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da: organizzatori

“Dal Medio Oriente all’Europa: i Balcani, la strada più lunga”

Martedì 17 novembre alle 17,30 il Centro Sociale “La Resistenza” (Ferrara, via della Resistenza 32/b) ospiterà la presentazione dell’Associazione “Speranza – Hope for Children onlus”, nata nell’aprile 2014 per intervenire con progetti di carattere umanitario in zone di guerra, in Siria in particolare. Nel corso del 2015 l’iniziativa dell’associazione si è inoltre concentrata nelle missioni di aiuto ai rifugiati, non solo siriani, in transito nei Balcani.
L’incontro è organizzato in collaborazione con il Gruppo di Ferrara de“L’Altra Europa/L’Altra Emilia Romagna” che nei giorni scorsi ha raccolto le generose donazioni di tante cittadine e cittadini: 20 scatoloni pieni di scarpe, cappotti, giacconi, sciarpe, berretti, coperte verranno consegnati martedì ai volontari di “Hope for Children” che nel successivo fine settimana provvederanno a portarli ai rifugiati nei Campi allestiti nei Balcani.
L’incontro di martedì 17 novembre sarà l’occasione per ricostruire la drammatica vicenda della guerra in Siria con Feras Garabawy, responsabile dei progetti in Medio Oriente, mentre dei progetti umanitari dell’associazione e dell’accoglienza nei Balcani parlerà il Presidente di “Hope for Children” Gaetano Turrini. Interverranno inoltre un rappresentante dell’Associazione ferrarese “Cittadini del mondo” e uno della “Coalizione sociale”.
Nel corso del 2014 “Hope for Children” ha avviato progetti, ancora in corso nel nord della Siria, relativi all’istruzione e alla sanità: le “Scuole della Speranza”, in collaborazione con Syrian Team of Progress and Prosperity (completo sostegno finanziario per 5 scuole, con 20 classi, per circa 650 alunni a Hurtain, a pochi chilometri a nord di Aleppo; il “Pane della Speranza”, sostegno finanziario per la fornitura completa del pane alle famiglie composte da 20 vedove con bambini per circa 100 persone; la Clinica specializzata per la Leishmaniosi con un medico, un infermiere ed un operatore amministrativo per la cura di circa 600 casi al mese, garantendo anche tutti i medicinali; la gestione della Clinica Pediatrica all’interno del campo profughi siriano di Bab al Salam, che accoglie 25 mila persone metà delle quali bambini.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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