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da: ufficio stampa Ascom Ferrara

Il Made in Italy come risorsa per lo sviluppo del Paese: Confagricoltura ed Ascom Confcommercio con l’appuntamento odierno (18 febbraio) “Made in Italy & futuro in Italia” presso la sala conferenze della Camera di Commercio di Ferrara (che ha dato il patrocinio all’iniziativa) hanno inteso focalizzare l’attenzione sui fondamentali aspetti della promozione e valorizzazione del prodotto Italiano (dal cibo al tessile-abbigliamento) in una carrellata a più voci utile ad inquadrare il tema fuori dai luoghi comuni, evidenziando gli strumenti legislativi europei e nazionali a salvaguardia della cultura della Legalità, oltre, naturalmente, al tema basilare della salute.
Un evento affollato – aperto dai saluti del segretario generale della Camera dii Commercio Mauro Giannattasio “il mercato della contraffazione è un vero e proprio competitor del mercato legale ma non solo che rappresenta anche un evasore di straordinaria pericolosità” ha sottolineato e dalla dirigente del polo scolastico agroalimentare “Navarra – Vergani” Roberta Monti – al quale hanno partecipato, testimoniando l’attenzione delle Istituzioni, il prefetto Michele Tortora, il vicario del questore Francesca Montereali, ed il tenente colonnello dell’Arma Vittorio Bartemucci.
Sono proprio i due presidenti di Confagricoltura ed Ascom, promotori del pomeriggio, a fornire il senso dell’iniziativa.
Il tema dell’agroalimentare e della lotta alla contraffazione è stato al centro dell’intervento di Pier Carlo Scaramagli presidente di Confagricoltura Ferrara, che ha posto l’attenzione sulle possibili strategie a tutela del Made in Italy agroalimentare e sui progetti allo studio di Confagricoltura contro il fenomeno dilagante della contraffazione. “Punto di partenza due dati inequivocabili: 30 i miliardi di euro derivati dall’export agroalimentare italiano e 60 quelli derivanti da produzione e vendita di prodotti contraffatti a marchio nazionale (Italian Sounding). Il raffronto non permette indugi; il problema deve essere contrastato ad ogni livello. Non solo forza pubblica o avvocati ma un impegno politico nazionale e comunitario. Inoltre, massima attenzione affinché non “passino” leggi inique e penalizzanti per il nostro Paese, ad esempio la liberalizzazione delle denominazioni geografiche dei vini”. E confrontando i dati dei due big europei (Germania: 54 miliardi di export di cui il 34% agroalimentare; Francia: 42 miliardi e 27% agroalimentare) con l’Italia (30 miliardi per il solo 20% agroalimentare), Scaramagli ha concluso: “C’è fame di prodotto italiano da soddisfare, gli operatori del settore devono aver chiari questi numeri per migliorare la logistica della distribuzione all’estero e per fare rete aumentando le dimensioni della struttura”.
Dall’agroalimentare al commercio, il passo è breve ma comunque pesante: “Sulla contraffazione la tolleranza deve essere pari a zero – ha chiarito a conclusione del pomeriggio Giulio Felloni, presidente provinciale di Ascom Confcommercio -. Per il commercio e il turismo, il mercato dell’illegale vale 27 miliardi di euro e brucia circa 260mila posti di lavoro regolari. Peraltro è ben 1 consumatore su 4 a dichiarare di aver effettuato acquisti di prodotti abusivi (Indagine Confcommercio, novembre 2015). Nel nostro edificio ideale della Legalità, l’insegna ad ogni piano ed in primis sulla facciata, deve essere chiara e luminosa, senza se e senza ma. Promuovere il Made in Italy è la chiave del successo economico, come un processo di lavorazione antico e moderno nel contempo, che valorizza il connubio persone e materie prime – dall’alimentare alla moda – come qualcosa di eccezionale ed eccellente che l’ingegno umano ed Italiano trasforma, promuovendo il made in Italy a testa alta in tutti i contesti”.
Nel caleidoscopio aperto sul made in Italy si sono alternati diversi relatori proponendo letture legislative ed internazionali: Denis Pantini, Direttore del Settore Agroalimentare di Nomisma con un contributo su “Imitazione e contraffazione dei prodotti agroalimentari: stato dell’arte, impatti economici e scenari evolutivi”, il tenente colonnello Antonio Magro del Comando Provinciale Guardia di Finanza di Ferrara con “Riflessioni su conoscenza, legalità e vigilanza sul falso Made in Italy”. Ma al di là delle leggi, sono bontà e salubrità a costituire da sempre l’arma migliore e proprio da questa angolatura Michele Rubbini, direttore Programma di Chirurgia Coloproctologica Università/AUSL di Ferrara, ha esaminato i “Componenti nascosti del cibo: come conoscere e riconoscere un cibo di qualità”.

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ASCOM FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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