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Da: Segretario Regionale Democrazia Cristiana Emilia Romagna

La riforma sanitaria – che a fine 2018 ha compiuto 40 anni – ha illusoriamente garantito l’assistenza uguale, generalizzata e gratuita per tutti; illusoria, perché fra ticket, tempi d’attesa, riduzione di prestazioni, i cittadini sono stati allontanati dalle cure -specie oggi- ricevendo due tipi di assistenza: una per chi paga -ed esce così dal sistema schiettamente pubblico- e un’altra per chi non può pagare -e aspetta e rischia e soffre-.
Partiamo dal basso: il medico di base che doveva curare sul territorio subito e facilmente i propri iscritti si ritrova oberato di compiti burocratici imposti da logiche di budget e contenimento dei costi -come la spesa per i farmaci- e pressato da lunghe file di malati: e dove trovare il tempo per visitare con tanta gente in sala d’aspetto?
Allora è naturale che lievitino le richieste di esami clinici, visite specialistiche e ricoveri, anche se l’Usl con metodiche sempre più stringenti e controlli, fa di tutto per limitarle, a prescindere.
Il problema è, al di là dell’impegno del medico di base, che il sistema porta a guardare l’orologio più che il malato: oggi più che mai evidente nelle successive visite specialistiche richieste con un “tempario” da catena di montaggio anche per contenere i tempi delle liste d’attesa.
Stride, poi, che il medico di base abbia ancora un doppio trattamento: impiego da dipendente pubblico (per ferie, riposi, festivi, per festivi, ottimi emolumenti che per i massimalisti sfiorano cifre da capogiro … ecc.…) e attività libero professionale senza limiti -lavora qualche ora, quando vuole, quando può e poi si fa altro, con la gente che affolla l’ambulatorio.
Noi proponiamo, dunque, che ogni cittadino vada dal medico che vuole, quando ne ha bisogno, abolendo così un sistema vecchio.
L’Usl fornisce a tutti i medici della provincia iscritti all’Ordine il ricettario; la loro retribuzione sarà a notula per singola prestazione professionale a tariffa concordata; così si favorirà un rapporto sanitario facile realizzandosi la vera libera scelta basata sulla capacità professionale e al rapporto di fiducia e non alla sola appartenenza ad un elenco con estenuanti code per sostituire il medico quando va in pensione.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

Periscopio è quindi un giornale popolare, non nazionalpopolare. Un quotidiano “generalista”,  scritto per essere letto da tutti (“quelli che hanno letto milioni di libri o che non sanno nemmeno parlare” F. De Gregori), da tutti quelli che coltivano la curiosità, e non dalle elites, dai circoli degli addetti ai lavori, dagli intellettuali del vuoto e della chiacchiera.

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