Skip to main content

Bonaccini: “Un servizio indispensabile, investiremo per una nuova stagione degli Urp”

Un convegno a Bologna. Nei comuni capoluogo e nelle maggiori città in media oltre 30 mila utenti l’anno. Solo l’11% degli operatori ha difficoltà nelle relazioni con gli stranieri. In un terzo degli uffici opera personale non dedicato

Bologna -Sono 257 gli Uffici relazione con il pubblico (Urp) operativi nei Comuni e Province dell’Emilia-Romagna. Diverse sono le modalità organizzative: il 49% degli enti ha istituito un ufficio dedicato, il 47% ha assegnato le funzioni di Urp a un’altra struttura (per lo più servizi demografici o segreteria del sindaco), il restante 4% ha associato il servizio con altre pubbliche amministrazioni o lo ha esternalizzato oppure ha attivato una gestione mista.
Tuttavia in circa un terzo degli enti dove è presente l’Ufficio, non opera personale esclusivamente dedicato alle relazioni con il pubblico. In alcuni casi le funzioni degli Urp sono state delegate a uffici preesistenti che si occupavano di tematiche diverse senza ricorrere a professionalità con competenze e formazione specifiche.
Circa il 9% degli Urp è stato attivato recentemente, ovvero negli ultimi cinque anni, mentre il boom si è registrato fra il 1998-2002 con il 37% di Urp istituiti (è del 2000 la legge 150, che individua nell’Urp la struttura delle istituzioni pubbliche dedicata alle attività di comunicazione con il cittadino).
Questi alcuni dati emersi da un sondaggio condotto dall’Ufficio relazioni con il pubblico e l’Ufficio di statistica della Regione Emilia-Romagna, presentato oggi al convegno “Regione e cittadini, 20 anni di Urp” con l’obiettivo di rilevare la situazione di questa realtà sul territorio emiliano-romagnolo. Solo nel 2016 lo sportello regionale ha contato circa 60 mila contatti con l’utenza.
L’indagine ha coinvolto, a partire da aprile 2017, tutti i Comuni e le Province della regione, per un totale di 342 Pubbliche amministrazioni. I tre quarti degli enti locali coinvolti nell’indagine ha attivato un Urp, per un totale di 257 uffici attivi. Nel futuro di queste strutture c’è il rafforzamento dei servizi a distanza attraverso i portali web comunali. Tuttavia viene contemporaneamente sottolineata l’importanza che continua a rivestire il contatto diretto con l’utenza, soprattutto anziani e stranieri.
“Questo non è un semplice compleanno, ma è uno stimolo per investire risorse per un salto di qualità e per una nuova stagione degli Urp”, ha detto il presidente Stefano Bonaccini, che ha puntato sulla necessità di formare il personale, su una diversa riorganizzazione dell’ente per collocare l’Urp rispetto ai nuovi bisogni e sulle nuove tecnologie.
Bonaccini si è detto molto soddisfatto del lavoro svolto dagli operatori in questi anni che hanno sostenuto un ruolo complesso, impattando eventi come il sisma e prendendo le misure di una società multiculturale e multietnica. “La crisi economica ha cambiato l’approccio a questo servizio ma con professionalità si è data una risposta e un supporto a molti drammi umani. Abbiamo assistito ad un cambio culturale dove le persone vivono più come individui che come collettività, ponendo gli addetti difronte a nuove responsabilità. Da ultimo la rivoluzione digitale che ha polverizzato tutti gli strumenti in questo settore in un contesto completamente nuovo”. Su questo specifico punto Bonaccini ha ricordato che entro tre anni banda larga e fibra ottica entreranno in aziende e nelle scuole con un investimento di 255 milioni di euro. ”Tutti i Comuni dell’Emilia-Romagna avranno le stesse opportunità”.
“L’Urp è una frontiera sul terreno delle relazioni con i cittadini e le realtà associative- ha commentato l’assessora regionale al Bilancio, Emma Petitti-. Concentra e raccoglie le domande che non potrebbero altrimenti essere evase da tutti gli altri uffici e attira anche, è inutile nasconderlo, proteste e critiche. Non è un compito facile. Anche per questo è giusto e opportuno realizzare un evento sui vent’anni del nostro Urp, un servizio del quale siamo convinti che non si possa fare a meno. Perciò grazie al lavoro che fanno gli operatori degli Urp, sia della Regione che di tutti gli enti locali. Dovremo cercare di fare rete per dare risposte ai cittadini, perché la Pubblica amministrazione, pur nelle sue diverse articolazioni, deve parlare lo stesso linguaggio: comprensibile, semplificato, trasparente”.

Utenza stabile, solo uno su cinque è social

Circa un terzo degli Urp conta in media un migliaio di utenti all’anno. Per il 10% si arriva ad oltre 30 mila presenze in dodici mesi. In poco più della metà dei casi il numero è rimasto stabile nell’ultimo anno, nel 38% è aumentato e solo in circa il 10% dei casi è diminuito.
Il 13% degli Urp ha almeno la metà degli utenti di nazionalità straniera, ma solo nell’11% dei casi gli operatori manifestano situazioni di difficoltà nel comunicare con utenti che non parlano l’italiano o che hanno difficoltà a farlo.
Quasi tutti i Comuni con Urp sono dotati di sportello, telefono ed email per le comunicazioni con l’utenza. Circa la metà ha delle pagine web informative dedicate all’Urp e solo un ente su cinque ha creato un profilo su un social network gestito dall’Urp. Poco più del 10% mette a disposizione applicazioni mobili, generalmente utilizzate per segnalazioni o reclami sui servizi pubblici erogati.
Solo il 12% degli Urp utilizza nella gestione dei contatti software dedicato, il 23% impiega invece applicativi generici (ad esempio Office). I restanti due terzi degli enti non effettua una gestione dei contatti oppure questa non è informatizzata.
Al convegno sono intervenuti alcuni fra i maggiori esperti della comunicazione pubblica come Michele Vianello che ha parlato di l’innovazione della Pa, Giovanni Arata (ruolo dei social media) mentre Francesco Morace ha trattato le sinergie tra vecchi e nuovi modelli di comunicazione. /AA

tag:

REGIONE EMILIA-ROMAGNA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

Periscopio è  proprietà di un azionariato diffuso e partecipato, garanzia di una gestitone collettiva e democratica del quotidiano. Si finanzia, quindi vive, grazie ai liberi contributi dei suoi lettori amici e sostenitori. Accetta e ospita sponsor ed inserzionisti solo socialmente, eticamente e culturalmente meritevoli.

Nato quasi otto anni fa con il nome Ferraraitalia già con una vocazione glocal, oggi il quotidiano è diventato: Periscopio naviga già in mare aperto, rivolgendosi a un pubblico nazionale e non solo. Non ci dimentichiamo però di Ferrara, la città che ospita la redazione e dove ogni giorno si fabbrica il giornale. e Ferraraitalia continua a vivere dentro Periscopio all’interno di una sezione speciale, una parte importante del tutto. 
Oggi Periscopio ha oltre 320.000 lettori, ma vogliamo crescere e farsi conoscere. Dipenderà da chi lo scrive ma soprattutto da chi lo legge e lo condivide con chi ancora non lo conosce. Per una volta, stare nella stessa barca può essere una avventura affascinante.  Buona navigazione a tutti.

Tutti i contenuti di Periscopio, salvo espressa indicazione, sono free. Possono essere liberamente stampati, diffusi e ripubblicati, indicando fonte, autore e data di pubblicazione su questo quotidiano.

Francesco Monini
direttore responsabile


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it