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Bansky, il famoso street artist inglese dal volto ignoto, ha colpito ancora. E’ sbarcato a Venezia con due recentissime opere: un murale raffigurante un piccolo naufrago che indossa un giubbotto di salvataggio e brandisce con forza una torcia segnaletica rosa e un collage di dipinti che mostrano una enorme nave da crociera che naviga sul Canal Grande, coprendo la vista della città, circondata da minuscoli gondolieri indaffarati a destreggiarsi al passaggio della pachidermica imbarcazione.
Opera, quest’ultima, rimossa in tutta fretta su intervento della polizia municipale, causa la mancanza delle adeguate autorizzazioni. ‘Venice oil’, titolo provocatorio a doppio senso – ‘oil’ in inglese significa non solo olio, ma anche petrolio – del lavoro di Bansky, è una chiara denuncia davanti ai realistici, dannosi effetti del transito continuo dei giganti del mare a contatto fin troppo ravvicinato con la città.

Due opere che sollevano interrogativi, polemiche, critiche e riflessioni su due tematiche scottanti attualissime legate indissolubilmente al mare, che infervorano e alimentano scontri ideologici: l’immigrazione e la navigazione nella città lagunare. La composizione di quadri che nella sua sequenza modulare ci fornisce un effetto d’insieme di grande impatto, raffigura una nave protagonista assoluta della scena, circondata dallo sfondo di una Venezia d’altri tempi, in cui poco rimane di Piazza San Marco e del Campanile. Per quanto riguarda la Venezia di oggi, invece, il Tar, il Comune, la Regione e il Governo stanno valutando le soluzioni più idonee per superare l’impatto ambientale della navigazione pesante a ridosso dell’abitato, le ricadute penalizzanti in termini strutturali, che essa induce in una città fragile, talmente particolare da meritare tutta l’attenzione e la risonanza del caso.

E mentre si studiano gli aspetti logistici più sicuri e percorribili che possano offrire alternative ragionevoli alla grande navigazione, l’industria turistica della crociera è in continua ascesa e il viaggio per mare è una delle scelte più ambite per una vacanza. Secondo i report Clia (Cruise Lines International Association) e Fcca (The Florida-Caribbean Cruise Association), i 9.020.000 di viaggiatori del 2000 sono diventati 23.200.000 nel 2015, destinati ad aumentare esponenzialmente in questi ultimissimi anni. Il Mediterraneo orientale rimane la prima meta scelta dai passeggeri, seguita dal Nord Europa e quindi dai Caraibi. Al primo posto in Europa, la Germania rappresenta il Paese con più richieste di imbarco, seguita dalla Gran Bretagna-Irlanda. L’Italia occupa il terzo posto. Con un giro d’affari notevole, stimato attualmente in 39,6 miliardi di dollari annui, il mercato crocieristico è diventato il tempio del lusso e del divertimento accessibile a una ormai vastissima maggioranza di fruitori, perdendo gradualmente le caratteristiche di vacanza di nicchia che lo aveva caratterizzato agli esordi, negli anni Settanta. La crociera come modalità turistica porta indotto significativo a numerosi altri settori correlati come cantieri, porti e hinterland degli scali, alloggi e ristorazione, visite e itinerari a terra, spettacolo e intrattenimento, dando lavoro a migliaia di persone con le più disparate competenze, offrendo ai giovani sbocchi professionali di non poco conto. Federica S., giovane laureata in Relazioni internazionali, lavora sulle navi da crociera come animatrice.

Qual è stato il tuo esordio in questo contesto lavorativo?
Mi sono appena laureata e volevo provare un’esperienza nuova. Non è semplice per noi giovani trovare un lavoro perché non ce n’è o comunque non c’è garanzia di continuità: niente contratti a tempo indeterminato, ma soltanto a chiamata e poche garanzie anche da parte dello Stato che non ci supporta. Ho avuto la fortuna di essere chiamata a firmare un contratto a tempo indeterminato dalla mia attuale compagnia di navigazione, una delle più grandi al mondo, dopo aver presentato il curriculum. Per un giovane che ha appena terminato gli studi è fondamentale partire da una certezza per poi realizzarsi e rafforzare conoscenze e competenze.

Quali sono gli aspetti positivi e quelli critici del lavoro sulle navi da crociera?
Tra gli aspetti positivi c’è senza ombra di dubbio la possibilità di girare il mondo, conoscere tanta gente, di approcciarti a tante culture, di praticare lingue diverse, cosa fondamentale al giorno d’oggi, soprattutto in alcune professioni, come questa. Qui siamo ben retribuiti e questo è un ulteriore incentivo per dare il meglio. Gli aspetti negativi sono tanti; è difficile stare a bordo lontani da tutto e da tutti coloro che fanno parte della nostra quotidianità a terra, della nostra vita affettiva. Sei sempre in mezzo al mare, non hai punti di riferimento, devi sempre stare all’erta 24h su 24 perché lavorare in mare comporta anche questo; se si verificano emergenze devi essere pronto a lasciare tutto e cercare di salvare la vita altrui. Ci sono anche tante responsabilità e molto spesso questo non viene capito dal passeggero. Io e i miei colleghi non facciamo soltanto animazione: alle spalle abbiamo corsi di formazione di mesi e mesi e ognuno di noi ha un compito preciso per poter salvare una vita in caso di emergenza.

Con quali criteri viene scelto il personale per i vari ruoli e mansioni?
Non è importante la nazionalità, l’appartenenza culturale, come non sono importanti altri aspetti. Importante è invece parlare almeno due lingue oltre la lingua madre, prioritario l’inglese. Il fattore età premia i giovani, verso i quali la compagnia riserva attenzione e permette la possibilità di percorrere una carriera. A bordo c’è una rappresentanza di moltissime nazionalità differenti ed è bello lavorare insieme perché impari tanto, anche quegli aspetti di culture diverse dalla nostra che altrimenti non coglieresti.

La tua attività attuale potrebbe essere il lavoro per la vita?
Sì, perché puoi crescere, non ti fossilizzi nel tuo settore, puoi diventare qualcuno all’interno della compagnia e la compagnia ti apre tutte le porte e ti offre tutti i vantaggi per formarti, approfondire, aggiornarti e migliorare: una grossa opportunità di lavoro anche per tutti quei giovani laureati che non hanno sbocchi professionali. E quello che si guadagna ti rimane perchè non è sottoposto alla legislazione tributaria in vigore nel nostro Stato dal momento che le navi battono bandiere diverse.

Enormi cittadelle naviganti illuminate nella notte, che fanno sognare gli ultimi romantici; bianchi giganti che affrontano i mari sfidando le avversità meteorologiche come un’immagine descritta da Melville; uniche rappresentanti del vero concetto di ‘viaggio’, come sostiene Erri De Luca, quando l’orizzonte è vuoto e niente intorno, per poter assaporare l’immenso. Lasciamole libere di solcare il mare, lontane da costrizioni, percorsi soffocanti, rotte e tracciati che non appartengono loro. Lontane da Venezia.

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Liliana Cerqueni

Autrice, giornalista pubblicista, laureata in Lingue e Letterature straniere presso l’Università di Lingue e Comunicazione IULM di Milano. E’ nata nel cuore delle Dolomiti, a Primiero San Martino di Castrozza (Trento), dove vive e dove ha insegnato tedesco e inglese. Ha una figlia, Daniela, il suo “tutto”. Ha pubblicato “Storie di vita e di carcere” (2014) e “Istantanee di fuga” (2015) con Sensibili alle Foglie e collabora con diverse testate. Appassionata di cinema, lettura, fotografia e … Coldplay, pratica nordic walking, una discreta arte culinaria e la scrittura a un nuovo romanzo che uscirà nel… (?).

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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