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Un cinema costretto a chiudere perché i proiettori devono essere rinnovati: succede nella piccola multisala Apollo, nel cuore medievale di Ferrara. Apparentemente l’ennesima sconfitta di una sala del centro storico alle prese con le difficoltà di un settore che ha messo al buio i grandi schermi un po’ in tutte le più belle città italiane per ripresentarsi nel formato di sale gigantesche e anonime ai margini metropolitani. Ma a Ferrara, per una volta, l’esito non è quello che – qui come ovunque – sembrava ineluttabile. Una cordata di solidarietà, la scesa in campo di un’imprenditrice centese per portare a termine l’adeguamento tecnologico (con un investimento di circa 200mila euro per i nuovi proiettori digitali) e da questo autunno il cinema più antico della città che riapre i battenti. Con una programmazione multipla di nuove visioni, che nella settimana appena conclusa ha anche avuto il merito di farci vedere un film in perfetta sincronia con i fatti di cronaca più attuali: quelli legati alle minorenni-squillo portate alla ribalta dall’inchiesta di Roma.
Il film è “Giovane e bella” di François Ozon. Dalla piccola sala ferrarese, però, con analogo contrasto con i fatti dominanti, anche su questo tema viene fuori un messaggio in controtendenza, un’opera che racconta una vicenda che potrebbe essere morbosa e che invece – descritta dall’interno – risulta piena di misura, profondità e sfaccettato raziocinio, ben lontana da manie scandalistiche e voyerismo. Versione attualizzata del romanzo di formazione, con la giovane protagonista portatrice della piena bellezza del titolo e dell’età, ma anche con il garbo asciutto e poetico di una cinematografia tipicamente francese, capace di raccontare il dualismo di un animo in crescita, scostante eppure commovente: il contrasto tra l’essere schivi e il mettersi in mostra, tra l’assoluta segretezza e il clamore delle sue azioni, tra la voglia di scoprire il mondo e il disincanto per le contraddizioni della società borghese.
Perché il film dell’Apollo più che rivelarci i retroscena torbidi di ragazzine alla ricerca di griffe e notorietà, sembra essere lo strumento per scardinare i pregiudizi e l’ipocrisia di una società e di una generazione. Uno sguardo che va dentro e non dà risposte. Né vittima né carnefice, la protagonista è piuttosto spettatrice e scardinatrice di un universo sociale privilegiato, progressista e falsamente aperto, dove imperano segreti e bugie di woody-alleniana memoria. Così la sala cinematografica che resiste in controtendenza ci fa riflettere in direzione opposta a quella delle risposte banali, delle formule più o meno freudiane e dei clichè. E la nuova gestione del cinema Apollo dimostra anche di dare continuità alla programmazione che, nella scorsa stagione con la gestione dell’Arci locale, già aveva avuto il merito di portare in città l’altra poetica e illuminante storia di François Ozon, “Nella casa”, altrettanto sorprendente, non scontata ed emozionante nel rappresentare il legame che si crea tra chi scrive e chi legge . Un piccolo cinema che, anziché dare risposte, continua a insinuare dubbi e poesia.

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Giorgia Mazzotti

Da sempre attenta al rapporto tra parola e immagine, è giornalista professionista. Laurea in Lettere e filosofia e Accademia di belle arti, è autrice di “Breviario della coppia” (Corraini, Mantova 1996), “Tazio Nuvolari. Luoghi e dimore del mantovano volante” (Ogni Uomo è Tutti Gli Uomini, Bologna 2012) e del contributo su “La comunicazione, la stampa e l’editoria” in “Arte contemporanea a Ferrara” dedicato all’attività espositiva di Palazzo dei Diamanti 1963-1993 (collana Studi Umanistici Università di Ferrara, Mimesis, Milano 2017).

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Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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