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Da: Organizzatori

“Mafie al Nord: conoscere per prevenire”. Convegno giovedì 24 ottobre a Ferrara promosso da Spi-Cgil e Libera

Il Coordinamento di Ferrara di Libera Associazioni, nomi e numeri contro le mafie e il sindacato SPI-CGIL di Ferrara organizzano il convegno “Mafie al Nord: conoscere per prevenire” per trattare il tema dell’infiltrazione e del radicamento della criminalità organizzata di stampo mafioso nel Nord Italia, approfondendone le dinamiche di azione e cercando di raccontarle al pubblico in un’occasione di riflessione qualificata.
I lavori si svolgeranno nella mattinata di giovedì 24 ottobre, con inizio alle 9.00, nella Sala Conferenze della Camera di Commercio (Largo Castello, 10). Relatori il professor Federico Varese (docente di Criminologia presso l’Università di Oxford); il colonnello della Guardia di Finanza Fulvio Bernabei (Comando Reparti Speciali della GdF); l’avvocato Donato La Muscatella, referente del Coordinamento di Ferrara di Libera; Luigi Giove, segretario generale CGIL dell’ Emilia – Romagna.

Brescello, in provincia di Reggio Emilia, è stato il primo comune della nostra regione commissariato per mafia. Per il processo“Aemilia”, che ha avuto come protagonista principale in giudizio la famiglia Grande Aracri di Cutro (Crotone) Il 24 ottobre 2018 la Corte di Cassazione ha confermato, per gli imputati che avevano richiesto il rito abbreviato, l’impianto accusatorio emerso nel corso del procedimento, emettendo 40 condanne definitive e comminando un totale di oltre 230 anni di reclusione. Inoltre, il 31 ottobre 2018, il Tribunale di Reggio Emilia ha condannato, in primo grado, 125 dei 148 imputati all’esito del rito ordinario.
Più recentemente, il processo “Stige”, contro la holding criminale facente capo alla famiglia Farao-Marincola di Cirò Marina, che si è concluso in primo grado a Catanzaro il 25 settembre scorso con condanne in abbreviato per oltre 600 anni, ha confermato il notevole grado di penetrazione della ‘ndrangheta in Emilia-Romagna, in questo caso nella provincia di Parma.
Nella relazione semestrale della Dia (Relazione del ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia, 2° semestre, luglio-dicembre 2018) si legge che “l’elevata vocazione imprenditoriale del tessuto economico regionale è uno dei fattori che attrae gli interessi della criminalità organizzata, sia autoctona che straniera, anche ai fini del riciclaggio e del reinvestimento in attività economiche dei profitti illeciti realizzati. Le famiglie criminali non mirano al controllo militare del territorio, con azioni violente, preferendo invece ricercare connivenze con esponenti delle amministrazioni locali, finalizzate ad ottenere agevolazioni nell’assegnazione degli appalti pubblici”.
Dal rapporto LiberaIdee, ricerca sociale svolta nel vicino Veneto su un campione nazionale scelto da Libera, risulta che per quasi la metà dei rispondenti (45,3%) la presenza della mafia nella propria zona è marginale, mentre in meno di un caso su cinque è ritenuta preoccupante e socialmente pericolosa.
Il 44% ritiene che la corruzione sia “abbastanza” presente nel territorio veneto, mentre soltanto uno su dieci la ritiene molto diffusa. “Per i cittadini che hanno risposto alla ricerca – ha commentato Roberto Tommasi, referente di Libera Veneto – la mafia è percepita come fenomeno globale ma sotto casa nessuno la vede”. “E’ fondamentale – secondo Tommasi – prendere coscienza del contesto criminale, premessa indispensabile per il contrasto alle mafie e alla corruzione. Per quanto efficaci, le sole misure repressive non basteranno infatti mai a eliminare il crimine organizzato nelle sue molteplici forme. Mafie e corruzione, prese insieme e alleate, sono un male non eminentemente criminale ma culturale, sociale, economico, politico. Occorre allora una grande opera educativa e culturale perché è la cultura che sveglia le coscienze”.

L’incontro di Ferrara nasce dunque dalla volontà di studiare e capire il più possibile il fenomeno della criminalità organizzata nel Nord Italia nelle sue specificità e sfaccettature; di volgere lo sguardo in quei territori dove la strutturazione locale dell’ impresa, degli scambi commerciali, culturali e sociali ha prodotto ricchezza e prospettive possibili e, nel medesimo tempo, si è trasformata in una calamita per gli interessi e le strategie espansive delle organizzazioni mafiose, oltre a dimostrarsi vulnerabile agli illeciti impuniti di alcuni cittadini e operatori economici. Soprattutto è necessario diffondere la consapevolezza che proviene dagli ambienti accademici, investigativi, giudiziari, alla cittadinanza di oggi e di domani.

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di Piermaria Romani

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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