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Siamo in Maggio. Fra due mesi inizio la maturità. Mi devo mettere a studiare di più, fra poco questa lunga fatica sarà finita. Non dovrò più fare tutta quella strada in bicicletta ogni giorno per andare a prendere il treno che mi porta a scuola e, soprattutto, potrò cominciare a lavorare e a guadagnare un po’ di soldi che, a casa mia, servono per mandare alle scuole superiori mio fratello Giovanni.
L’inverno che ha chiuso il 1958 e aperto il 1959 è stato molto freddo, ma adesso siamo in maggio, la primavera è arrivata con tutto il suo splendore e, qui in campagna, ci guarda con i suoi fiori e i suoi cieli azzurri e sembra ci voglia dire: “Vedete quanto sono bella?”.

Adesso sono seduta sul gradino che, da una delle uscite di casa, porta direttamente sotto la pergola di uva fragola del cortile. Sotto la pergola ci sono due sedie sdraio coloro verde militare e un tavolo di legno rivestito con una tovaglia plasticata a quadri bianchi e blu. La tovaglia è necessaria perché, soprattutto quando l’uva è matura, perde i chicchi marci che cadono e si depositano su tutto ciò che sta sotto. Mia madre si alza alle sei di mattina e, per prima cosa, pulisce il tavolo sotto la pergola oltre a dare un po’ di latte a Toti.  Le due sedie verdi hanno gli scheletri di ferro, li abbiamo comprati al mercato, mentre le sedute di stoffa le ha cucita mia madre Adelina. Ogni tanto si fa nella tela qualche strappo che rammendiamo con del filo robusto, le cuciture devono essere spesse e doppie, altrimenti non riescono a sorreggere tutto il nostro peso. Quel peso si deposita a volte abbastanza violentemente, soprattutto quando siamo stanchi, e non desideriamo altro che sederci sulle sdraio e guardare verso l’alto. Tra i rami e le foglie della pergola si vede il cielo che cambia colore e rasserena con la sua presenza.
Sotto la pergola si sta benissimo, mi piace molto leggere là sotto, così come mi piace parlare con Giovanni e mangiare il gelato.

Nel cortile davanti alla pergola c’è l’erba. Adesso è bella alta, una piccola savana. Mio fratello gioca con i suoi amici e con Toti in mezzo all’erba. Corrono e ridono e a volte li si vede emergere da quella superfice ondeggiante come dei giovani delfini che saltano e si rituffano subito dopo, sguazzando liberi in quel mare di erba. Nel mare verde di quei bambini c’è molto di quello che siamo e che dovremmo essere. C’è la voglia di vivere, il divertimento, lo stupore, tante aspettative. Sono questi sentimenti che danno forza propulsiva la mondo, che lo proiettano in avanti, verso un procedere sicuro e speranzoso per ciò che verrà, verso il loro futuro e quello di tutti.

Verso sera vado spesso al bar Del Cigno. Ci incontriamo là con i miei amici, fumiamo qualche sigaretta, beviamo qualche Crodino e parliamo di tutto. Di politica locale, di accidenti della popolazione di Cremantello, del Parroco, del medico condotto e della maestra. Quando mi siedo sulle sedie di ferro dei tavolini esterni del bar, tengo una gamba accavallata sopra l’altra, mi sembra di essere più affascinante così. A volte a forza di tenere le gambe a quel modo, mi viene un po’ di mal di schiena, ma faccio finta di nulla perché mi piacciono le mie gambe messe a quel modo.

L’argomento di cui parliamo tutti in queste ultime settimane è l’incendio del pozzo di Casalrossano.
Un anno fa a Casalrossano è stato trovato un giacimento di metano e la SNAM e l’AGIP hanno costruito dei pozzi per estrarlo. Da allora Cremantello è pieno di operai che si sono trasferiti qui perché lavorano al prelevamento dell’idrocarburo. Prima sono arrivati loro e poi, col trascorrere del tempo, sono arrivate le loro famiglie. In classe con mio fratello Giovanni c’è una bambina che si chiama Marisa, è la figlia di un ingegnere della SNAM. Marisa è bionda, ha gli occhi nocciola e ripete sempre: “Ciccia, ciccia” il nome della sua bambola.
Un mese fa siamo stati svegliati di notte da un rumore continuo e forte, sembrava ci fosse una portaerei in transito sopra la nostra testa. Straniti, siamo usciti di casa. Erano le undici e trenta di sera, ma il cielo era illuminato come se fosse mezzogiorno, si era incendiato un pozzo. Le mogli degli operai della SNAM erano già per strada in camicie da notte e sembravano disperate.  Abbiamo capito subito che era successo qualcosa di grave. I nostri vicini di casa sono andati a Casalrossano a vedere cosa stesse succedendo e, nel tornare, Mento Viglioli si è fermato a dirci che si era incendiato il pozzo numero tre. Miracolosamente non c’erano né morti né feriti.

E’ cominciato così un periodo della nostra vita davvero strano.  La luce è stata per tre settimane fortissima di giorno quanto di notte, a mezza notte si potevano friggere uova da mangiare all’aperto e i bambini potevano giocare a rincorrersi, c’era lo stesso chiarore del mattino. Quella strana luce dai riflessi verdastri era di una potenza e di una forza impressionante. Faceva addirittura più caldo. Ritrovarsi improvvisamente senza notte è stata una novità che ha destabilizzato tutti. Sono aumentati i casi di insonnia e molte persone hanno avuto sempre fame. La moglie di Mento strappava il prezzemolo dall’orto e lo masticava per farsi passare l’appetito, diceva che non voleva ingrassare. La verdura è maturata in fretta e i fiori sono sbocciati tutti insieme. La prozia Ciadin ha detto che bisognava ringraziare i Santi per quella incredibile fioritura, mentre lo zio Rigoberto ha detto che tutto quel caldo ricordava ai Santi l’inferno e che non erano loro da ringraziare per i fiori di maggio, ma la SNAM. Ciadin ha confidato a mia madre che lo zio non capisce niente e lo zio ha confidato a mia madre che quella “pretona” di Ciadin è stupida.

La gente è venuta da tutta Italia per veder il fuoco che ardeva dal pozzo. La via principale di Cremantello è diventata trafficatissima al punto che è stata divisa in due corsie: una che andava al pozzo e una che tonava, senza possibilità di fare una inversione di marcia. Oltre alle macchine è transitata gente in bicicletta, motorino, pattini, tutti sono andati a vedere l’incendio.

I giorni sono passati e nessuno sapeva più come fare per spegnere quell’incredibile fuoco che usciva dalla bocca di uno dei pozzi come lo sbuffo di un drago arrabbiato. E’ arrivato un esperto dagli Stati Uniti, ha studiato per una settimana la situazione e poi ha deciso di provare a soffocare il fuoco. Nel giorno fissato per lo spegnimento, è stata evacuata la popolazione che abita nella parte di Cremantello più vicina a Casalrossano e ai pozzi. Anche nell’altra metà del paese nessuno è potuto rimanere in casa, la polizia locale ha diffuso l’ordine di stare nei cortili. I tecnici avevano paura che il soffocamento della fiamma potesse provocare un terremoto. Si è creata così molta ansia intorno all’evento. Finalmente è arrivato il giorno deciso per lo spegnimento, mia madre e mio fratello sono andati nel cortile e io e i miei cugini siamo andati in bicicletta a Tirecco, al centro di igiene mentale dove è ricoverata una nostra parente. Siamo stati un po’ con là con Maurina che mangiava soddisfatta le caramelle che le avevamo portato (infischiandosene della nostra presenza), abbiamo mangiato un gelato e poi abbiamo ripreso le nostre biciclette e siamo tornati indietro. Quando siamo arrivati all’inizio del paese, il fuoco c’era ancora, non erano ancora riusciti a spegnerlo. La luce era la stessa di quando eravamo partiti. Cominciavamo tutti ad avere nostalgia di quella bella frescura che arriva verso sera e di quel cielo un po’ azzurro e un po’ blu che precede l’arrivo della notte e la saluta. Eramo vicini con le nostre biciclette alle prime case del paese, quando si è sentito uno strano rumore, una specie di “uffff” come se si fosse spenta una enorme candela e il fuoco è sparito. Siamo scesi dalle biciclette e ci siamo coricati per terra, ma ormai era inutile, il fuoco non c’era più. La stessa cosa hanno fatto mia mamma e Giovanni che erano seduti in cortile sotto la pianta di pere. Quando hanno sentito il sibilo si sono buttati in mezzo all’erba a pancia in giù e quando hanno riaperto gli occhi il fuoco non c’era più. L’erba era di nuovo di un bel verde e il cielo era tornato azzurro.

Quella vicenda avrebbe potuto essere una tragedia e invece non è successo nulla. I tecnici americani hanno fatto un lavoro eccellente, hanno spento il fuoco salvaguardando l’incolumità di tutti. L’ingegnere che ha progettato il soffocamento del fuoco è chiamato “Gamba di legno” perché ha una gamba sola, l’altra è una protesi. Ha perso una gamba nello spegnimento di un altro pozzo ardente.
La prozia Ciadin ha detto che bisogna ringraziare i Santi e, questa volta, lo zio Riogoberto ha detto che ha ragione.

L’8 maggio del 1959 viene festeggiata per la prima volta in Italia la “festa della mamma”, dopo che l’anno prima Raul Zaccari ne aveva proposto in Senato l’istituzione (approvata con normativa di legge dopo un anno di dibattiti).
Il 17 maggio Fidel Castro annuncia alla radio l’approvazione della legge per la riforma agraria di Cuba.

N.d.A.
I protagonisti dei racconti hanno nomi di pura fantasia che non corrispondono a quelli delle persone che li hanno in parte ispirati. Anche i nomi dei luoghi sono il frutto della fantasia dell’autrice.

Per leggere tutti i racconti di Costanza Del Re è sufficiente cliccare il nome dell’autore.

Cover: Pozzo di  metano presso Taglio di Po. Dal gruppo Polesine in Facebook – scatto di Vinicio Zanardi

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Costanza Del Re

E’ una scrittrice lombarda che racconta della vita della sua famiglia e della gente del suo paese, facendo viaggi avanti e indietro nel tempo. Con la Costanza piccola e lei stessa novantenne, si vive la storia di un’epoca con le sue infinite contraddizioni, i suoi drammi ma anche con le sue gioie e straordinarie scoperte.

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

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