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da: ufficio Comunicazione ed Eventi Unife

Previsto l’intervento del vescovo Luigi Negri

Molta attesa all’Università per l’incontro di lunedì 1° dicembre alle ore 16 nell’Aula Magna del Dipartimento di Economia e Management, via Voltapaletto n. 11, con il Rav. Irving Greenberg, uno dei rappresentanti più eminenti del pensiero religioso ebraico contemporaneo.

Questo il programma dell’iniziativa:

– presentazione del Prof. Alberto Jori, Dipartimento di Studi Umanistici

– consegna a Rav. Irving Greenberg della medaglia dell’Ateneo Estense da parte del Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici, Prof. Matteo Galli

– intervento di Rav. Irving Greenberg sul tema del Dialogo ebraico-cristiano e il futuro dell’Occidente

– intervento di S.E. Mons. Luigi Negri, Vescovo di Ferrara-Comacchio

– dibattito con il pubblico e conclusioni affidate alla Prof. Paola Spinozzi, Dipartimento di Studi Umanistici.

Irving Greenberg, ordinato rabbino nel 1953 presso la Yeshiva Beis Yosef, ha studiato in seguito nell’Universita’ di Harvard, ove ha conseguito il Ph.D. Ha servito come rabbino presso il Riverdale Jewish Center; e’ inoltre docente alla Yeshiva University di New York nonche’ fondatore e presidente della City University di New York, ove insegna studi ebraici. E’ sposato come la pensatrice ebrea ortodossa femminista Blu Greenberg.

Come teologo, Greenberg si e’ posto il problema di elaborare una teologia la quale, pur inscrivendosi nell’alveo del pensiero ebraico ortodosso, tentasse di dare risposta ai problemi che il mondo contemporaneo ha posto e pone agli ebrei, osservanti o meno. A questa riflessione teologica egli ha accompagnato il profilo di leader carismatico e di educatore di eccezionale spessore. La sua influenza, peraltro, non si e’ limitata al mondo ebraico. Se infatti Greenberg e’ uno dei rabbini ortodossi piu’ impegnati nel dialogo con l’ebraismo conservatore e con quello riformato, particolare rilievo hanno anche i suoi contributi al dialogo ebraico-cristiano. In tale quadro rivestono un ruolo centrale le sue riflessioni sul significato epocale che la Shoah ha avuto non solo per il popolo ebraico, ma per tutta l’umanita’. La Shoah, infatti, nella misura in cui ha frantumato il tradizionale schema dell’alleanza fra Dio e Israele, attesta per Greenberg il fallimento dell’intera cultura occidentale. Al tempo stesso, essa ha aperto orizzonti nuovi, entro i quali ebraismo e cristianesimo attraverso la reciproca stimolazione critica, camminano passo a passo per una radicale trasformazione del mondo nella prospettiva della Redenzione. Al tema della complementarieta’ fra ebraismo e cristianesimo Greenberg ha dedicato alcune delle sue opere di maggiore rilievo, tra le quali Cloud of Smoke, Pillar of Fire: Judaism, Christianity, Modernity After the Holocaust (1976) Judaism and Christianity: Their Respective Roles in the Divine Strategy of Redemption (1996) e, in tempi piu’ recenti, For the Sake of Heaven and Earth: The New Encounter Between Judaism and Christianity (2004)

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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