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da: Ufficio Stampa MEIS

Una buona affluenza nel 2015 e il prolungamento a tutto il 2016, con alcune novità.

Chiude l’anno con un bilancio positivo e già riparte, la mostra “Torah fonte di vita. La collezione del Museo della Comunità Ebraica di Ferrara”, allestita a Ferrara presso la sede della Fondazione MEIS (Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah), in Via Piangipane 81.
E può considerare centrato il duplice obiettivo da cui muoveva: conservare e valorizzare i tesori del patrimonio culturale ebraico, e restituire alla città una parte importante della sua identità, consolidando il ruolo del nascente MEIS come luogo di testimonianza e incubatore di nuove idee.
Promossa dalla Fondazione MEIS, dalla Comunità Ebraica di Ferrara, dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, e dal Comune di Ferrara, cuore dell’esposizione è una selezione di oggetti d’arte cerimoniale e di libri provenienti dal Museo Ebraico della Comunità di Ferrara, la cui sede è stata gravemente lesionata dal terremoto del 2012 ed è tuttora chiusa al pubblico.
“Torah fonte di vita” indaga la centralità che il testo fondante della religione ebraica riveste nella vita del singolo ebreo e della comunità, scandendone le fasi della vita. Ecco, allora, che alle tre sale nelle quali si sviluppa l’allestimento corrispondono i diversi momenti nei quali l’individuo entra in contatto con la Torah: la sinagoga e la comunità, con la lettura durante le preghiere; il rito pubblico e quello privato, affrontati attraverso gli oggetti di arte cerimoniale ebraica; lo spazio dedicato ai testi e al pensiero ebraico nelle sue numerose declinazioni.
Se tra le novità in cantiere c’è la realizzazione di un percorso rivolto ai bambini, con giochi interattivi e altre iniziative a misura di piccolo visitatore, le conferme comprendono i laboratori avviati con il Liceo Artistico “Dosso Dossi” e con il Liceo Scientifico “A. Roiti” di Ferrara, in collaborazione con l’Istituto di Storia Contemporanea, per approfondire il contributo dei musei, in generale, e del MEIS, in particolare, alla conservazione della memoria e stimolare la riflessione delle giovani generazioni su pagine dolorose della storia del XX secolo.
Riflessioni che non sono mancate anche tra il pubblico di “Torah fonte di vita”, che ha potuto segnalare le proprie domande, dubbi e curiosità sulla cultura ebraica, scrivendole su un apposito pannello presente nell’ultima sala della mostra, dove a ciascuna richiesta è poi stata data puntualmente risposta. Molto gettonato il tema dell’alfabeto ebraico: in tanti hanno chiesto come si scrive il loro nome in ebraico, manifestando così una significativa disponibilità a vedersi rappresentati in una lingua differente.
Fino al 31 marzo, “Torah fonte di vita” sarà aperta dal martedì al giovedì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17, il venerdì dalle 10 alle 15 e la domenica dalle 10 alle 18. Dal 1 aprile al 30 settembre, dal martedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17, e la domenica dalle 10 alle 18. Le festività ebraiche corrisponderanno, invece, a giorni di chiusura.
Il biglietto d’ingresso intero costa 4 €, mentre chi presenterà la MyFE Card avrà diritto al biglietto ridotto (3 €); entrano gratis gli under 18 anni e gli insegnanti accompagnatori.

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Riceviamo e pubblichiamo


Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno.  L’artista polesano Piermaria Romani  si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE

di Piermaria Romani

 

Caro lettore

Dopo molti mesi di pensieri, ripensamenti, idee luminose e amletici dubbi, quello che vi trovate sotto gli occhi è il Nuovo Periscopio. Molto, forse troppo ardito, colorato, anticonvenzionale, diverso da tutti gli altri media in circolazione, in edicola o sul web.

Se già frequentate  queste pagine, se vi piace o almeno vi incuriosisce Periscopio, la sua nuova veste grafica e i nuovi contenuti vi faranno saltare di gioia. Non esiste in natura un quotidiano online con il coraggio e/o l’incoscienza di criticare e capovolgere l’impostazione classica di questo “il giornale” un’idea (geniale) nata 270 anni fa, ma che ha introdotto  dei codici precisi rimasti quasi inalterati. Nemmeno la rivoluzione digitale, la democrazia informava, la nascita della Rete, l’esplosione dei social media, hanno cambiato di molto le testate giornalistiche, il loro ordine, la loro noia.

Tanto che qualcuno si è chiesto se ancora servono, se hanno ancora un ruolo e un senso i quotidiani.  Arrivano sempre “dopo la notizia”, mettono tutti lo stesso titolo in prima pagina, seguono diligentemente il pensiero unico e il potente di turno, ricalcano in fotocopia le solite sezioni interne: politica interna, esteri, cronaca, economia, sport…. Anche le parole sembrano piene di polvere, perché il linguaggio giornalistico, invece di arricchirsi, si è impoverito.  Il vocabolario dei quotidiani registra e riproduce quello del sottobosco politico e della chiacchiera televisiva, oppure insegue inutilmente la grande nuvola confusa del web.

Periscopio propone un nuovo modo di essere giornale, di fare informazione. di accostare Alto e Basso, di rapportarsi al proprio pubblico. Rompe compartimenti stagni delle sezioni tradizionali di quotidiani. Accoglie e dà riconosce uguale dignità a tutti i generi e tutti linguaggi: così in primo piano ci può essere una notizia, un commento, ma anche una poesia o una vignetta.  Abbandona la rincorsa allo scoop, all’intervista esclusiva, alla firma illustre, proponendo quella che abbiamo chiamato “informazione verticale”: entrare cioè nelle  “cose che accadono fuori e dentro di noi”, denunciare Il Vecchio che resiste e raccontare Il Nuovo che germoglia, stare dalla parte dei diritti e denunciare la diseguaglianza che cresce in Italia e nel mondo. .

Con il quotidiano di ieri, così si diceva, oggi ci si incarta il pesce. Non Periscopio, la sua “informazione verticale” non invecchia mai e dal nostro archivio di quasi 50.000 articoli (disponibile gratuitamente) si pescano continuamente contenuti utili per integrare le ultime notizie uscite. Non troverete mai, come succede in quasi tutti i quotidiani on line,  le prime tre righe dell’articolo in chiaro… e una piccola tassa per poter leggere tutto il resto.

Sembra una frase retorica ma non lo è: “Periscopio è un giornale senza padrini e senza padroni”. Siamo orgogliosamente antifascisti, pacifisti, nonviolenti, femministi, ambientalisti. Crediamo nella Sinistra (anche se la Sinistra non crede più a se stessa), ma non apparteniamo a nessuna casa politica, non fiancheggiamo nessun partito e nessun leader. Anzi, diffidiamo dei leader e dei capipopolo, perfino degli eroi. Non ci piacciono i muri, quelli materiali come  quelli immateriali, frutto del pregiudizio e dell’egoismo. Ci piace “il popolo” (quello scritto in Costituzione) e vorremmo cancellare “la nazione”, premessa di ogni guerra e  di ogni violenza.

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