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4 Agosto 2014

L’uomo che legge

Tempo di lettura: 3 minuti


Mosca, orto botanico, una calda e afosa domenica estiva.
Mi siedo comodamente su una panchina verde e infuocata e guardo intorno a me, curiosa, come sempre, come ogni volta che mi trovo in mezzo alla gente.
La mia attenzione viene catturata da un gruppo di bambini che giocano e che sognano di ricevere in regalo, da genitori, nonni o zii benevoli, tanti nuovi giochi da condividere. Accanto a loro, una coppia d’innamorati che si scambiano parole dolci e promesse d’amore eterno. L’anno prossimo organizzeranno il loro matrimonio all’isola di Saint Marie, nelle Antille francesi, e dovranno scegliere attentamente il periodo per evitare i pericolosi cicloni distruttivi spazzatutto. Sono felici, talmente felici… Un’anziana signora russa o polacca, che indossa un bel cappello di paglia molto rétro ma affascinante, vende fiori colorati ai turisti che passano; ha veramente bisogno di danaro per il marito ricoverato all’ospedale a causa di un piccolo problema ai polmoni. Ha respirato troppo fumo a causa di un incendio nella foresta vicina alla loro casa di campagna, la dacia dove si sono ritirati in pensione ormai da lungo tempo. L’età non l’ha sicuramente aiutato a recuperare rapidamente. Un cane abbandonato cerca qualcosa da mangiare nella spazzatura maleodorante accanto a ristoranti georgiani dove si arrostiscono enormi e invitanti polli. I gatti, più furbi e svegli, sono già partiti, delusi dal fatto di non aver trovato nulla d’interessante e di appetitoso. Il sole brilla e continuerà a brillare tutta la settimana, dicono le previsioni che qui non sbagliano mai.
Da lontano intravvedo un uomo che legge, la lunga barba bianca, il cappello in testa.
E’ completamente assorbito dal suo romanzo, dal mondo che si trova in esso, molto diverso da quello che c’è fuori, che a lui, ormai, non piace più così tanto. Adoro questo elegante signore, mi piace immaginare il suo nome, la sua storia e la sua vita. Potrebbe facilmente chiamarsi Boris, Valery o Dmitry, come molti russi. Boris, per me.
Solamente e preziosamente Boris.
Boris è nato a Mosca 62 anni fa. Suo padre era russo, sua madre olandese. Ha sempre amato leggere, fin dalla sua tenera infanzia, quando la nonna materna gli aveva acquistato il primo libro, Il Piccolo Principe, in doppia lingua, russo-olandese. Un’edizione rara, scoperta, quasi per miracolo, in un mercatino dell’usato di Parigi, durante un viaggio con l’affascinante marito scrittore. Da quel momento, la nonna gli aveva acquistato molti libri, uno dopo l’altro, poiché aveva capito la grande passione del nipote per il mondo delle parole, che nobilita.
Boris aveva, allora, scelto d’iscriversi alla prestigiosa Università Lomonosov di Mosca, che, con i suoi studenti celebri come Cechov, era diventata per lui il sogno realizzato.
Leggere, scrivere, studiare la filosofia, la storia e la letteratura erano diventati la vita quotidiana e naturale di Boris. La sua curiosità aumentava con gli anni e i discorsi fatti con gli amici durante serate piene di fumo e idee. In seguito, a 26 anni, aveva deciso di andare a studiare a Cuba, come molti russi dell’epoca. Di quest’esperienza, oggi, non conserva solo bei ricordi e una moglie (avrebbe sposato una cubana) ma anche la lunga barba curata. Gli scritti di Ernesto Che Guevara sarebbero stati l’ispirazione della purezza della sua condotta di vita, sempre all’ascolto e a disposizione degli altri. I suoi tre figli avrebbero imparato il rispetto, la disciplina, la ricchezza nella povertà, la fatica, il sacrificio, l’amore. Sì, perché l’amore era, ed è ancora, l’ingrediente principale della casa di Boris. L’amore immenso per la moglie Frida, per i figli Vlad, Ivan e Igor, i suoi animali (il gatto Romeo, il cane Taras e il canarino Pio), la sua famiglia, i suoi amici, i suoi colori, la letteratura, la vita.
Boris legge dolcemente e lentamente il suo romanzo, senza fretta, attento e concentrato, in questo bel parco moscovita, assolutamente ignaro del fatto che sto immaginando la sua vita; sereno, solo con i suoi pensieri e i suoi sogni leggeri e profumati che escono liberi dalle pagine. Allora prendo al volo un bel sogno che scivola, ignaro, dalle pagine e lo tengo per me, ringraziandolo con un sorriso. Sarò un po’ Boris anche io.

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Simonetta Sandri

E’ nata a Ferrara e, dopo gli ultimi anni passati a Mosca, attualmente vive e lavora a Roma. Giornalista pubblicista dal 2016, ha conseguito il Master di Giornalismo presso l’Ecole Supérieure de Journalisme de Paris, frequentato il corso di giornalismo cinematografico della Scuola di Cinema Immagina di Firenze, curato da Giovanni Bogani, e il corso di sceneggiatura cinematografica della Scuola Holden di Torino, curato da Sara Benedetti. Ha collaborato con le riviste “BioEcoGeo”, “Mag O” della Scuola di Scrittura Omero di Roma, “Mosca Oggi” e con i siti eniday.com/eni.com; ha tradotto dal francese, per Curcio Editore, La “Bella e la Bestia”, nella versione originaria di Gabrielle-Suzanne de Villeneuve. Appassionata di cinema e letteratura per l’infanzia, collabora anche con “Meer”. Ha fatto parte della giuria professionale e popolare di vari festival italiani di cortometraggi (Sedicicorto International Film Festival, Ferrara Film Corto Festival, Roma Film Corto Festival). Coltiva la passione per la fotografia, scoperta durante i numerosi viaggi. Da Algeria, Mali, Libia, Belgio, Francia e Russia, dove ha lavorato e vissuto, ha tratto ispirazione, così come oggi da Roma.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

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