostropovič di Parigi e a diciassette il secondo posto al Concorso Čajkovskij di Mosca, è stato definito da Radio Classic FM «un talento da tenere d’occhio: un interprete di grande forza e immaginazione, una promessa».
«Lavorare su questo repertorio con Il Pomo d’Oro – ha dichiarato Moreau – è stata un’esperienza molto gratificante. Due mondi diversi si sono riuniti: io sono un giovane violoncellista che desidera abbattere alcune barriere stilistiche e Il Pomo d’Oro è un’orchestra con una specifica conoscenza dello stile barocco e un forte rispetto del testo e della sua ornamentazione».
I brani in programma – che in parte si riferiscono all’ultimo disco di Moreau con Il Pomo d’Oro, Giovincello (Erato, 2015) – tracciano l’evoluzione e lo sviluppo delle potenzialità espressive del violoncello nel corso del diciottesimo secolo, epoca che vide rapidi sviluppi nella tecnica e nel repertorio dello strumento. Utilizzato in un primo tempo solo in funzione di accompagnamento, il violoncello assunse progressivamente un ruolo indipendente, tanto da influenzare la nascita del concerto solistico.
Proprio il Concerto RV 419 di Antonio Vivaldi (del 1720) è uno dei primi esemplari di concerto solistico per violoncello e contiene tutti gli elementi tipici della struttura e dell’essenza di questo genere musicale: divisione in tre movimenti e alternanza tra orchestra e solista, impegnato in brillanti passaggi virtuosistici o digressioni elegiache.
Al modello vivaldiano si rifanno anche i Concerti per violoncello di Giovanni Benedetto Platti (del 1740), che appartengono alla categoria delle composizioni dedicate ad aristocratici dilettanti per il loro uso personale. Qui alla sintassi vivaldiana, caratterizzata da ritmo animato e passaggi solistici brillanti, si mescola una scrittura più semplice e melodica, evidente in particolare nelle graziose frasi del violoncello dell’Adagio centrale.
Altro protagonista indiscusso della storia degli strumenti ad arco fu Luigi Boccherini, uno dei più grandi virtuosi della seconda metà del diciottesimo secolo, compositore che diede un contributo fondamentale all’avanzamento della tecnica e del repertorio per violoncello. Esemplificativo della sua produzione è il Concerto G. 479, composto a Vienna nel 1770.
Completano il programma il Grave e Fuga di Johann Adolph Hasse, brano intenso e appassionante dal carattere rigorosamente contrappuntistico; la Sinfonia in sol minore op. 5 n. 6 sempre di Hasse, in tre movimenti dal carattere dinamico e vivace; il Divertimento in si bemolle maggiore TWV 50:23 di Georg Philipp Telemann, lavoro della maturità del compositore tedesco, scritto tra il 1763 e il 1766; e il Concerto a quattro n. 2 in sol minore di Francesco Durante, uno degli otto concerti di questo tipo scritti dal compositore napoletano tra il 1735 e il 1745.
Prezzi da 12 a 39 euro; last minute dalle 18 (da 15 a 20 euro); giovani entro i 20 anni: 9 euro.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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