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Martedì 5 dicembre 2017 alle ore 15,30 presso l’Aula A1 di Palazzo Turchi di Bagno (Cs.
Ercole I d’Este, 32 – Ferrara) si terrà una tavola rotonda dal titolo L’arte e la critica.
Esperienze, linguaggi, pratiche. Dentro e fuori Ferrara.

Intervengono Maurizio Camerani, Enrico Crispolti, Manuela Gandini, Marco Maria
Gazzano, Massimo Marchetti, Gilberto Pellizzola; coordina Ada Patrizia Fiorillo.
Organizzata dalla Cattedra di Storia dell’Arte Contemporanea, a conclusione delle lezioni di
Fenomenologia dell’arte contemporanea, l’incontro si propone quale momento di riflessione
e di dibattito su aspetti riguardanti il complesso sistema dell’arte contemporanea, le pratiche
e i linguaggi attuali, affrontati da angolazioni che tengono conto, in primo luogo, delle
esperienze delle figure in esso coinvolte.
È un’occasione che prende anche spunto dalla recente uscita del volume collettaneo curato
dalla stessa Fiorillo, Arte contemporanea a Ferrara. Dalle neoavanguardie agli esiti del
postmoderno pubblicato per i tipi della Mimesis, nel quale con uno sguardo lungo e sotto più
angolazioni, sono affrontati trent’anni di vicende storico-artistiche prodottesi nella città di
Ferrara. Vicende legate ad una stagione, in particolare quella relativa ai decenni Settanta e
Ottanta, ricca e propulsiva di eventi e di esperienze che vede l’affermazione di molti artisti
ferraresi nel panorama nazionale e oltre.
L’idea è quella di sollecitare un dialogo che, superando particolarismi, si distribuisca lungo
più spunti di interesse, dalle relazioni dell’arte e della critica al problema dei luoghi
espositivi, dal valore del video e delle arti elettroniche nell’ industria culturale e creativa
odierna, alla figura dell’artista e al ruolo dell’arte oggi. Utopia o pratica sociale? È un
momento di analisi portato sul campo, nel vivo delle questioni attuali, che apre l’opportunità,
foriera di futuri sviluppi, di stimoli indirizzati in particolare agli studenti e ai dottorandi delle
discipline artistiche e della comunicazione.
Per il taglio che lo connota, il tavolo di lavoro è aperto ad un pubblico ampio.
Al termine dell’incontro, alle ore 18,00, presso l’attiguo Salone delle Mostre Temporanee,
sarà inaugurata la II Biennale Nazionale d’Arte “don Franco Patruno”.

Interventi di:

Maurizio Camerani (artista)

Enrico Crispolti (storio e critico d’arte, professore emerito Università di Siena)

Manuela Gandini (giornalista, La Stampa e Alfabeta 2)

Marco Maria Gazzano (storico di cinema, arti elettroniche e intermediali; Università di Roma)

Massimo Marchetti (critico d’arte)

Gilberto Pellizzola (critico d’arte, Accademia delle Belle Arti di Carrara)
Per info: Dipartimento di Studi Umanistici – tel.0532-455107

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UNIVERSITA’ DI FERRARA


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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