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Il grande tema che ha da sempre interessato, per ovvie ragioni l’uomo è l’alimentazione, tanto che il filosofo tedesco esponente della sinistra hegeliana Ludwig Feuerbach disse che “l’uomo è ciò che mangia”. Sebbene con toni provocatori il pensatore tedesco porta ad una riflessione che sarebbe opportuno fare più spesso e con maggiore serietà, dal momento che l’appena terminato EXPO di Milano, ha visto come tema principale l’alimentazione, e di conseguenza tutti i paesi del mondo hanno contribuito a portare all’interno dei loro padiglioni le specialità tipiche dei luoghi di provenienza. Una grande euforia,tutti allegri, tutti sorridenti, ma probabilmente tutti inconsapevoli del fatto che molto spesso ciò che si mangia, in particolare a causa della zona e delle modalità con cui viene coltivato, o se è un derivato dai prodotti che lo compongono, non risponde a canoni adeguati per un’autentica e sana alimentazione. In tutto ciò influisce in modo particolare anche il packaging dei prodotti confezionati, in quanto molto spesso numerose informazioni che sostanzialmente fanno la differenza per capire se un prodotto è davvero genuino o no vengono omesse e non riportate sulle etichette. Ma fortunatamente c’è chi si oppone a questa vera e propria mala fede e informazione alterata, che da quasi quarant’anni ormai, sostiene un progetto a dir poco ambizioso: la macrobiotica. Tutto nasce dalle idee di un uomo di origine marchigiana, che per esigenza personale, ma con forte spirito altruistico imposta una sorta di “dieta”, se così si può chiamare, nella quale rientrano esclusivamente i prodotti che rispettano i canoni riportati all’interno dell’etichetta trasparente, di sua invenzione. Ciò che si cerca di fare attraverso la diffusione dell’etichetta trasparente pianesiana è diffondere e far scoprire i prodotti realmente “puri”, che quindi non hanno al loro interno componenti chimiche o additivi di alcun genere che possano nuocere gravemente alla salute dell’uomo. Oltre ad altre fondamentali informazioni, sull’etichetta sono riportate l’origine e la provenienza del seme, notizie utili anche ai fini di un’eventuale indagine anti-contraffazione, in quanto è assolutamente rintracciabile la posizione e il luogo dal quale questi prodotti sono partiti e sono stati coltivati. I risultati ottenuti da Mario Pianesi sono formidabili, anche se persiste una voluta reticenza nell’affrontare determinate tematiche, in quanto, al fine di ottenere la certificazione pianesiana è richiesto un determinato rigore, soprattutto nelle modalità di coltivazione delle terre, che, come si dice in gergo, “non conviene” agli agricoltori. Senza contare che in un ambiente così inquinato come la zona del ferrarese e in generale tutta la pianura padana, sarebbe quasi impossibile coltivare le terre secondo determinati crismi, poiché persisterebbero troppi agenti nocivi sui prodotti. L’associazione UPM (un punto macrobiotico) conta numerosi centri già aperti in tutta Italia, e a Ferrara ne esiste uno, situato in via Gioco del pallone 12. Il silenzio rispetto a queste tematiche è deleterio, e le verità portate avanti dalla “filosofia” macrobiotica sono scomode, ma perseguendo i canoni imposti dall’etichetta si sono raggiunti nel tempo grandi risultati anche in campo medico, riuscendo ad arginare malattie diagnosticate incurabili.

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Federico Di Bisceglie

Collaboratore de “Il resto del Carlino”, blogger su quotidiano online “Ildenaro.it” redattore Di “ferraraitalia.it”, marketing consultant for b-smark LTD Dublin. Studente di legge.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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