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Da ufficio stampa amicimuseiferrara

Camille Claudel, Francia, 1988. Durata 175 min. Regia Bruno Nuytten. Soggetto Reine-Marie Paris. Sceneggiatura Bruno Nuytten e Marilyn Goldin. Interpreti: Isabelle Adjani: Camille Claudel; Gérard Depardieu: Auguste Rodin; Laurent Grévill: Paul Claudel; Alain Cuny: Louis-Prosper Claudel; Madeleine Robinson: Louise-Athanaise Claudel; Katrine Boorman: Jessie Lipscomb.
Camille Claudel è un film, voluto e prodotto da Isabelle Adjani, che ha contribuito a diffondere la conoscenza del lavoro di Camille Claudel. Il film è tratto principalmente dal saggio Camille Claudel. Frammenti di un destino d’artista di Reine-Marie Paris, nipote di Paul Claudel.
Sin dall’adolescenza, Camille Claudel si appassiona alla scultura e inizia giovanissima a lavorare l’argilla. Costantemente sostenuta dal padre, Camille Claudel riesce ad affrontare l’opposizione di sua madre, che nutre da sempre un’avversione violenta verso quest’arte che affascina sua figlia maggiore. L’arrivo a Parigi con la famiglia coinciderà con la sua partecipazione all’Accademia Colarossi, dove sarà allieva del maestro Alfred Boucher. Prima di trasferirsi a Roma e dopo aver seguito Camille Claudel per oltre tre anni, Boucher chiede ad Auguste Rodin, al tempo quarantunenne, di sostituirlo nel suo corso di scultura. Questa sarà l’occasione per Rodin e Claudel di incontrarsi e di dare inizio al loro rapporto tumultuoso e passionale.
Camille in Rodin, più vecchio di lei di vent’anni, trova non solo il maestro ma anche un padre, che rappresenteranno la rottura dalla madre e la scoperta della sessualità. Dal canto suo Rodin trova in Camille la musa, la modella e l’allieva, piena di qualità e caratterizzata da una vena artistica del tutto autonoma: “Le ho mostrato l’oro, ma l’oro che trova è tutto suo”. Rodin “narra” l’evolversi del suo amore verso la Claudel in numerosi disegni che hanno un rilevante contenuto erotico, così come alcuni lavori della stessa Camille.
Camille Claudel, tra il 1889 e il 1892, concepisce e porta a termine l’opera che più delle altre rappresenta la sua maturità artistica, ma anche di chi sente la brevità dell’amore e del piacere, La Valse, espressione concreta di un momento di vita, una danza di amore e di morte in una spirale tragica. Significativa l’ispirazione musicale dell’opera dettata probabilmente dall’amicizia con il giovane Debussy. I due cominciano a frequentarsi negli anni 1988-89, mentre l’allora trentenne musicista è legato a Gabriel Dupont. Lui la considera un’artista di razza, ne ammira il mestiere, la forza di tagliare il marmo da sé. Potrebbe nascere una nuova storia d’amore e potrebbe essere l’occasione per lasciare Rodin. Ma quando Rodin decide che è tempo di averla di nuovo al fianco, Camille non ci pensa due volte e tronca la relazione con Debussy.
A partire dagli anni 1892-93 il rapporto tra Camille e Rodin comincia ad entrare in crisi. Nel momento in cui l’artista capisce che il suo amante non la sposerà, vedrà crollare l’illusione di un’unione che desiderava con tutta se stessa e la speranza di veder riscattati tanti anni di compromessi, ansie, tristezze e risentimenti accumulati.
Alcuni studiosi hanno collegato le difficoltà psicologiche della Claudel con il rapporto conflittuale con la madre: quando fu internata in manicomio appena una settimana dopo la morte del padre nel 1913, fu proprio la madre coadiuvata dal fratello che volle farla rimanere lì a dispetto del parere dei medici curanti che non ritenevano necessario un internamento per i problemi psichici veri o presunti che presentava la ragazza.

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Caro lettore

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Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

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