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Una buona notizia, almeno per molti ferraresi, ma che sicuramente darà il via a una lunga coda di commenti e di polemiche. Il Sindaco Tagliani, quindi la Maggioranza in Consiglio Comunale, ha risposto di sì, e con grande prontezza, alla Lettera Aperta firmata da un nutritissimo gruppo di movimenti ed associazioni che chiedeva di conferire a Mimmo Lucano la Cittadinanza Onoraria e di avviare la procedura per il gemellaggio tra Ferrara e il Comune di Riace.
Si tratta, già lo scrivevo una settimana fa su questo giornale, di un fatto di grande rilevanza; non una decisione puramente simbolica, ma una precisa scelta di campo, che impegna Ferrara e i ferraresi a sostenere concretamente il ‘modello Riace’, quella straordinaria esperienza di solidarietà umana, quel laboratorio sociale che la circolare del Ministro dell’Interno vuole chiudere per sempre.
Come io la pensi – io e il quotidiano Ferraraitalia – è già noto. Ma un giornale deve dare spazio a tutte le opinioni. E tu che scrivi devi cercare di parlare a tutti, non solo a coloro che sono più o meno d’accordo con te. Su Riace e su Mimmo Lucano si è infatti alzato un enorme polverone mediatico, si sono scritte tante bugie, sono volati gli stracci. Forse allora la storia di Riace e del suo Sindaco bisogna provare a raccontarla di nuovo. E magari conoscerla, almeno un poco, prima di sparare giudizi. Se quindi avete voglia e tempo, proseguite la lettura. Se poi su qualche social mi prenderò i soliti epiteti: comunista, buonista, cattolico di merda, testa di cazzo… pazienza, è già successo, e dopo un po’ ci si fa il callo.
Potrei incominciare come nelle favole. C’era una volta un paese calabrese di nome Riace, sconosciuto al mondo, che di conosciuto, anzi, di famoso, aveva solo il nome, a causa di due straordinarie statue greche ripescate quarant’anni fa nel suo mare. I Bronzi di Riace, dopo un meticoloso restauro, li potete ammirare (a bocca aperta) nel museo archeologico di Reggio Calabria. Intanto Riace è rimasto più povero di prima, un paese spopolato, dissanguato da cinque generazioni di emigrati: un pezzo d’Italia – uno dei tanti nel nostro Sud Interiore e nel nostro Appennino – destinato a scomparire. Un giorno, più di vent’anni fa, una barca di profughi si arena sulla spiaggia di Riace. Da allora pescatori e abitanti decidono di accoglierli invece di respingerli, da quel giorno (non dall’altro ieri!) prende il via il “modello Riace”.
La rinascita demografica, sociale ed economica di Riace danno ragione al suo Sindaco. L’opinione pubblica italiana si è divisa, dimostrando ancora una volta quanto sia attuale la distinzione tra Destra e Sinistra, tra paura e speranza. Così, in tanti hanno visto in Mimmo Lucano il paladino del riscatto di un Sud d’Italia dimenticato e di un Sud del Mondo in fuga dalla fame e dalle guerre, mentre altri – in tanti anche loro – lo hanno invece additato come un pericoloso sovversivo, uno che agiva fuori dalle leggi favorendo l’immigrazione clandestina.
Il 2 ottobre, proprio con l’imputazione di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e abuso d’ufficio, Mimmo Lucano è stato posto agli arresti domiciliari. Il 6 ottobre un corteo di solidarietà sfila a Riace fin sotto la casa del Sindaco. Il 12 ottobre la famosa circolare ministeriale che mette una pietra sopra a tutta l’esperienza: basta fondi e via da Riace tutti i migranti. Intanto il magistrato revoca gli arresti domiciliari, ma impone al Sindaco l’allontanamento da Riace. Un foglio di via, un confino, un esilio, comunque lo si voglia chiamare.
Non ho dubbi da che parte stare: #iostoconlucano; basta guardalo in faccia e ascoltare le sue parole: così semplici, così sensate, totalmente indirizzate all’aiuto del prossimo in difficoltà. E’ però vero che la legge è uguale per tutti. Anche per il Primo Cittadino di un paese dimenticato. Mimmo Lucano ha contravvenuto a qualche legge, norma, regolamento del nostro ordinamento giuridico? E’ possibile, ma lo stabilirà il tribunale in tre gradi di giudizio (se poi il caso non verrà archiviato prima).
Ma attenzione, non è questo il centro della questione che sta infiammando l’opinione pubblica.
Le scelte, le azioni, tutta la condotta del Sindaco di Riace – e Mimmo Lucano l’ha detto e ripetuto in tante interviste, anche domenica scorsa su Rai 1 davanti a un legnoso Fabio Fazio – si ispira, risponde, obbedisce a leggi superiori. Al dettato della nostra Costituzione, in particolare l’articolo 10: ‘La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica”. E alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, articolo 1: ‘Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza? Articolo 2: ‘Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene’.
La lunga citazione è necessaria. Siamo troppo abituati a nominare distrattamente i ‘testi sacri’; siamo perfino disposti ad accennare un inchino e a batterci il petto, senza capire che non si tratta di prediche, di raccomandazioni morali, ma di leggi vere e proprie, con un contenuto giuridico vincolante. Leggi che stanno sopra, che hanno anche tecnicamente un valore più forte della miriade di leggi, norme e circolari che regolano la vita dei cittadini di ogni Stato, compreso quello italiano.
Mimmo Lucano quindi, se ha contravvenuto a leggi ingiuste e anticostituzionali, ha compiuto un atto di ‘disobbedienza civile’ o, come la chiamava Mahatma Gandhi, di ‘resistenza civile’. Se Pietro Pinna – il primo obbiettore di coscienza  al Servizio di Leva Obbligatorio – non si fosse rifiutato di partire (facendosi per questo un bel po’ di galera), o se Marco Pannella non avesse lottato ‘con armi anticonvenzionali’ per ottenere il diritto al divorzio, non avremmo avuto né la legge sul Sevizio Civile ne la legge sul Divorzio.
Se insomma è vero che, quando ce lo detta la coscienza, ‘l’obbedienza non è più una virtù’, il disobbediente Mimmo Lucano continua a indicarci la difficile strada dell’accoglienza, della solidarietà, della convivenza interetnica. Per questo, non per altro, merita la Cittadinanza Onoraria che Ferrara gli conferirà. E per questo il gemellaggio tra Ferrara e Riace – un esempio che spero tante altre città seguiranno – è una scelta e un impegno di grande valore.
Un’ultima riflessione. Molti insultano Mimmo Lucano. Molti lo acclamano. E tanti sindaci – anche il Primo Cittadino di Napoli De Magistris – lo invitano, visto che per ora non può tornare a casa sua. Alcuni lo corteggiano, lo blandiscono, gli fanno proposte. Probabilmente qualcuno gli avrà già assicurato un posto nel nuovo Parlamento Europeo..
Forse, spero di no, per Mimmo Lucano è iniziata una forma di persecuzione politica – il Ministro dell’Interno sembra deciso a ‘ruspare’ Riace, per dare un esempio: ‘colpire uno per colpire tutti’ – ma ciò che è certo è che d’ora in poi per il Sindaco più famoso d’Italia cominciano le tentazioni. Saprà resistere a chi già lo ha incoronato nuovo eroe della sinistra alternativa? A chi lo vuole capolista di qualche formazione o alleanza elettorale?
Diamo quindi la Cittadinanza Onoraria di Ferrara a Mimmo Lucano, ma non trasformiamolo in un mito. Le luci dei riflettori hanno fatto perdere la testa a tanti; da tutta questa luce Mimmo Lucano dovrà imparare a difendersi. Per continuare la sua battaglia di pace deve rimanere quello che è ora, il Sindaco di un piccolo paese calabrese che non vuole arrendersi. Se riuscirà a resistere alle tentazioni, troverà molte mani disposte ad aiutarlo. Ferrara ha già fatto il primo passo.

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Francesco Monini

Nato a Ferrara, è innamorato del Sud (d’Italia e del Mondo) ma a Ferrara gli piace tornare. Giornalista, autore, infinito lettore. E’ stato tra i soci fondatori della cooperativa sociale “le pagine” di cui è stato presidente per tre lustri. Ha collaborato a Rocca, Linus, Cuore, il manifesto e molti altri giornali e riviste. E’ direttore responsabile di “madrugada”, trimestrale di incontri e racconti e del quotidiano online “Periscopio”. Ha tre figli di cui va ingenuamente fiero e di cui mostra le fotografie a chiunque incontra.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

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Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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